mercoledì 25 novembre 2015

il mio tesssoro

quando stava per finire la stagione in gelateria ero molto preoccupata dalla prospettiva dell'inverno associato alla disoccupazione.
in realtà, l'inverno è arrivato solo ieri e la disoccupazione si sta rivelando un sollievo.
i mesi in ostaggio del massimo del gelato mi hanno prosciugata e distrutta sia a livello fisico che psicologico.
ora mi sento un malato in convalescenza. leggo un romanzo dietro l'altro come se non ci fosse un domani, come se i libri fossero l'unica cura possibile alla mia malattia.
ieri ho scoperto una biblioteca che ha una sezione di libri italiani che non coincide con dante, petrarca, boccaccio e italo svevo, ma ha anche parecchie novità.
oggi mi ci sono precipitata.
anche se lo scaffale era minuscolo mi sono sentita come una bimba la mattina di natale.
ho fatto incetta di titoli e quando sono uscita raggiante dalla biblioteca tenevo i libri stretti al petto come se temessi che qualcuno potesse rubarmi il mio tesssoro.


e ora scusate.
ho da leggere.

lunedì 2 novembre 2015

il gesto delle mani

il matematico mi ha trascinata a vedere un documentario di 77 minuti, senza dialoghi, senza musica, in cui si vede della gente che realizza una statua di bronzo in un antico laboratorio artigianale di milano.
ci sono andata perché il matematico me l'aveva presentato come un film (in) italiano premiato alla berlinale.
e sapete cosa? è un documentario bellissimo, incredibilmente avvincente. l'inizio sembra un giallo. ti chiedi: ma che diavolo stanno facendo? cosa succederà?
alla fine c'era il regista in sala, francesco clerici, classe '83. ha raccontato di come abbia fatto tutte le riprese da solo, di come non sapesse nemmeno lui cosa sarebbe successo, di come non abbia mai chiesto agli operai di dire, fare, ripetere, cambiare qualcosa, di come la sua fidanzata martina l'abbia costretto a tagliare il film, che inizialmente durava più di due ore. di come diversi produttori si siano offerti e poi rifiutati di fare il film che voleva lui, senza musica, senza dialoghi, senza alcun artificio.
di come, quando alla berlinale gli hanno chiesto l'indirizzo email del suo ufficio stampa, lui abbia dato un suo altro indirizzo e abbia risposto fingendosi l'ufficio stampa.
uscendo dal cinema ti resta addosso la sensazione che fare statue di bronzo sia un processo pallosissimo e misterioso e la domanda: l'artista che ha solo realizzato lo stampo in cera, può davvero considerarsi l'artista, dato che non era lì nemmeno a guardare quando colavano il bronzo fuso nello stampo?