sabato 27 aprile 2019

con conoscenza del tedesco


sto cercando di cambiare lavoro. senza fretta e senza troppa convinzione.
ogni tanto, quando trovo un'inserzione allettante, invio il mio cv rispolverato per l'occasione.
qualche giorno fa ho risposto a un annuncio in cui cercavano una persona che conoscesse il tedesco.
dopo aver premuto invio mi sono chiesta se davvero ho voglia di mettermi a leggere, a scrivere, a parlare di nuovo la lingua che per anni è stata motivo di frustrazioni, umiliazioni, fatica, solitudine, incomprensioni.
da quando ho lasciato vienna e sono tornata in italia a luglio del 2016 non ho più avuto nulla a che fare con il tedesco. e a dir la verità, ancora prima di tornare in patria, avevo mollato la presa, smesso di impegnarmi per migliorare, per impare nuovo lessico, perfezionare la pronuncia, consolidare le nozioni di grammatica.

non ho nulla contro la lingua in sé, anche se non è semplice e non fa nulla per rendersi simpatica. mi chiedo se uscendo dal contesto delle questioni di vita o di morte - come era a vienna quando il tedesco mi serviva per farmi sturare il water dall'idraulico, lavorare, avere un etto di prosciutto cotto - riprendere a usare questa lingua sarà più facile, divertente, stimolante oppure farà riemergere tutto il vissuto non idilliaco che questo idioma porta con sé.

domenica 21 aprile 2019

sul minimum viable product



nella mentalità da start up in cui sono immersa esiste il concetto di "minimum viable product".
in pratica, se hai un'idea di business, non metti sul mercato un prodotto fighissimo e super accessoriato, che ti è costato un sacco di soldi realizzare nella sua versione definitiva e immutabile, ma sondi il terreno con il prodotto più basico possibile. aspetti di ottenere feedback dagli "early adopter" (quelli che per primi lo usano) per capire se la tua idea ha un senso e un mercato, e solo se questo test ha successo ti imbarchi nell'impresa.
questa indagine aiuta a indirizzare meglio l'idea e a realizzare un prodotto davvero utile, magari diverso da quello immaginato all'inizio, ma più rispondente alle esigenze degli utenti finali.

è con in mente questo concetto che ho partecipato al premio per racconti di cui ieri sono stati annunciati i 20 finalisti. (su oltre 1000 partecipanti)
per essere selezionati era sufficente inviare un incipit di mezza pagina. solo successivamente si sarebbe dovuto caricare il racconto completo.
il mio incipit era il mio minimum viable product. purtroppo non ha ottenuto il successo sperato. ma poco male, dato che non mi ero imbarcata nell'impresa.

so di autori - probabilmente di mentalità lontana da quella da start up - che non solo hanno scritto l'intero racconto, ma hanno anche speso dei soldi per farlo revisionare da un editor. spero almeno che trovino una rivista in cui piazzarlo dopo tutto quello sbattimento.

sabato 13 aprile 2019

di procrastinazione, pessimismo e inettitudine

mi avevano contattata a gennaio per chiedermi di presentare "aria e altri coccodrilli" il 10 aprile.
a gennaio, aprile mi sembrava un mese irraggiungibile, una data fantascientifica. è per questo che l'otto aprile avevo preparato solo un terzo del mio intervento e solo alle dieci di sera del nove aprile ho preparato il secondo terzo. mettendo tra l'altro in difficoltà la persona che sarebbe intervenuta con me. l'ultimo terzo mi sono detta che avrei potuto improvvisarlo. anche perché non c'era più tempo. (sul tema procrastinazione imprescindibile questo video)

alla fine della presentazione gli organizzatori mi hanno regalato un libro di storia locale scritto da autore locale e un mattone dipinto a mano. un vero mattone da costruzione, pesantissimo. che abbiano voluto darmi un messaggio? (qui ci starebbe bene una foto ma non ho voglia di alzarmi dal divano da cui sto scrivendo quindi immaginatelo come un mattone. con un fiore di ortensia blu dipinto sopra. se mi avete seguito su instagram l'avete visto nelle storie)

non ho niente da mettermi. ho pochi vestiti, che uso estate e inverno: jeans e t-shirt cui sopra metto una felpa quando fa freddo. ho 36 anni e mi vesto come un'adolescente scappata di casa e sto bene così, nel mio mondo. quando devo andare nel mondo di fuori e mostrare una parvenza di professionalità, rispettabilità, adultità... entro nel panico.
per fortuna ho un'amica adorabile, che fa la image coach, crea i miei outfit rispettando il mio stile e impedisce che mi vesta di stracci. stalkeratela, iscrivetevi alla sua newsletter, amatela perché se lo merita!

