adoro i manuali di
scrittura. ne leggo a palate. la mia tesi di laurea è stata il
pretesto per leggerne a dozzine e prima di allora ne leggevo comunque
a pacchi e non ho mai smesso.
il problema, quando hai
letto così tanti manuali di scrittura, è che dal punto di vista
tecnico dicono tutti le stesse cose: show don't tell, inciting
incident, conflitto, no agli avverbi in -mente, climax, colpi di scena, dialoghi, struttura in tre
atti...
nessuno si preoccupa di
quello che invece, secondo me, è fondamentale rispetto alla scrittura,
ovvero il mindset, l'atteggiamento mentale, l'approccio.
tutti si premurano di
dirti come si scrive un racconto o un romanzo, ma nessuno ti aiuta a
gestire tutto il resto: dal blocco dello scrittore al silenzio delle
case editrici, dal confronto con il successo di altre autrici alle aspettative
irrealistiche o disattese al momento della pubblicazione.
al momento ho messo insieme circa due terzi del libro e sono parecchio soddisfatta di quanto scritto fino a
ora. mi sto sforzando di non aver fretta di chiudere (come faccio sempre), per essere sicura di affrontare tutti i temi che mi sembrano rilevanti nel modo più completo e utile possibile.
anni fa ho scritto un
manuale dal titolo “sono uno scrittore ma nessuno mi crede”. non vi sfuggirà che non sono uno scrittore. e non perché non scriva, ma perché sono una scrittrice, una donna. il motivo per cui ho usato il maschile sovraesteso è che si faceva così. ci hanno detto che avremmo dovuto identificarci col maschile.
adesso che mi sto interessando di sessismo interiorizzato, linguaggio inclusivo, femminili professionali ho deciso che in questo nuovo manuale userò il
femminile sovraesteso, o femminile universale. insomma, mi rivolgerò
sempre e solo a una interlocutrice ideale. e i maschi dovranno adattarsi
oppure ciao.
questo interesse per il
linguaggio inclusivo potrebbe sfociare nel progetto di scrittura #5
cui sto pensando da un po'. ma come sapete, quando penso di voler
scrivere un libro su qualcosa, finisco per scrivere tutt'altro.
ecco un piccolo
estratto dal manuale per scrittrici:
non credere al blocco della scrittrice (ma impara a superarlo)
non credo a babbo natale e nemmeno in dio, ma al blocco dello scrittore, anzi al blocco della scrittrice, credo eccome. Sono più i giorni in cui sono bloccata che quelli in cui la scrittura fluisce, per cui so di cosa parlo. (Oggi riprendo a scrivere dopo oltre due settimane che non lo faccio.)
Ci sono tanti motivi per cui è difficile portare avanti un progetto di scrittura. Molti hanno a che fare con la paura: paura dell'insuccesso, paura del successo. Paura di non essere capaci, paura che non importi a nessuno, paura che faccia tutto schifo, paura che nessun editore sulla terra vorrà pubblicarci, paura che se ci autopubblichiamo nessuno vorrà leggerci. Paura di essere troppo grasse, troppo vecchie, troppo single, troppo sposate, troppo fissate con la cioccolata per poter scrivere questo romanzo. Le paure che ci frenano sono tantissime, a volte ragionevoli a volte totalmente insensate. Quando è la paura a bloccarti dille “grazie, hai ragione”, e continua a scrivere. Scrivere è un'attività spaventosa, ti mette a nudo, ti mette in contatto con parti di te che non conosci o non frequenti di solito. Avere paura quando si scrive è normale, sarebbe folle il contrario, soprattutto se pensiamo che quello che stiamo scrivendo non resterà nascosto nell'hard disk del nostro pc ma andrà incontro al giudizio dei lettori. Quindi, se è solo paura, stai tranquilla e scrivi nonostante la paura.
Un'altra fonte di grossi blocchi nella scrittura è dovuta alla mancanza di pianificazione: non sai cosa scrivere perché non ci hai pensato prima o perché non ci hai pensato abbastanza, o perché quello a cui avevi pensato non funziona più, dato che nel frattempo hai stravolto tutto. È normale, capita in continuazione, ma si risolve mettendo assieme i pezzi. Può essere un buco di trama, mancanza di coerenza nell'agire dei personaggi, qualcosa che non ti convince nella direzione che il tuo testo ha preso.
Per rimettersi in carreggiata, in questi casi è sufficiente un po' di riflessione. Cos'hai scritto fino a quel punto? Cosa funziona? Cosa non ti convince?
Puoi provare a fare del brainstorming e buttare giù alla rinfusa tutto quello che ti viene in mente, tutto quello che sai su un dato personaggio, o tutte le scene che sei sicura di dover ancora scrivere, oppure puoi scrivere sul tuo diario tutte le perplessità e le contraddizioni che ti impediscono di andare avanti, o ancora puoi andare a fare una passeggiata, o andare a correre, o farti una doccia, leggere un libro, uscire a cena. Tieni conto comunque che provare a scrivere anche quando non ne hai voglia o non sai cosa scrivere, è sempre utile perché ti costringe a stare focalizzata sulla storia con costanza e obbliga il tuo cervello a pensarci e a trovare soluzioni.