giovedì 29 aprile 2010

daruma doll - seconda parte

nota: se non avete letto la prima parte, andate al post di ieri.

affascinata dal concetto di daruma doll, ho deciso di avere anch'io la mia.
non conoscendo nessuno che possa procurarmi un'autentica bambola daruma, mi sono arrangiata con quello che avevo a portata di mano.


quello che vedete è un pezzetto di polistirolo che io e il matematico abbiamo chiamato tavoletta, in onore di questa tavoletta (dal cartone animato ed, edd & eddy)


che poi assomiglia molto a quelo di guzzanti.
be' ho espresso un desiderio e ho trasformato quelo-tavoletta in daruma-quelo-tavoletta. (l'unico problema è che nessuna delle mie penne azzurre scrive bene sul polistirolo, per cui se ci metto sopra le dita mi porto via l'occhio.)



sarete tempestivamente informati nel caso in cui daruma-quelo-tavoletta acquisti la vista. (temo rimarrà guercio per un bel po', forse avrei fatto meglio a farlo da subito ciclope, come leon )

mercoledì 28 aprile 2010

daruma doll - prima parte

poiché il matematico vive in un ambiente universitario "veri internescional", ha a disposizione aneddoti multiculturali molto divertenti. eccone uno.
un matematico ricevette in dono una daruma doll: una bambolina di origine giapponese che rappresenta un volto maschile ma senza occhi.
la tradizione vuole che un occhio venga disegnato dal proprietario quando esprime un desiderio o un traguardo da raggiungere. il secondo occhio verrà disegnato il giorno del raggiungimento del traguardo.
orbene, il sudetto matematico espresse il desiderio di ottenere una borsa di studio a parigi. tempo dopo ricevette un'e-mail che gli annunciava di aver vinto la desiderata borsa di studio. subito il matematico si affrettò a disegnare il secondo occhio sulla sua bambolina daruma, ma il pennarello non funzionava. dopo aver cercato in cassetti e portapenne andò subito ad acquistare un nuovo pennarello per disegnare l'occhio mancante, ma quando tornò... nella sua casella di posta c'era un messaggio che gli comunicava che c'era stato un errore e che purtroppo non era stato lui a ottenere la borsa di studio.
morale della favola, non sottovalutare il potere di una daruma doll. (domani la seconda parte)

martedì 27 aprile 2010

non sono morta, non sono espatriata, non sono scappata con la cassa.
non ho nemmeno comprato un paio di scarpe da indossare con la gonna che ho acquistato un paio di sabati fa, in un momento di scissione da me stessa.
sto leggendo poco, non sto scrivendo.
cosa sto facendo?
niente.
lavoro e dormo. ogni tanto mi ricordo di fare la spesa, di mangiare, di pagare l'affitto e le bollette, di chiamare il matematico, di lavare i piatti, di stendere i panni e di ritirarli quando sono asciutti. a fine mese rinnovo anche l'abbonamento del treno.
decido di partecipare a presentazioni di libri a cui all'ultimo finisco per non andare, per pigrizia "astutamente" celata con scuse tipo piove-sono stanca-di quel libro non mi importa più di tanto-l'autore non si rivelerà all'altezza dei suoi romanzi.
quando vado in libreria non riesco a fare a meno di acquistare libri che non ho tempo di leggere (l'alta velocità ha quasi dimezzato la durata del viaggio in treno). (qualcuno con cui correre - david grossman; nel mare ci sono i coccodrilli - fabio geda; non vi lascerò orfani - daria bignardi)

domenica 18 aprile 2010

sto come a giugno del 2008.
alcuni post sono talmente attuali che potrei fare copia-incolla.

domenica 11 aprile 2010

trasloco

penso agli scatoloni da riempire, alle cose di cui mi devo sbarazzare, a quello che ho già buttato via. fosse per me butterei via tutto. sono proprio stufa.
tra giovedì e venerdì si trasloca e sarà tutto più difficile.
perché a traslocare non sono io ma è l'ufficio, che si allontanerà quel tanto che basta per rendere il mio pendolarismo ancora più estremo.
(su dieci viaggi in alta velocità 3 hanno subito un ritardo tra i 35 e i 68 minuti, in pratica mi viene quasi da rimpiangere gli orridi intercity, che hanno il difetto di essere luridi e puzzolenti, ma hanno l'indiscutibile pregio di essere mediamente più puntuali.)

lo so che è molto stupido che io viva a torino, tanto più che la ragione primaria per cui vivo a torino al momento attuale è a vienna...

sabato 10 aprile 2010

stamattina il matematico è ripartito per vienna.
per consolarmi, nel pomeriggio mi sono regalata una sessione di shopping compulsivo, obiettivo un paio di pantaloni.
sono uscita dal negozio con due magliette e...
...
...
...
e una gonna blu.

certa che mai al mondo la indosserei sulle mie gambe nude in quanto pallide, storte e piene di lividi, sono andata da calzedonia. mi sono affidata a una commessa dicendo "non ne so nulla di cose da femmine, ho comprato questa gonna mi dia qualcosa da metterci."
lei mi chiede: "che scarpe pensi di indossare?"
le indico le mie scarpacce sformate, sporche, da ginnastica. fa una brutta faccia. aggiungo "oppure con un paio di all star azzurre."
lei quasi sviene e dice: "ti prego, le scarpe da ginnastica no. no c'entrano un cazzo. piuttosto un paio di paperine (e si indica i piedi) o anche delle décolleté."
constato tristemente che non ha capito l'affermazione "non ne so nulla di cose da femmine". ma accetto grata il consiglio di evitare scarpe da ginnastica. arrivo alla triste conclusione che dovrò spendere degli altri soldi per rimediare un paio di scarpe adatte.
poi prende delle calze a rete e dice: "che ne pensi di queste? ti piacciono le calze a rete?"
scuoto la testa.
"preferisci collant o pantacollant?"
e vedendo nel mio sguardo il vuoto assoluto (che differenza ci sarà mai?) per aiutarmi indica con un dito all'altezza della caviglia. capisco che i pantacollant sono dei calzettini minuscoli e dico "no, facciamo collant".
alla fine esco dal negozio con un paio di calze blu.
una volta a casa penso che ho fatto un'emerita cazzata a comparmi calze e gonna, non avendo le scarpe e nemmeno, ora che ci penso, una giacca e una borsa adatte, ed essendo la gonna estiva ma le calze per niente estive.
sconsolata, dopo un fresco frullato fragola banana, apro il sacchetto contenente i miei acquisti, indosso le calze e quando prendo in mano la gonna... mi accorgo che la commessa ha dimenticato di rimuovere il sistema antitaccheggio. bestemmio in lingue sconosciute, capisco cos'era il suono che mi ha accompagnato all'uscita dal negozio, constato su internet che l'unico modo per togliere quell'affare senza rovinare la gonna è tornare al negozio con lo scontrino.
una volta arrivata davanti alla commessa le spiego l'accaduto e lei dice: "mi ricordo di te, hai comprato questa gonna e una maglietta azzurra!"