questa mattina, come tutti i sabati mattina, sono andata a fare la spesa nel mio supermercato di fiducia.
questa mattina, come mi capita da alcuni sabati mattina a questa parte, riempire il carrello mi ha rattristato moltissimo: tutto costa di più, sugli scaffali sono comparse delle marche di alimenti sconosciute con prezzi più bassi, e vanessa, quando ti mette il resto e lo scontrino in mano, sembra sorridere meno.
a. ha comprato casa, la rata mensile del mutuo è diventata quasi più alta del suo stipendio
b. è rimasta incinta e pur non volendo si sente costretta ad abortire perché anche da soli non si è sicuri di arrivare a fine mese
c. ha aperto partita iva, si ritrova a pagare così tante tasse da dover chiedere aiuto alla famiglia
e io che non ho comprato casa, che non sono ancora stata costretta ad aprire partita iva e che non sono rimasta incinta mi sento quasi in colpa per il fatto di essere in grado di sopravvivere, di riuscire a pagare l'affitto e le bollette e in fin dei conti per il fatto di riuscire ad essere economicamente indipendente a 25 anni (quasi 26). e questo mi spaventa moltissimo, perché la mia situazione è così in bilico, così incerta, così qui e ora che potrei trovarmi da un momento all'altro nei panni di a. di b. di c. o di d.
sabato 31 maggio 2008
venerdì 30 maggio 2008
giochiamo con roberto ferrucci
ogni tanto mi pendo la libertà di scrivere a roberto ferrucci, scrittore veneziano autore di un romanzo bellissimo. e lui tutte le volte non risponde. credo che ormai sia diventato una specie di gioco: "vediamo quante mail senza risposta riesce a scrivermi azzurropillin prima di arrendersi all'evidenza dei fatto che non le rispondo?".
ma io me ne frego, e, ogni tanto, gli scrivo lo stesso.
tanto so che le mie e-mail gli arrivano, e so anche che lui le legge. e questo mi basta.
Copincollo questa poesia che ho trovato sul suo blog e che mi va di riportare qui:
adesso che avete letto questa poesia comincia il gioco: andate tutti sul blog di ferrucci cliccando qui, così se guarda le statistiche si ricorda di me.
ma io me ne frego, e, ogni tanto, gli scrivo lo stesso.
tanto so che le mie e-mail gli arrivano, e so anche che lui le legge. e questo mi basta.
Copincollo questa poesia che ho trovato sul suo blog e che mi va di riportare qui:
Un giorno vennero a prendere me…
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
adesso che avete letto questa poesia comincia il gioco: andate tutti sul blog di ferrucci cliccando qui, così se guarda le statistiche si ricorda di me.
giovedì 29 maggio 2008
citazioni antiche e sempre nuove
"forse allora scrivere ha a che fare con il buio, e un desiderio o forse una compulsione a entrare nel buio e, con un po' di fortuna illuminarlo, e riportare qualcosa alla luce"
m atwood
avere l'ossessione di scrivere è un bene. ma allora scriviamo. non lasciamo che quell'ossessione venga distorta.
n goldberg
se tentiamo oggi di scrivere un romanzo abbiamo la sensazione di fare una cosa che nessuno vuole più, che dunque non è destinata a nessuno.
n ginzburg
perché i romanzi veri hanno il prodigio di restituirci l'amore alla vita e la sensazione concreta di quello che dalla vita vogliamo. i romanzi veri hanno il potere di spazzare via da noi la viltà, il torpore e la sottomissione alle idee collettive, ai contagi e agli incubi che respiriamo nell'aria. i romanzi veri hanno il potere di riportarci di colpo nel cuore del vero.
n ginzburg
il romanzo è fra le cose del mondo che sono insieme inutili e necessarie, totalmente inutili perché prive di ogni visibile ragione d'essere e d'ogni scopo, eppure necessarie alla vita come il pane e l'acqua, ed è fra quelle cose del mondo che sono spesso minacciate di morte e sono tuttavia immortali.
n ginzburg
questo è il vero segno che si ama un libro, cercarlo e pensarci nei momenti di disamore.
n ginzburg
m atwood
avere l'ossessione di scrivere è un bene. ma allora scriviamo. non lasciamo che quell'ossessione venga distorta.
n goldberg
se tentiamo oggi di scrivere un romanzo abbiamo la sensazione di fare una cosa che nessuno vuole più, che dunque non è destinata a nessuno.
n ginzburg
perché i romanzi veri hanno il prodigio di restituirci l'amore alla vita e la sensazione concreta di quello che dalla vita vogliamo. i romanzi veri hanno il potere di spazzare via da noi la viltà, il torpore e la sottomissione alle idee collettive, ai contagi e agli incubi che respiriamo nell'aria. i romanzi veri hanno il potere di riportarci di colpo nel cuore del vero.
n ginzburg
il romanzo è fra le cose del mondo che sono insieme inutili e necessarie, totalmente inutili perché prive di ogni visibile ragione d'essere e d'ogni scopo, eppure necessarie alla vita come il pane e l'acqua, ed è fra quelle cose del mondo che sono spesso minacciate di morte e sono tuttavia immortali.
n ginzburg
questo è il vero segno che si ama un libro, cercarlo e pensarci nei momenti di disamore.
n ginzburg
mercoledì 28 maggio 2008
asiatiche americane
ok, ora è evidente che quella del grande matematico era una copertura. ci avevo creduto che il piccolo matematico stava in california per studiare gli sharp, la cofinalità, i grandi cardinali. era anche stato abbastanza abile nel rendere plausibile il tutto. il suo professore tutor in anno sabbatico, la necessità di andare all'estero, il grande matematico in california che studia proprio quello che interessa a lui...
ma ora che il grande matematico se ne è partito per le vacanze, che ci sta a fare il piccolo matematico in california? perché non anticipa il volo di ritorno? perché?
l'alibi non regge più, e la verità si è palesata: il piccolo matematico è in california per prendersi cura del suo harem di ragazze asiatiche, per vederle sempre più scoperte con l'arrivo dell'estate, per rimanere ammaliato dal candore lunare della loro pelle e dalla perfezione sensuale dei loro corpi minuti.
ma ora che il grande matematico se ne è partito per le vacanze, che ci sta a fare il piccolo matematico in california? perché non anticipa il volo di ritorno? perché?
l'alibi non regge più, e la verità si è palesata: il piccolo matematico è in california per prendersi cura del suo harem di ragazze asiatiche, per vederle sempre più scoperte con l'arrivo dell'estate, per rimanere ammaliato dal candore lunare della loro pelle e dalla perfezione sensuale dei loro corpi minuti.
