giovedì 31 dicembre 2015

#sfangarla2015

anche quest'anno non mi sono iscritta in palestra
anche quest'anno non ho scritto un romanzo decente
anche quest'anno ho scritto poco sul blog
anche quest'anno ho letto più dell'anno scorso
anche quest'anno ho usato pochissimo il ferro da stiro
anche quest'anno ho odiato l'inverno e il freddo e la pioggia e il cielo grigio
anche quest'anno non ho letto il cacciatore di aquiloni
anche quest'anno ho letto, scritto e parlato pochissimo tedesco
anche quest'anno ho guardato il bagno di casa mia, lercio, e ho pensato che mia madre sarebbe inorridita
anche quest'anno non ho sentito il ticchettio dell'orologio biologico
anche quest'anno ho fatto cazzate, e pianto, senza rimpiangere le cazzate fatte
anche quest'anno ho detto al matematico che dovevamo lasciarci
anche quest'anno ho sempre scritto perché con l'accento giusto
anche quest'anno mi sono arrabbiata per ogni perchè
anche quest'anno ho passato molto più tempo su internet che nella vita
anche quest'anno ho comprato libri che non ho ancora letto
anche quest'anno ho creduto che avrei scritto un romanzo bellissimo
anche quest'anno mi sono persa a vienna
anche quest'anno ho preso in considerazione il suicidio come unica via percorribile
anche quest'anno non ho fumato
anche quest'anno sono sopravvissuta a me stessa
anche quest'anno ho odiato vienna
anche quest'anno non ho trovato soluzioni né risposte
anche quest'anno ho trovato canzoni da ascoltare in loop fino allo sfinimento
anche quest'anno mi sono lamentata moltissimo, per qualsiasi cosa

quest'anno a differenza degli anni scorsi ho iniziato a correre

venerdì 25 dicembre 2015

natale da zia

non tornavo in italia, a casa dai miei, da natale scorso.
così tanto tempo che nel mentre il mio cuginetto è diventato un uomo (si fa crescere la barba e ha un taglio fashion).
così tanto tempo che sono diventata zia per la seconda volta, praticamente a mia insaputa.

la mia nipotina caterina ha tre anni, parla un sacco, ama peppa pig, masha e orso e vuole che le si leggano molti libri, sempre gli stessi e più volte consecutive. li sa a memoria, se sbagli una parola ti corregge, se provi a saltare una pagina ti fa tornare indietro, se le mostri un quadro di tessuto lei ti dice: "è un arazzo"!
la parola arazzo in bocca a una bambina di tre anni mi fa più impressione di una bestemmia e un miliardo di volte più piacere.

il mio nipotino nuovo - matteo, sei mesi oggi - non è un bambino, è un soprammobile: dove lo metti sta. non piange, non si lamenta, passa da un braccio all'altro senza fare una piega. se lo metti in posizione orizzontale chiude gli occhi come i bambolotti e si addormenta. potrebbe dormire anche in mezzo al mercato del pesce.
non mi entusiasma molto perché non interagisce. preferisco di gran lunga la sua sorellina che chiede il perché di ogni cosa. ricorda le risposte. e se dici a tua madre che il suo cellulare ha una suoneria rumorosa e fastidiosa, lei due giorni dopo - al primo squillo - lo ripete con le stesse identiche parole e lo stesso identico tono, come se ti facesse il verso.

quando ho preso in braccio "fratellino matteo" caterina ha detto: "la zia silvia è solo mia".
come darle torto.


domenica 13 dicembre 2015

7 motivi per cui correre fa schifo più 1 per cui corro

1. è faticoso (ti manca il fiato e ti fa male dappertutto: il piede destro, poi il sinistro, poi un polpaccio, poi il fegato, la milza, la caviglia)
2. si suda (dappertutto. io ho scoperto che ho l'incavo del braccio che soffre di iperidrosi)
3. è noioso (devi mettere un piede davanti all'altro e basta)
4. la roba che hai indossato per correre è impregnata di sudore all'apparenza radioattivo che fa sembrare più saggio smaltire tutto come rifiuto speciale piuttosto che lavarla e reindossarla
5. è un'attività solitaria (è difficile trovare qualcuno che abbia voglia di venire a correre e tenga il tuo stesso ritmo)
6. è potenzialmente dispendiosissima (pensi che basti un paio di scarpe - che comunque costano parecchio, e poi ci vuole il reggiseno sportivo, la tuta tecnica quando arriva l'inverno, i guanti, un berretto, la fascia a braccio per tenere lo smartphone, il braccialetto fitness col cardiofrequenzimetro per monitorare il battito cardiaco e il dispendio calorico, il tappetino per fare gli addominali per rinforzare il core e la schiena, i pesi per fare muscoli, le cavigliere, l'elastico, i beveroni proteici, l'abbonamento in palestra...)
7. iniziare è difficilissimo (sia nel senso che partire da zero è demotivante, non hai fiato neanche per fare duecento metri, sia perché è una palla cambiarsi per andare a correre e buttarsi in strada, soprattutto con questo freddo)

+

1. perché dopo ti senti dio. invincibile, onnipotente. ce l'hai fatta. non importa per quanti chilometri né per quanto tempo tu abbia corso. il risultato è che tutto quello che prima di andare a correre ti sembrava insormontabile e impossibile, dopo la corsa ti sembra molto meno opprimente e angosciante.
corro perché per me la corsa è un antidoto al dolore.
e di questo passo diventerò una podista.

domenica 6 dicembre 2015

quel che resta del mio tesssoro

dei sette libri presi in biblioteca la volta scorsa:

* "le ho mai raccontato del vento del nord": l'avevo già letto e non ho sentito il bisogno di rileggerlo prima di attaccare il seguito.
questo romanzo ha una storia che viene da lontano. l'avevo acquistato e letto in italia, prima di sapere che sarei venuta a vienna. e l'avevo adorato. l'originale è in tedesco, dato che l'autore è viennese.
quando ad aprile del 2010 sono venuta per la prima volta a vienna a trovare il matematico, avevo acquistato in una libreria il cartonato con l'accorpamento dei due volumi (vedi foto). non sono mai riuscita a leggerlo. ci ho provato un paio di volte. riaprendolo vedo ora le mie annotazioni a matita, parole sottolineate e le loro traduzioni. sono parole che ora conosco, di alcune faccio persino un uso attivo.

* "la settima onda": mi è piaciuto meno del primo ma ho avuto il mio lieto fine. per cui ne è valsa la pena.

* "chiedo scusa" l'ho letto d'un fiato. la storia di una malattia e di una guarigione. a suo modo terapeutico.

* "mia suocera beve" l'ho mollato a pagina 40. de silva l'ho amato dall'inizio con "certi bambini" e "voglio guardare". ho apprezzato anche "non avevo capito niente", seppure non mi ricordi assolutamente nulla della trama o dei personaggi. questo "mia suocera beve" non mi ha presa e non ci ho pensato due volte a mollarlo.

* "e se poi mi innamoro, pazienza" carino ma non imperdibile.

* "noi due come un romanzo" aveva tutte le premesse per diventare il mio libro preferito di sempre. la protagonista è una libraia che vende solo romanzi d'amore e intrattiene una fitta corrispondenza cartacea con il fidanzato di quando era al liceo. (ho un debole per i romanzi epistolari, ho provato un paio di volte a scriverne uno.)
ho trovato quelle lettere di una noia e una lentezza insopportabile e ho mollato il libro a pagina 74.

* "non dirmi che hai paura" l'ho appena terminato e mi è piaciuto molto. è la storia di un sogno, di una passione che porta lontano, che chiede di essere vissuta.