lunedì 15 febbraio 2021

no berger



È domenica, ho 6 o 7 anni.
È maggio, c'è il sole, il cielo è azzurro, i fiori colorano il prato, fioriscono nei vasi. Sono sola in giardino. Dondolo piano sull'altalena, guardando i piedi che puntano il terreno per darmi una piccola spinta. Il giradischi di mio padre, una scatola rossa con il manico, manda in loop una canzone triste.
Il mio cane è morto.
Quando entro in casa mi affaccio in cucina, mio padre sta guardando “le corse”. A un tratto un'auto rossa esce di pista e mio padre si alza di scatto e grida: “No Berger, no Berger, no Berger”.
Domani sarà lunedì, devo fare i compiti, scrivere un tema sulla mia domenica. Racconto dell'altalena, del mio cane che è morto, di mio padre, che grida “No Berger” al televisore. La maestra Frigimelica corregge il tema, segna in rosso una frase che comincia con E. Scrive “Molto bene”. 
Quando mio padre lo legge si mette a ridere. Non capisco cosa ci sia da ridere nel mio tema. Pensavo di aver scritto un tema molto triste, su una domenica molto triste, una domenica in cui avrei voluto essere come il mio cane: morta.

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