martedì 27 maggio 2008
bisogni primari
ho bisogno di un giorno di sole.
ho bisogno di un giorno di sole per far asciugare i panni.
ho bisogno di un giorno di sole per mettere una maglietta azzurropillin con le maniche corte e una leggera scollatura, e sentirmi bene con me stessa.
ho bisogno di un giorno di sole per fare una lunga passeggiata e riempirmi gli occhi di torino, di una torino luminosa.
ho bisogno di un giorno di sole per non preoccuparmi di dover prendere l'ombrello.
ho bisogno di un giorno di sole per poter lasciare le finestre aperte.
ho bisogno di un giorno di sole per riprendermi il buonumore e mettermi voglia di pulire e sistemare la mansarda messa a dura prova da quasi un mese di assenza e dal repentino ritorno.
ho bisogno di un giorno di sole, ma anche di due o tre giorni di sole consecutivi.
perché sentirsi bene per più di 10 ore consecutive non guasterebbe.
ho bisogno di un giorno di sole per far asciugare i panni.
ho bisogno di un giorno di sole per mettere una maglietta azzurropillin con le maniche corte e una leggera scollatura, e sentirmi bene con me stessa.
ho bisogno di un giorno di sole per fare una lunga passeggiata e riempirmi gli occhi di torino, di una torino luminosa.
ho bisogno di un giorno di sole per non preoccuparmi di dover prendere l'ombrello.
ho bisogno di un giorno di sole per poter lasciare le finestre aperte.
ho bisogno di un giorno di sole per riprendermi il buonumore e mettermi voglia di pulire e sistemare la mansarda messa a dura prova da quasi un mese di assenza e dal repentino ritorno.
ho bisogno di un giorno di sole, ma anche di due o tre giorni di sole consecutivi.
perché sentirsi bene per più di 10 ore consecutive non guasterebbe.
lunedì 26 maggio 2008
che ironia
questo blog si è intristito.
io mi sono intristita.
mi sembra tutto più grigio, più freddo.
sembra tutto inverno.
nonostante le dimostrazioni d'affetto.
nonostante il viaggio in california.
nonostante i libri -tanti, tantissimi- che ho ancora da leggere.
mi sembra non ci sia più vita.
o forse non c'è più la vita di prima, quella di cui riuscivo a prendermi gioco. quella che avevo il coraggio di sfidare con le mie parole.
adesso c'è una vita piena di silenzi, una vita dall'altra parte dell'oceano, una mansarda vuota che mi aspetta, in cui i panni non solo non profumano perché ho dimenticato di mettere il detersivo, ma pure puzzano perché con tutta questa umidità non si asciugano.
c'è una vita con un lavoro precario, che diventa ancora più precario quando persino l'ultimo arrivato sembra poterti soffiare il posto da un giorno all'altro.
una vita con un amore matematico che studia gli sharp e la cofinalità e i grandi cardinali a berkeley, e ti chiedi per quanto ancora lui potrà continuare ad amare te, che non leggi tutte le didascalie nei musei, te che ti ostini a cantare anche se sei stonata, te che non sai l'inglese, anche se l'hai studiato per otto anni, te che lo chiami moregiutti e che a volte riesci a leggergli i pensieri.
e ti chiedi anche per quanto ancora continuerai ad amare lui, che dimentica le mutande pulite quando viaggia, che lascia i calzini sporchi sul pavimento, che sa l'inglese e il francese, e all'occorrenza traduce il tedesco, anche se non l'ha mai studiato, lui che passa ore a leggersi tutte le didascalie nei musei, che davanti all'oceano resta immobile, lui che mi chiama moregiutti e che a volte riesce a leggermi i pensieri.
io mi sono intristita.
mi sembra tutto più grigio, più freddo.
sembra tutto inverno.
nonostante le dimostrazioni d'affetto.
nonostante il viaggio in california.
nonostante i libri -tanti, tantissimi- che ho ancora da leggere.
mi sembra non ci sia più vita.
o forse non c'è più la vita di prima, quella di cui riuscivo a prendermi gioco. quella che avevo il coraggio di sfidare con le mie parole.
adesso c'è una vita piena di silenzi, una vita dall'altra parte dell'oceano, una mansarda vuota che mi aspetta, in cui i panni non solo non profumano perché ho dimenticato di mettere il detersivo, ma pure puzzano perché con tutta questa umidità non si asciugano.
c'è una vita con un lavoro precario, che diventa ancora più precario quando persino l'ultimo arrivato sembra poterti soffiare il posto da un giorno all'altro.
una vita con un amore matematico che studia gli sharp e la cofinalità e i grandi cardinali a berkeley, e ti chiedi per quanto ancora lui potrà continuare ad amare te, che non leggi tutte le didascalie nei musei, te che ti ostini a cantare anche se sei stonata, te che non sai l'inglese, anche se l'hai studiato per otto anni, te che lo chiami moregiutti e che a volte riesci a leggergli i pensieri.
e ti chiedi anche per quanto ancora continuerai ad amare lui, che dimentica le mutande pulite quando viaggia, che lascia i calzini sporchi sul pavimento, che sa l'inglese e il francese, e all'occorrenza traduce il tedesco, anche se non l'ha mai studiato, lui che passa ore a leggersi tutte le didascalie nei musei, che davanti all'oceano resta immobile, lui che mi chiama moregiutti e che a volte riesce a leggermi i pensieri.
domenica 25 maggio 2008
prima di sparire di mauro covacich
su anobii avevo letto dei commenti molto crudeli sull'ultimo romanzo di covacich, prima di sparire.
il matematico a berkeley #13
queste sono le patatine fritte da azzurropillin in versione californiana: croccanti, baciate dal sole e dal sale.
queste sono le patatine fritte dal matematico in versione "lotta per la sopravvivenza in california"
questa è l'immagine di un frico qualunque trovata su internet. per i non intenditori il frico è un piatto tipico friulano a base di formaggio fuso.
questo è il frico preparato dal matematico in versione "quant'era bello fino a tre giorni fa, quando azzurropillin cucinava e io mi limitavo a lavare i piatti"
queste sono le patatine fritte dal matematico in versione "lotta per la sopravvivenza in california"
questa è l'immagine di un frico qualunque trovata su internet. per i non intenditori il frico è un piatto tipico friulano a base di formaggio fuso.
questo è il frico preparato dal matematico in versione "quant'era bello fino a tre giorni fa, quando azzurropillin cucinava e io mi limitavo a lavare i piatti"
sabato 24 maggio 2008
parole
giovedì è stato sepolto il papà di una delle mie amiche più care.
