sabato 30 giugno 2018

c'è un tempo per ogni cosa


come dice saggiamente la bibbia "Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo" e chi sono io per contraddirla?

per me questo è un periodo di contemplazione, di ricerca, di osservazione, di studio, di letture. è un periodo in cui guardo, assorbo, leggo, taccio e non scrivo.
e in queste ultime settimane di latitanza ho imparato cose interessanti, letto libri stupendi e capito quali sono i miei valori irrinunciabili, i quattro pilastri su cui si fonda la mia vita di adesso: 
* dormire
* leggere 
* mangiare dolci
* correre

le due letture che mi hanno folgorata ultimamente sono "open" di agassi e "parla mia paura" di simona vinci.
sono due libri in apparenza molto diversi, il primo un tomo di 500 pagine, il secondo un volumetto. il primo la biografia di uno sportivo, il secondo l'autobiografia di una malattia. 
la cosa che accomuna entrambi, e che è ciò che mi ha colpita, è la capacità di questi libri di raccontare quello che non ci si aspetta, quello che uno non vorrebbe sentirsi dire, quello che di solito le persone nascondono: la fragilità, le contraddizioni, la malattia, gli insuccessi, il dolore, la paura. 
passiamo tutto il tempo a costruire un'immagine di noi stessi bella, sana, vincente, piacevole. riempiamo i social di selfie, di foto costruite ad arte spostando lo sporco, lasciando fuori dall'inquadratura quello che potrebbe rovinare l'idillio, la perfezione di un luogo e di un momento che vogliamo far apparire perfetti anche se non lo sono affatto.
in quei libri, invece, la vita viene raccontata in modo che definirei "politicamente scorretto" per quanto spazio viene concesso all'innominabile.
forse uno dei motivi per cui nell'ultimo periodo non ho aggiornato questo blog è proprio il timore di non sapere o non poter raccontare quell'innominabile, che invece in quei libri è così ben descritto.
il fatto che altri abbiano saputo e potuto farlo è catartico.

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