domenica 26 luglio 2020
come nasce un libro: l'attesa
(leggi le puntate precedenti da qui)
Tutta la vita di un autore esordiente, di uno scrittore aspirante, di un tizio qualunque che voglia emergere con la scrittura, è costellata di attese, lunghe attese, attese epiche.
Sto aspettando il 28 luglio 2020 da tipo 26 anni.
Se a 12 anni mi avessero detto che l'attesa sarebbe stata così lunga, ci avrei provato comunque?
Sì, l'ho fatto.
Aspetti l'idea, poi scrivi qualcosa, e a quel punto arriva l'attesa del giudizio. Mandi quello che hai scritto a un concorso, a una rivista letteraria, a una casa editrice, a un'agenzia. E poi aspetti, a volte aspetti per mesi, per anni, per niente.
Ogni tanto capita che un concorso, una casa editrice, una rivista letteraria apprezzi quello che hai mandato, allora poi devi aspettare: il contratto, l'editing, di vedere la copertina, che il libro o il racconto venga pubblicato.
E poi sei ancora in attesa: che qualcuno si accorga che sei stato pubblicato, che i lettori scrivano le recensioni, che i blog scrivano le recensioni.
Per la maggior parte del tempo aspetti che succeda qualcosa che pensi avrà conseguenze epiche, memorabili, esplosive, e invece ti accorgi, sempre più di frequente, che non succede nulla.
Allora aspetti ancora: idee più mature, di raggiungere uno stile di scrittura più consapevole, di trovare riviste più prestigiose, editori più grandi, riscontri più autorevoli.
Alle superiori avevo l'abitudine di trascrivere sul diario le citazioni che mi colpivano di più nei libri. Una frase che mi sono portata dietro e che continua a essere vera per me dice: "Scrivere è l'unico modo di aspettare senza farsi del male".
È il motivo per cui da adolescente scrivevo "chilometri di lettere", il motivo per cui sto scrivendo questi post, il motivo per cui sto lavorando a un altro romanzo.
Perché sono troppo impaziente, odio le attese, e allora pur di non aspettare... scrivo.
(La citazione fedele, tratta da "Oceanomare" di Alessandro Baricco dice: "Scrivere a qualcuno è l'unico modo per aspettarlo, senza farsi del male". Buffo come la memoria ricordi ciò che vuole.)
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