ho mandato mia madre al funerale, io sono rimasta qui, per andare al lavoro, per fare una lavatrice (dimenticandomi di mettere il detersivo), per leggere covacich.
so che dovrei farle sentire che io ci sono, che se vuole parlare, piangere, arrabbiarsi, io ci sono.
invece non ho parole.
perché il dolore degli altri mi spaventa, perché ho sempre pensato al dolore come a un sentimento privato, non condivisibile, a qualcosa che bisogna gestire da soli, e tutto quello che mi viene in mente, è la frase di un libro che ricordo male ed ero sicura di essermi segnata, chissà dove, che dice che a volte, quando qualcuno muore, si piange soprattutto per ciò che quella persona avrebbe potuto essere e non è stata per noi.
ho mandato mia madre al funerale, io sono rimasta qui, per andare al lavoro, per fare una lavatrice (dimenticandomi di mettere il detersivo), per leggere covacich.
so che dovrei farle sentire che io ci sono, che se vuole parlare, piangere, arrabbiarsi, io ci sono.
invece non ho parole.
perché il dolore degli altri mi spaventa, perché ho sempre pensato al dolore come a un sentimento privato, non condivisibile, a qualcosa che bisogna gestire da soli, e tutto quello che mi viene in mente, è la frase di un libro che ricordo male ed ero sicura di essermi segnata, chissà dove, che dice che a volte, quando qualcuno muore, si piange soprattutto per ciò che quella persona avrebbe potuto essere e non è stata per noi.
venerdì 23 maggio 2008
"ma se il mondo è così triste perché non cercate di scrivere storie più allegre?" (...) "guardi, signora, questo è un periodo particolarmente bello per me, perché sono innamorato, sono pazzamente innamorato della donna con cui sono andato a vivere. eppure so, è la prima volta che mi riesce di pensarlo mentre sono innamorato, che non ci ameremo per sempre. proprio adesso che l'amo così, io che ho quarant'anni e sono cattolico, so che prima o poi ci lasceremo. questo, signora, succede solo oggi."
vorrei dire del ritorno. di tutto quello che mi ha investita da quando ho riattraversato l'oceano per tornare qui. l'affetto che ho ricevuto, lo stordimento da jet lag, la solitudine che mi ha accolta nella mia piccola mansarda torinese, la precarietà della mia vita di ora che si è riaffacciata tutta insieme (precarietà lavorativa, il contratto scade il 31 dicembre, affettiva, il matematico tornerà tra due mesi e poi, abitativa, abito abitavamo abiteremo (?)in questa mansarda in cui non ci stanno nemmeno i nostri pochi vestiti invernali ed estivi contemporaneamente).
vorrei dire della casa sporca e in disordine, dello svegliarmi nel cuore della notte e non riuscire a dormire e pensare alla mia più cara amica che fa i conti con la morte, al mio amore matematico, all'università da proseguire, alla residenza da cambiare, alla visita oculistica necessaria ma sempre rimandata, a e-mail da scrivere, al forseromanzo abbandonato forsepersempre.
vorrei dire della mia immagine riflessa sulle vetrine, che in questi giorni mi piace, del libro che sto leggendo, della paura -tanta- di quello che succederà, della sensazione che ogni giorno trascorso a milano, con i miei colleghi, sarà un motivo in più per non cercare mai un'alternativa. vorrei riuscire a spiegare cosa tutto questo significhi per me, invece il massimo che riesco a fare è un mero elenco.
prima di sparire mauro covacich
vorrei dire del ritorno. di tutto quello che mi ha investita da quando ho riattraversato l'oceano per tornare qui. l'affetto che ho ricevuto, lo stordimento da jet lag, la solitudine che mi ha accolta nella mia piccola mansarda torinese, la precarietà della mia vita di ora che si è riaffacciata tutta insieme (precarietà lavorativa, il contratto scade il 31 dicembre, affettiva, il matematico tornerà tra due mesi e poi, abitativa, abito abitavamo abiteremo (?)in questa mansarda in cui non ci stanno nemmeno i nostri pochi vestiti invernali ed estivi contemporaneamente).
vorrei dire della casa sporca e in disordine, dello svegliarmi nel cuore della notte e non riuscire a dormire e pensare alla mia più cara amica che fa i conti con la morte, al mio amore matematico, all'università da proseguire, alla residenza da cambiare, alla visita oculistica necessaria ma sempre rimandata, a e-mail da scrivere, al forseromanzo abbandonato forsepersempre.
vorrei dire della mia immagine riflessa sulle vetrine, che in questi giorni mi piace, del libro che sto leggendo, della paura -tanta- di quello che succederà, della sensazione che ogni giorno trascorso a milano, con i miei colleghi, sarà un motivo in più per non cercare mai un'alternativa. vorrei riuscire a spiegare cosa tutto questo significhi per me, invece il massimo che riesco a fare è un mero elenco.
chi se lo aspettava
nonostante la valeriana il jet lag è tornato.
il vantaggio è che alle 3 di notte il matematico in versione californiana è ancora bello sveglio, e chattare nel buio e nel silenzio, mentre torino dorme, è piuttosto intimo.
il vantaggio è che alle 3 di notte il matematico in versione californiana è ancora bello sveglio, e chattare nel buio e nel silenzio, mentre torino dorme, è piuttosto intimo.
giovedì 22 maggio 2008
ombelico
questo blog parla del mio ombelico azzurropillin.
lo guardo, lo descrivo, ci piango dentro, lo metto in mostra (cosa che nella vita reale non faccio).
il mio ombelico non è né bello né brutto, è solo un ombelico ed è il mio.
mi piace anche sapere degli ombelichi degli altri, di quello di alice, di alga, di elastigirl, ma anche degli ombelichi di cui si trova nei romanzi intimisti che piacciono a me, con un unico protagonista che si piange addosso (se ci sono più di due personaggi mi confondo).
questo blog è intenzionalmente autoreferenziale e solipsistico. lo so e non ci posso fare niente. non credo sia una bella cosa. magari se fossi un po' più seria e meno svogliata potrei tenere un blog in cui recensire libri. ma sono pigra ed egoista ed egocentrica, quindi il mio ombelico è tutto quello di cui sono in grado di scrivere, mio malgrado.
tutto questo per far sapere alla persona che oggi mi ha detto che questo blog è autoreferenziale e solipsistico che lo so, che ha ragione, che non credo l'abbia detto con l'intenzione di ferirmi, che se l'implicatura conversazionale era che potrei dedicarmi a un altro tipo di scrittura, poteva dirlo senza mettere in mezzo queste pagine. che pur non volendo mi sono lasciata ferire da quelle due parole. come quando qualcuno poco delicatamente ti fa notare che dovresti dimagrire o che hai le gambe storte.
