Chiama mia madre.
- Ciao.
- Ciao.
Non abbiamo niente da
dirci
- Qui fa caldo (freddo) - dice lei.
- Anche qui.
- Ma non è tanto il caldo (freddo) è piuttosto l'umidità.
Parliamo del tempo
- Cosa mi racconti?
- Al solito.
- Anche qui.
Continuiamo a non avere
nulla da dirci. Tutte le nostre chiamate sono così: ciao, fa freddo
(caldo), tutto al solito. Non abitiamo nemmeno abbastanza distanti da
poter confrontare condizioni meteorologiche molto differenti.
Ho iniziato ad andare
da una psicoterapeuta. Ho voglia di ammazzarmi. È l'unica cosa che
sento. Ma non posso dirlo a mia madre. Quando ci ho provato, ha
detto: - Vuoi farmi star male.
Quindi, non potendo
dire la verità: tutto a posto.
Dice: - Sì. E poi papà
ha dato uno schiaffo a Caterina.
- Come mai? - chiedo.
- Eh, erano in
giardino, e papà stava raccogliendo le foglie e lei continuava a
rovesciarle.
Ma certo, perché non
picchiare una bambina di tre anni mentre gioca.
- Sai com'è lei, lo
provoca, e lui se la prende.
No, non so com'è lei,
la vedo una volta all'anno. Però so com'è mio padre, e so com'è mia
madre e so che anche se me ne sono andata di casa da quasi vent'anni,
non è cambiato niente nelle loro dinamiche.
Mio padre alza le mani;
lei lo difende. Sempre.
È sempre colpa degli
altri se lui è violento. Nella mia famiglia funziona così, se le
prendi non è che lui è uno stronzo che alza le mani
per nulla, è colpa tua, che lo provochi. Non importa se hai tre anni
e la sola colpa di avere tre anni e di fare quello che fa una bambina
di tre anni: giocare, toccare, sperimentare, scoprire.
Avrei voluto essere lì,
per proteggere quel cespuglio di ricci biondi. O forse è solo che
vorrei proteggere la me stessa bambina da tutta quella brutalità, ma
non è possibile. La bambina che sono stata non può essere più
difesa. Mi sembra assurdo che sia l'unica a pensare che Caterina deve
essere protetta. Ma a quanto pare persino mia sorella - sua madre - è tranquilla. Tutto a posto. Siamo cresciute a ceffoni e stiamo
bene. Tranne io, che sono in terapia e preferirei essere morta. Ma
loro non vogliono saperlo, quindi nessun problema.
Se avessi dei bambini,
non li farei vedere a mio padre nemmeno col binocolo. Ma non avrò
dei bambini, non li voglio, non riesco a badare nemmeno a me stessa,
non saprei proteggerli da mio padre, e forse non saprei impedir loro
di cadere nei miei buchi neri.
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