domani scade un concorso letterario per racconti. per partecipare bisogna caricare solo un incipit di 1.000 battute. se si è tra i 20 selezionati ci saranno tre giorni di tempo per caricare il racconto intero di 12 mila battute. so che non sarò mai tra i venti, per cui dopo un paio di settimane di procrastinazione oggi, a 24 ore dalla scadenza, ho scritto le prime mille battute. se sarà necessario scriverò le altre 11 mila, ma so già che non sarà necessario.

il 19 aprile presenterò di nuovo il mio romanzo "aria e altri coccodrilli". ancora non mi capacito di questa cosa che il libro piace, che della gente mi invita a parlare, che dell'altra gente mi ascolta interessata, che parte di quella gente compra pure il libro. io dico sì alle presentazioni a prescindere, perché a caval donato non si guarda in bocca. ma non so parlare in pubblico, sono molto emotiva e mi prende una gran strizza.
mi sembra tutto molto surreale.

dopo pasqua annunceranno i finalisti del concorso 8x8. è il quinto o sesto anno consecutivo in cui partecipo. come dicono in spagna: il no ce l'hai già. quindi pur senza alcuna speranza, mi sottopongo al processo di selezione che è l'unico modo per avere un sì.

l'altro giorno è venuto l'omino della caldaia per il controllo annuale. mi sono ritrovata a pulire quintali di polvere e di calcare, a sistemare tonnellate di roba fuori posto in un paio d'ore di lavoro matto e disperatissimo. ne sono uscita spossata, confusa ma contenta di vedere tutto pulito e ordinato. la mia vita è così piena di cose che detesto fare ma mi piace aver fatto.
mi chiedo perché a 36 anni non sono ancora in grado di badare a me stessa, di tenere insieme le poche cose di cui è fatta la mia vita. non ho figli, né animali domestici, né piante, né un'auto. eppure mi sento incasinata come se fossi una donna in carriera con cinque figli, tre cani, una serra, i genitori anziani da accudire.

un paio di settimane fa ho acquistato "piantina carina". un vaso minuscolo con dei semi da cui è cresciuta un'erba verde e sottile. mi ha dato - e mi sta dando - molta gioia, marie kondo sarebbe fiera di piantina carina.
l'unico dubbio è su cosa ne sarà di lei quando... morirà. dovrei buttare tutto? aspettare che rinasca? non ne ho la minima idea. questa foto ritrare una piantina carina simile alla mia. la mia è troppo lontana dal divano.




questo post chilometrico racchiude tutti i singoli post che avrei voluto scrivere in quest'ultimo periodo e che non ho scritto perché il mio mondo - fatto di procrastinazione, pessimismo e inettitudine - l'ha impedito.

martedì 2 aprile 2019

2 aprile - giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo

oggi, in occasione sella giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo, il blog azzurropillin si tinge di blu e  vi consiglia due libri sulla sindrome di asperger, in particolare sulla sindrome di asperger nelle donne.

fino a poco tempo fa la sindrome di asperger sembrava essere prerogativa maschile, è solo da pochi anni che ci si è resi conto che è una condizione anche femminile, più difficile da diagnosticare perché le donne hanno maggiori capacità mimetiche e quindi sono più brave a imitare e uniformarsi, insomma, a fingere di essere neurotipiche anche quando sono neuroatipiche.

cos'è la sindrome di asperger.
non è una malattia, non si soffre di asperger, si è asperger. essere asperger significa avere uno stile cognitivo diverso. pensare in modo diverso. è come un diverso sistema operativo che funziona bene come quello tradizionale, anzi, in alcuni ambiti anche meglio. il rovescio della medaglia è che comporta delle difficoltà soprattutto nell'ambito sociale.

il primo libro che vi consiglio sull'argomento è questa graphic novel. si intitola "la differenza invisibile" e racconta la storia di una ventisettenne. di come cerchi e trovi un nome per quello che da fuori è il suo modo bizzarro di essere e di comportarsi. quel nome è sindrome di asperger.
una volta trovata la diagnosi si sentirà finalmente libera di essere se stessa e smetterà di fare quello che gli altri si aspettano da lei.



un'altra lettura molto consigliata è "aspergirls" di rudy simone. una raccolta di testimonianze che racconta i tanti e diversi modi in cui si manifesta la sindrome, quanto può essere difficile conviverci, quali sono le strategie per vivere meglio.