lo sai ma non è carino sentirselo dire.
mercoledì 21 maggio 2008
quando la sfiga prende dimora a casa tua
oggi, dopo quasi un mese, ho rimesso piede nella mia piccola mansarda torinese. (ieri sera mi sono fermata a milano dalla povera cri, che per tutta la notte ha avuto un'insonne per casa.)
credevo sarei stata accolta da un'invasione di formiche, invece mi aspettava ben peggio, ed è stato chiaro da subito. da quando le nuvole bianche e rade di milano, sono diventate, man mano che ci si avvicinava alla stazione di torino porta susa, sempre più fitte, dense e scure fino a non essere più un vago presagio di pioggia, ma un autentico muro d'acqua, una prova generale di diluvio universale.
quindi con valigia, bagaglio a mano e borsa a tracolla mi sono avventurata sotto quel gigantesco gavettone (aspettare che spiovesse sarebbe stato inutile, piove tuttora).
arrivo davanti alla porta di casa la apro e varco la soglia, appesantita di molti chili, non per la dieta americana, ma per tutta l'acqua che sono riuscita ad assorbire con i capelli, con le scarpe, con i jeans, con la giacca, con le valigie. fortuna che siamo impermeabili!
insomma entro, attacco la luce, apro l'acqua, il gas, attacco il frigo stampigliando e sgocciolando su tutto il pavimento.
cosa c'è che non va? lo sciacquone del cesso.
la pianta è viva, il sanitrit ruggisce, il frigo non ha allagato la casa, ma... non si può tirare l'acqua.
attacco skype per parlare col matematico, mi tolgo i vestiti fradici e mi metto il pigiama, mi faccio una tristissima pasta al tonno... senza sale, ma quando me ne accorgo è troppo tardi per rimediare, a meno di non mettere quella che in gergo viene chiamata "toppa peggio del buco".
(grazie all'assistenza idraulica telefonica di papà -l'aiuto da casa- adesso lo sciacquone un po' funziona)
insomma, direi un rientro coi fiocchi
credevo sarei stata accolta da un'invasione di formiche, invece mi aspettava ben peggio, ed è stato chiaro da subito. da quando le nuvole bianche e rade di milano, sono diventate, man mano che ci si avvicinava alla stazione di torino porta susa, sempre più fitte, dense e scure fino a non essere più un vago presagio di pioggia, ma un autentico muro d'acqua, una prova generale di diluvio universale.
quindi con valigia, bagaglio a mano e borsa a tracolla mi sono avventurata sotto quel gigantesco gavettone (aspettare che spiovesse sarebbe stato inutile, piove tuttora).
arrivo davanti alla porta di casa la apro e varco la soglia, appesantita di molti chili, non per la dieta americana, ma per tutta l'acqua che sono riuscita ad assorbire con i capelli, con le scarpe, con i jeans, con la giacca, con le valigie. fortuna che siamo impermeabili!
insomma entro, attacco la luce, apro l'acqua, il gas, attacco il frigo stampigliando e sgocciolando su tutto il pavimento.
cosa c'è che non va? lo sciacquone del cesso.
la pianta è viva, il sanitrit ruggisce, il frigo non ha allagato la casa, ma... non si può tirare l'acqua.
attacco skype per parlare col matematico, mi tolgo i vestiti fradici e mi metto il pigiama, mi faccio una tristissima pasta al tonno... senza sale, ma quando me ne accorgo è troppo tardi per rimediare, a meno di non mettere quella che in gergo viene chiamata "toppa peggio del buco".
(grazie all'assistenza idraulica telefonica di papà -l'aiuto da casa- adesso lo sciacquone un po' funziona)
insomma, direi un rientro coi fiocchi
jet lag
sono le 3 e 36 am.
sono a casa della cri che mi sta gentilmente ospitando, e mentre lei dorme io sto scroccando una connessione wireless non protetta e chattado col matematico, che è l'unico sveglio a quest'ora.
ho fame anche se ieri sera per cena abbiamo mangiato pasta col ragù, due sofficini, e pure un bel po' di gelato, giusto per non farci mancare nulla.
notte a tutti, magari alga mi sta facendo compagnia... anche senza jet lag
sono a casa della cri che mi sta gentilmente ospitando, e mentre lei dorme io sto scroccando una connessione wireless non protetta e chattado col matematico, che è l'unico sveglio a quest'ora.
ho fame anche se ieri sera per cena abbiamo mangiato pasta col ragù, due sofficini, e pure un bel po' di gelato, giusto per non farci mancare nulla.
notte a tutti, magari alga mi sta facendo compagnia... anche senza jet lag
martedì 20 maggio 2008
giusto in tempo per
il funerale del papà di una delle mie migliori amiche.
temevo che alle persone cui tengo sarebbe potuto succedere qualcosa di determinante durante il mio soggiorno in california, invece sembra che gli eventi mi abbiano aspettato.
e adesso che sono qui, dovrei prendere un treno, attraversare l'italia da ovest a est, dimostrare che la mia presenza qui ha senso.
invece con la scusa che ho già preso un mucchio di ferie, che devo riprendermi dal jet lag, che fare 16 ore di treno in due giorni è impegnativo... insomma, con tutte queste ed altre scuse me ne starò qui, e sarà quasi facile nascondere la morte.
temevo che alle persone cui tengo sarebbe potuto succedere qualcosa di determinante durante il mio soggiorno in california, invece sembra che gli eventi mi abbiano aspettato.
e adesso che sono qui, dovrei prendere un treno, attraversare l'italia da ovest a est, dimostrare che la mia presenza qui ha senso.
invece con la scusa che ho già preso un mucchio di ferie, che devo riprendermi dal jet lag, che fare 16 ore di treno in due giorni è impegnativo... insomma, con tutte queste ed altre scuse me ne starò qui, e sarà quasi facile nascondere la morte.
lunedì 19 maggio 2008
riepilogo
valigia fatta
ricordini californiani:
* biglietti aerei per los angeles
* biglietto da union station al lax
* biglietto metro los angeles tariffa disabili
* biglietto moca los angeles
* mappa metro rossa los angeles
* biglietto asia art museum san francisco
* biglietti muni san francisco
* mappa del moma san francisco
* depliant arte coreana
giusto in tempo per
domani riparto.
prendo l'aereo e torno in italia.
atterrerò a malpensa martedì verso le 14.
giusto in tempo per:
il saggio finale della scuola di circo flic, a torino.
la puntata finale di equiLibristi, a torino.
il concerto gratuito dei subsonica in piazza vittorio veneto, a torino.
ho 14 ore di tempo per rimettere in valigia i miei averi, e dormire.
per chi si chiedesse se ho imparato l'inglese in questi molti giorni californiani, ecco a voi un riepilogo esaustivo dei nuovi termini entrati nel mio povero vocabolario.
paper or plastic= voi una borsa di carta o di plastica?
fitting room= camerino/spogliatoio
ground pork= carne macinata
4 car train for richmond in 3 minutes= un treno di 4 carrozze arriverà tra 3 minuti, destinazione richmond
organic= biologico
spare change= spiccioli (espressione usata dai numerosi barboni autoctoni)
for here or to go?= te lo mangi qui o te lo porti via?
spicy or mild?= lo vuoi piccante o normale?
please stand clear= deficiente spostati dalla porta che si sta per chiudere
prendo l'aereo e torno in italia.
atterrerò a malpensa martedì verso le 14.
giusto in tempo per:
il saggio finale della scuola di circo flic, a torino.
la puntata finale di equiLibristi, a torino.
il concerto gratuito dei subsonica in piazza vittorio veneto, a torino.
ho 14 ore di tempo per rimettere in valigia i miei averi, e dormire.
per chi si chiedesse se ho imparato l'inglese in questi molti giorni californiani, ecco a voi un riepilogo esaustivo dei nuovi termini entrati nel mio povero vocabolario.
paper or plastic= voi una borsa di carta o di plastica?
fitting room= camerino/spogliatoio
ground pork= carne macinata
4 car train for richmond in 3 minutes= un treno di 4 carrozze arriverà tra 3 minuti, destinazione richmond
organic= biologico
spare change= spiccioli (espressione usata dai numerosi barboni autoctoni)
for here or to go?= te lo mangi qui o te lo porti via?
spicy or mild?= lo vuoi piccante o normale?
please stand clear= deficiente spostati dalla porta che si sta per chiudere
domenica 18 maggio 2008
cartoline
sono una perfetta idiota.
ho mandato le mie 12 cartoline con l'importo del francobollo sbagliato, ovviamente inferiore.
questo significa che i 12 privilegiati, se vorranno avere la mia stupida cartolina, dovranno pagare una multa.
quindi vi prego di non pagare la multa ma di tenere in considerazione il fatto che vi ho pensato. vi assicuro che sul retro non c'era scritto nulla di più e nulla di meno di "tanti saluti dall'assolata california".
ho mandato le mie 12 cartoline con l'importo del francobollo sbagliato, ovviamente inferiore.
questo significa che i 12 privilegiati, se vorranno avere la mia stupida cartolina, dovranno pagare una multa.
quindi vi prego di non pagare la multa ma di tenere in considerazione il fatto che vi ho pensato. vi assicuro che sul retro non c'era scritto nulla di più e nulla di meno di "tanti saluti dall'assolata california".
sabato 17 maggio 2008
ocean beach
oggi pomeriggio, dopo aver passato tre ore e mezza al museo di arte asiatica di san francisco a vedere statuine di budda seated, standing, reclining, walking, laughing, enjewelled, crowned, enthroned, abbiamo preso il tram per andare verso l'oceano. l'ultima volta che avevamo provato ad andare verso l'oceano eravamo finiti contro la recinzione che protegge dalle rotaie che corrono parallele alla costa. tutto quello che si vedeva era vegetazione incolta.
quindi prendiamo la muni, scendiamo a ocean beach, attraversiamo la strada e quello che vediamo è... la spiaggia, e più in fondo, l'oceano pacifico.
stupiti come due bambini camminiamo sulla sabbia, le scarpe che affondano. i jeans che improvvisamente diventano troppo eleganti e inopportuni per il nostro appuntamento con l'oceano.
mi tolgo le scarpe, arrotolo i pantaloni, e corro a piedi nudi sulla sabbia, fino al bagnasciuga, e oltre. nelle onde gelate, con il sole, il vento, il cielo e il matematico che mi guarda da lontano.
quindi prendiamo la muni, scendiamo a ocean beach, attraversiamo la strada e quello che vediamo è... la spiaggia, e più in fondo, l'oceano pacifico.
stupiti come due bambini camminiamo sulla sabbia, le scarpe che affondano. i jeans che improvvisamente diventano troppo eleganti e inopportuni per il nostro appuntamento con l'oceano.
mi tolgo le scarpe, arrotolo i pantaloni, e corro a piedi nudi sulla sabbia, fino al bagnasciuga, e oltre. nelle onde gelate, con il sole, il vento, il cielo e il matematico che mi guarda da lontano.
venerdì 16 maggio 2008
pigrizia
da quando sono qui non ho letto praticamente nulla. mi sono portata 4 romanzi certa che non sarebbero stati sufficienti a riempire le mie vacanze, invece ne ho finito uno soltanto.
ho passato le giornate dormendo, mangiando, girellando, nell'ozio più totale.
tra quattro giorni riprenderò l'aereo e tra cinque sarò di nuovo in italia.
i giorni, uno ad uno, sono scivolati, passati lenti e quasi inosservati.
ho passato le giornate dormendo, mangiando, girellando, nell'ozio più totale.
tra quattro giorni riprenderò l'aereo e tra cinque sarò di nuovo in italia.
i giorni, uno ad uno, sono scivolati, passati lenti e quasi inosservati.
giovedì 15 maggio 2008
quasi a casa
non sono fatta per viaggiare. sono troppo legata ai miei ristretti orizzonti per farmi affascinare da posti nuovi, lingue esotiche, cibi strani, paesaggi diversi.
le novità mi spaventano, mi bloccano, mi fanno desiderare i miei luoghi, la mia quotidianità, i sapori conosciuti, le persone amiche.
per questo tutto sommato non mi dispiace il fatto che tra pochi giorni tornerò a torino, alla mia mansarda torinese, al mio lavoro, i miei viaggi in treno, le mie letture, le mie arrabbiature, le mie delusioni, la mia noia, le mie aspettative.
tornerò a torino senza il matematico, che alla fine è l'unica ragione che riesce a farmi muovere, non solo in senso geografico, come in questo caso.
tornerò a torino con un po' di paura in più per il futuro.
le novità mi spaventano, mi bloccano, mi fanno desiderare i miei luoghi, la mia quotidianità, i sapori conosciuti, le persone amiche.
per questo tutto sommato non mi dispiace il fatto che tra pochi giorni tornerò a torino, alla mia mansarda torinese, al mio lavoro, i miei viaggi in treno, le mie letture, le mie arrabbiature, le mie delusioni, la mia noia, le mie aspettative.
tornerò a torino senza il matematico, che alla fine è l'unica ragione che riesce a farmi muovere, non solo in senso geografico, come in questo caso.
tornerò a torino con un po' di paura in più per il futuro.
mercoledì 14 maggio 2008
matematicamente parlando
domani il piccolo matematico incontrerà il grande matematico.
sarà una delle ultime esperienze spirituali della stagione, poi il grande matematico partirà per lidi sconosciuti lasciando il piccolo matematico per due mesi in quel di berkeley a parlare agli scoiattoli, mangiare hamburger e hot dog (come fanno gli americani a mangiare "cani caldi" con così tanta tranquillità?) e aspettare il giorno del ritorno, pensando a zero sharp, "i zero" e compagnia bella.
mentre il piccolo matematico eleverà il suo spirito di ricerca al cospetto della grande divinità, io andrò in un ufficio postale a cercare degli stamps per spedire le 12 postcards che ho comprato oggi mentre il matematico si dotava di maglietta e felpa-con-cappuccio dell'università di berkeley che, insieme al cappellino, lo rendono non più un tipico matematico gobbo e occhialuto ma un nerd americano come si deve.
sarà una delle ultime esperienze spirituali della stagione, poi il grande matematico partirà per lidi sconosciuti lasciando il piccolo matematico per due mesi in quel di berkeley a parlare agli scoiattoli, mangiare hamburger e hot dog (come fanno gli americani a mangiare "cani caldi" con così tanta tranquillità?) e aspettare il giorno del ritorno, pensando a zero sharp, "i zero" e compagnia bella.
mentre il piccolo matematico eleverà il suo spirito di ricerca al cospetto della grande divinità, io andrò in un ufficio postale a cercare degli stamps per spedire le 12 postcards che ho comprato oggi mentre il matematico si dotava di maglietta e felpa-con-cappuccio dell'università di berkeley che, insieme al cappellino, lo rendono non più un tipico matematico gobbo e occhialuto ma un nerd americano come si deve.
martedì 13 maggio 2008
previsioni
entro la fine di maggio il matematico riuscirà a dimostrare qualcosa che c'entra con "i zero", le immersioni elementari e la cofinalità.
entro la fine di maggio una casa editrice fighissima mi contatterà per propormi un contratto di cessione diritti per la pubblicazione del mio bellissimissimo forseromanzo. la copertina sarà molto azzurra, il libro venderà un discreto numero di copie, vincerà il premio andersen nella sezione teenager, il numero di copie vendute aumenterà esponenzialmente e sarò invitata a presentare il romanzo nelle scuole. riceverà recensioni entusiastiche su liber, sul pepeverde e poi anche sui maggiori quotidiani. andrò alla fiera del libro di torino, al festivaletteratura di mantova, a pordenonelegge, grazie al mio libro.
poi in questo turbinio di eventi e conquiste mi verrà l'ispirazione per scrivere un altro romanzo. e il successo sarà ancora maggiore.
nel frattempo un insigne professore di teoria degli insiemi di una prestigiosissima facoltà italiana scomparirà e il matematico grazie al suo teoremone su "i zero", le immersioni elementari e la cofinalità otterà quel posto.
la nostra realizzazione personale andrà di pari passo con la nostra realizzazione di coppia.
e vissero felici e contenti.
entro la fine di maggio una casa editrice fighissima mi contatterà per propormi un contratto di cessione diritti per la pubblicazione del mio bellissimissimo forseromanzo. la copertina sarà molto azzurra, il libro venderà un discreto numero di copie, vincerà il premio andersen nella sezione teenager, il numero di copie vendute aumenterà esponenzialmente e sarò invitata a presentare il romanzo nelle scuole. riceverà recensioni entusiastiche su liber, sul pepeverde e poi anche sui maggiori quotidiani. andrò alla fiera del libro di torino, al festivaletteratura di mantova, a pordenonelegge, grazie al mio libro.
poi in questo turbinio di eventi e conquiste mi verrà l'ispirazione per scrivere un altro romanzo. e il successo sarà ancora maggiore.
nel frattempo un insigne professore di teoria degli insiemi di una prestigiosissima facoltà italiana scomparirà e il matematico grazie al suo teoremone su "i zero", le immersioni elementari e la cofinalità otterà quel posto.
la nostra realizzazione personale andrà di pari passo con la nostra realizzazione di coppia.
e vissero felici e contenti.
lunedì 12 maggio 2008
oltreoceano
questa negli states si sta rivelando una vacanza strana. per alcuni versi assomiglia a un esilio, per altri a una luna di miele. è da 18 giorni che ho lasciato la quotidianità della mia vita torin-milanese e mi sembra di non avere più il controllo su nulla. come se fossero passati mesi o anni da quando sono partita. ho paura che in mia assenza le relazioni tra le persone che mi sono intorno di solito siano cambiate, che le loro vite siano state segnate da un piccolo grande evento determinante dal quale sono stata esclusa, che il fatto di non esserci abbia cambiato il modo che gli altri hanno di pensarmi, vedermi, percepirmi (per la serie: come complicarsi la vita e rovinarsi le vacanze).
poi il fatto di essere qui e non avere le solite cose da fare ha moltiplicato i pensieri sulle cose che faccio di solito. quindi ho ricominciato a chiedermi se non sia il caso di iscrivermi alla laurea specialistica, e poi a chiedermi per quanto ancora potrò continuare a viaggiare sulla torino milano senza pensare che è una follia, e poi a chiedermi che ne sarà del matematico, se tornerà qui a berkeley dopo l'estate, se tornerà qui negli states dopo il termine del dottorato, se lo seguirei. insomma, mi sono incastrata in un mucchio di pensieri orribili, di quelli che faccio perché non ho fiducia nel futuro, salvo poi, quando le cose si sistemano, pensare che sarebbe stato meglio avere fiducia nel futuro.
poi il fatto di essere qui e non avere le solite cose da fare ha moltiplicato i pensieri sulle cose che faccio di solito. quindi ho ricominciato a chiedermi se non sia il caso di iscrivermi alla laurea specialistica, e poi a chiedermi per quanto ancora potrò continuare a viaggiare sulla torino milano senza pensare che è una follia, e poi a chiedermi che ne sarà del matematico, se tornerà qui a berkeley dopo l'estate, se tornerà qui negli states dopo il termine del dottorato, se lo seguirei. insomma, mi sono incastrata in un mucchio di pensieri orribili, di quelli che faccio perché non ho fiducia nel futuro, salvo poi, quando le cose si sistemano, pensare che sarebbe stato meglio avere fiducia nel futuro.
domenica 11 maggio 2008
azzurropillin
azzurropillin da oggi ha un nuovo logo.
alla fine del lungo testa a testa che ha visto il "il logo psichedelico" (n. 2) e "il logo vezzoso" (n. 4) affrontarsi lealmente, in una battaglia quasi senza rivali, dichiaro vincitore il logo numero 2 creato da onirokosmica, un timido lettore di queste pagine a cui piace moltissimo la fotografia (se siete curiosi, cliccando sul suo nome potrete vedere il suo album su flickr).
salutiamo tutti con un caloroso applauso il cambiamento epocale dell'intestazione di questo blog!
va bene, va bene, basta così. grazie.
ringrazio moltissimo soprattutto madamadorè per i loghi 1, 3, 5 e la sciroppata per il logo 4.
siete tutti invitati a esprimere i vostri commenti a caldo sul rinnovamento di questo posto.
alla fine del lungo testa a testa che ha visto il "il logo psichedelico" (n. 2) e "il logo vezzoso" (n. 4) affrontarsi lealmente, in una battaglia quasi senza rivali, dichiaro vincitore il logo numero 2 creato da onirokosmica, un timido lettore di queste pagine a cui piace moltissimo la fotografia (se siete curiosi, cliccando sul suo nome potrete vedere il suo album su flickr).
salutiamo tutti con un caloroso applauso il cambiamento epocale dell'intestazione di questo blog!
clap clap clap clap
va bene, va bene, basta così. grazie.
ringrazio moltissimo soprattutto madamadorè per i loghi 1, 3, 5 e la sciroppata per il logo 4.
siete tutti invitati a esprimere i vostri commenti a caldo sul rinnovamento di questo posto.
venerdì 9 maggio 2008
back to berkeley
dopo la gita a los angeles rieccomi a berkeley.
sopravvisuta
al check-in self service,
ai controlli folli prima dell'imbarco (al ritorno abbiamo tentato di imboscare il dentifricio nuovo, ma ci hanno beccati!),
a due aerei in tre giorni (ormai prendere un aereo è come andare in treno, per me),
a tutte le schifezze americane che ho mangiato e bevuto (gli americani non contemplano la possibilità che si possa desiderare di bere acqua),
al matematico che non si è mai cambiato le mutande perché si era dimenticato di portarne di pulite (che schifo, che schifo, che schifo, che schifo).
aggiungerò delle testimonianze fotografiche.
nel frattempo ho completamente perso la cognizione dello spazio e del tempo:
dove sono,
che giorno è,
quanto manca al mio ritorno.
e ieri sera all'aeroporto di los angeles (LAX), in attesa del volo per san francisco (SFO) mi sono messa a piangere dicendo "andiamo a torino insieme".
cara alga, la tua premonizione è già realtà!
sopravvisuta
al check-in self service,
ai controlli folli prima dell'imbarco (al ritorno abbiamo tentato di imboscare il dentifricio nuovo, ma ci hanno beccati!),
a due aerei in tre giorni (ormai prendere un aereo è come andare in treno, per me),
a tutte le schifezze americane che ho mangiato e bevuto (gli americani non contemplano la possibilità che si possa desiderare di bere acqua),
al matematico che non si è mai cambiato le mutande perché si era dimenticato di portarne di pulite (che schifo, che schifo, che schifo, che schifo).
aggiungerò delle testimonianze fotografiche.
nel frattempo ho completamente perso la cognizione dello spazio e del tempo:
dove sono,
che giorno è,
quanto manca al mio ritorno.
e ieri sera all'aeroporto di los angeles (LAX), in attesa del volo per san francisco (SFO) mi sono messa a piangere dicendo "andiamo a torino insieme".
cara alga, la tua premonizione è già realtà!
giovedì 8 maggio 2008
l.a.
il nostro (mio e del matematico) secondo giorno a los angeles è finito.
in questi due giorni:
ci hanno sequestrato il dentifricio in aereoporto
abbiamo mangiato hot dog e pop corn con il caramello
siamo andati agli universal studios (un parco dei divertimenti a tema cinematografico pieno di pacchianate e americanate)
abbiamo visto i maroon five (forse)
abbiamo visto la scritta hollywood
abbiamo comprato due biglietti della metro con tariffa disabile
non abbiamo comprato neanche uno straccio di ricordino
in questi due giorni:
ci hanno sequestrato il dentifricio in aereoporto
abbiamo mangiato hot dog e pop corn con il caramello
siamo andati agli universal studios (un parco dei divertimenti a tema cinematografico pieno di pacchianate e americanate)
abbiamo visto i maroon five (forse)
abbiamo visto la scritta hollywood
abbiamo comprato due biglietti della metro con tariffa disabile
non abbiamo comprato neanche uno straccio di ricordino
lunedì 5 maggio 2008
scarpe
potrei parlare di berkeley, di san francisco, o della gita a los angeles dei prossimi giorni. invece, come fa notare il matematico, faccio cavolate.
quindi ecco qui una sequenza di foto dei miei piedi e di quelli del matematico.
con un po' di fantasia se ne potrebbe trarre anche una storia o persino una storia d'amore.
ma i fotoromanzi sono una prerogativa di alice, quindi lascio a lei, se le va, di raccontarla. altrimenti sono solo le foto delle nostre scarpe, che in questi giorni stanno percorrendo miglia e miglia di suolo californiano.
quindi ecco qui una sequenza di foto dei miei piedi e di quelli del matematico.
con un po' di fantasia se ne potrebbe trarre anche una storia o persino una storia d'amore.
ma i fotoromanzi sono una prerogativa di alice, quindi lascio a lei, se le va, di raccontarla. altrimenti sono solo le foto delle nostre scarpe, che in questi giorni stanno percorrendo miglia e miglia di suolo californiano.
domenica 4 maggio 2008
san francisco
san francisco è la città degli eccessi.
ho provato a dimostrare la mia supposizione con le foto che trovate entrando negli scatti azzurropillin.
ho provato a dimostrare la mia supposizione con le foto che trovate entrando negli scatti azzurropillin.
sabato 3 maggio 2008
densità
oggi ho seguito una lezione di letteratura italiana. il corso è frequentato da 7 studenti: alcuni studiano biologia, altri scienze politiche e nonostante questo seguono un corso di letteratura italiana, tenuto in italiano. nessuno studia lingue. eppure tutti parlano italiano molto meglio di come io parlo inglese.
insomma mi sono sentita ignorantissima.
è stata una lezione interessante, si parlava de "i piccoli maestri" di meneghello e poi de "la casa in collina" di pavese, e si tentava un confronto con "i sentieri dei nidi di ragno" di calvino e altri romanzi del '900 italiano sulla resistenza.
mi sono sentita ignorantissima anche perché non ho letto nessuno di quei romanzi.
e un po' mi è tornata voglia di studiare, e anche mi è tornata in mente la tesi su natalia ginzburg che ho desiderato di scrivere, quando dopo la laurea mi sono letta tutti i suoi romanzi e i suoi saggi.
dopo la lezione una ragazza del corso mi ha chiesto se mi andava di fare due chiacchiere, così mi ha portato all'international house dove alloggia, e ha parlato tutto il tempo in inglese, e anch'io ho parlato tutto il tempo in inglese, e capivo poco di quello che diceva e le chiedevo di ripetere in continuazione. però è stato piacevole.
programmi per i prossimi giorni:
week end: a san francisco
lunedì: lezione di letteratura italiana
martedì, mercoledì e giovedì: a los angeles (sarà la vacanza meno organizzata e più costosa della storia. oggi abbiamo prenotato volo e albergo. speriamo che l'albergo non sia una stamberga e che si riesca a girare anche senza noleggiare una macchina.)
qui accanto trovate il link alle (poche) foto che ho fatto oggi. nei prossimi giorni conto di rimpinguare l'album. spero nel frattempo di placare alice stressatrice.
insomma mi sono sentita ignorantissima.
è stata una lezione interessante, si parlava de "i piccoli maestri" di meneghello e poi de "la casa in collina" di pavese, e si tentava un confronto con "i sentieri dei nidi di ragno" di calvino e altri romanzi del '900 italiano sulla resistenza.
mi sono sentita ignorantissima anche perché non ho letto nessuno di quei romanzi.
e un po' mi è tornata voglia di studiare, e anche mi è tornata in mente la tesi su natalia ginzburg che ho desiderato di scrivere, quando dopo la laurea mi sono letta tutti i suoi romanzi e i suoi saggi.
dopo la lezione una ragazza del corso mi ha chiesto se mi andava di fare due chiacchiere, così mi ha portato all'international house dove alloggia, e ha parlato tutto il tempo in inglese, e anch'io ho parlato tutto il tempo in inglese, e capivo poco di quello che diceva e le chiedevo di ripetere in continuazione. però è stato piacevole.
programmi per i prossimi giorni:
week end: a san francisco
lunedì: lezione di letteratura italiana
martedì, mercoledì e giovedì: a los angeles (sarà la vacanza meno organizzata e più costosa della storia. oggi abbiamo prenotato volo e albergo. speriamo che l'albergo non sia una stamberga e che si riesca a girare anche senza noleggiare una macchina.)
qui accanto trovate il link alle (poche) foto che ho fatto oggi. nei prossimi giorni conto di rimpinguare l'album. spero nel frattempo di placare alice stressatrice.
venerdì 2 maggio 2008
voltarsi indietro
oggi non sapevo cosa scrivere. così mi sono riletta alcune pagine di questo blog, quelle in cui parlavo dell'espatrio del matematico, del desiderio di seguirlo, delle difficoltà oggettive, della paura di perderlo.
adesso che lui è qui a berkeley da tre mesi, e io sono con lui, tutte quelle paure e tutti quei timori sembrano inutili, infondati, teneri. e ancora una volta, la vita sembra aver sistemato le cose nel modo migliore, certo chiedendo in cambio un po' di fatica, alcuni sacrifici.
così per l'ennesima volta dovrei rimproverarmi, per tutti i cattivi pensieri e le preoccupazioni inutili di cui mi sono riempita le giornate, quando sarebbe bastato guardare al futuro con un pizzico di fiducia in più per stare serena.
adesso che lui è qui a berkeley da tre mesi, e io sono con lui, tutte quelle paure e tutti quei timori sembrano inutili, infondati, teneri. e ancora una volta, la vita sembra aver sistemato le cose nel modo migliore, certo chiedendo in cambio un po' di fatica, alcuni sacrifici.
così per l'ennesima volta dovrei rimproverarmi, per tutti i cattivi pensieri e le preoccupazioni inutili di cui mi sono riempita le giornate, quando sarebbe bastato guardare al futuro con un pizzico di fiducia in più per stare serena.
giovedì 1 maggio 2008
perché non parli?
tutti qui attorno usano una lingua brutta e cattiva. totalmente incomprensibile.
le interazioni con gli autoctoni (per quanto limitate al massimo) sono difficili e umilianti. tutti sembrano emettere degli strani borborigmi intervallati ogni tanto da parole comprensibili: "mbrumbwumb the greatest time mbrumbwumb" oppure "mbrumbwumb monday morning" o ancora "mbrumbwumb bag?".
e tutti sono gentilissimi ti dicono "thanks" e "sorry" per qualunque menata, ma possibile che tutta questa gentilezza non gli permetta di esprimersi in modo da farsi capire?
certe volte mi verrebbe da scuotere per le spalle il commesso di turno e chiedergli "che accidenti hai detto?" "perché cavolo non parli italiano?!" "esprimiti in modo coerente!".
fortunatamente esiste la musica, il linguaggio universale!
oggi io e il matematico siamo andati a un concerto di musica gamelan dell'isola di giava (ovvero, quando la pioggia ticchetta), solo che anche qui ho avuto la pessima sensazione che nemmeno quei musicisti parlassero la mia lingua...
le interazioni con gli autoctoni (per quanto limitate al massimo) sono difficili e umilianti. tutti sembrano emettere degli strani borborigmi intervallati ogni tanto da parole comprensibili: "mbrumbwumb the greatest time mbrumbwumb" oppure "mbrumbwumb monday morning" o ancora "mbrumbwumb bag?".
e tutti sono gentilissimi ti dicono "thanks" e "sorry" per qualunque menata, ma possibile che tutta questa gentilezza non gli permetta di esprimersi in modo da farsi capire?
certe volte mi verrebbe da scuotere per le spalle il commesso di turno e chiedergli "che accidenti hai detto?" "perché cavolo non parli italiano?!" "esprimiti in modo coerente!".
fortunatamente esiste la musica, il linguaggio universale!
oggi io e il matematico siamo andati a un concerto di musica gamelan dell'isola di giava (ovvero, quando la pioggia ticchetta), solo che anche qui ho avuto la pessima sensazione che nemmeno quei musicisti parlassero la mia lingua...
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