martedì 17 settembre 2013

il mio utero è d'accordo

giallo.
la sala d'attesa della ginecologa è il giallo delle poltrone opulente.
quando entro c'è solo un ragazzo con la barbetta rada che sfoglia una rivista, sprofondato nel giallo. e mi sorprende la sua presenza in un luogo così femminile. immagino la sua ragazza nell'altra stanza, a chiedere di abortire, di farsi mettere la spirale.
sono in anticipo di venti minuti, infilo gli auricolari e fisso il quadro sulla parete opposta.
anche la prima volta che sono venuta qui mi aveva colpito. solo due gambe nude, ossute, intrecciate. mi piace.
quando arriva il mio turno sono un po' tesa.
entro nello studio e mi siedo. la ginecologa mi chiede come sto. dico così-così.
tra due settimane sarò disoccupata, di nuovo,
il mio fidanzato matematico è in giappone da dieci giorni e se tutto è andato bene è appena atterrato nell'aeroporto - da qualche parte, là fuori,
il mio manuale è poco fuori dalla top cento degli ebook più venduti di amazon,
ho fatto un provino per un talent show e potrebbero chiamarmi per parteciparvi davvero,
due miei racconti potrebbero camminare da soli verso molti lettori,
è arrivato l'autunno,
e la notte, invece di dormire, ascolto musica dall'ipod.
non dico nessuna di queste cose ma le penso tutte in fila e mi manca un po' il respiro.
la ginecologa mi fa sdraiare su un lettino, mi chiede di abbassare i pantaloni e di alzare la maglia.
spreme un gel sulla pancia e lo spalma con un aggeggio di cui non conosco il nome ma che mi è familiare.
sul monitor accanto a lei inizia a delinearsi, grigio nel grigio, qualcosa di rotondo.
è grande nove centimetri. nessun cuore che batte. solo un grosso mioma che occupa tutto il corpo uterino. più grande di un pugno. grande come un feto di 14 settimane.
la terapia ormonale non ha fatto effetto. sarebbe meglio operare. che intenzioni ha? ho un collega chirurgo che effettua questo tipo di operazioni in laparoscopia. un buchino all'altezza dell'ombelico. il giorno dopo la mandano a casa, dopo una settimana è come nuova.
è probabile che rimarrà sterile, il fibroma è così grande... certo si potrebbe tentare di mantenere la fertilità.
ma io no, io sono un mostro, non voglio avere figli, il mio utero è d'accordo. tutto quello che vi può crescere sono solo delle cellule tumorali.
esco dallo studio avvolta in una stupida euforia, sognando il giorno, forse vicino, in cui non sarò più funestata da cicli mestruali torrenziali o dagli orrendi effetti collaterali di terapie ormonali inutili. penso che essere sterile sia una cosa che mi si addica, come i capelli azzurri, come un romanzo triste.
quando vado a riprendermi la giacca incontro di nuovo il ragazzo dalla barbetta rada, tiene per mano una ragazza bionda con una grande pancia abitata.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

leggerti oggi è stato per me come ricevere un pugno nello stomaco. Ho subìto una miomectomia multipla qualche anno fa ma di figli ne volevo, e dopo un primo miracolo, ne vorrei ancora. Sulle tue scelte e sul modo di affrontare questa cosa non dico niente, appunto perché ognuno ha diritto di vivere come vuole, dico solo che questo post è scritto benissimo. Un abbraccio

Anonimo ha detto...

bellissimo post. mi piace che tu abbia il coraggio di dichiarare la tua posizione apertamente, anche esponendoti a critiche (io ho letto anche Childfree). Mi sorge peró una domanda, che non vuole essere né polemica né invadente: mi chiedo quale ruolo possa avere un compagno in una decisione tanto femminile

laformicascalza

azzurropillin ha detto...

non c'è molta scelta. toglierlo bisogna. ci sono solo da discutere le modalità. e paradossalmente il matematico è impazzito molto meno di mia madre.

alinipe ha detto...

Io spero che l'operazione sia facile. E semplice. E il post operatorio indolore. E nessuno è un mostro semplicemente per desiderare dalla vita qualcosa di diverso dalla maggioranza... Anzi, a pensarci bene non c'è nulla di più mostruosamente egoistico del volere un figlio, quindi forse sei l'unica persona normale (e azzurra) circondata da noi mostri!
Un abbraccio,

Alice mostrizzatrice.

MadMath ha detto...

perché ripeti ossesivamente di essere un mostro? E soprattutto perché il tuo "compagno" matematico non utilizza la matematica che conosce per fornirti tools logici per interpretare e risolvere le sorgenti delle tue ansie? Se ti piace camminare, puoi considerare l'idea di arrampicarti (insieme al matematico). Corda,discensore,rinvii. E una parete di roccia. Per finire, dopo aver letto childfree, non mi è chiaro quale sia il tuo atteggiamento verso l'infanzia in generale. La guerra dilacerante verso se stessi non è una soluzione accettabile, almeno dal mio punto di vista matematico.

Silvia Pareschi ha detto...

Ehi, io non voglio figli e sono una gran bella persona, come la mettiamo?

azzurropillin ha detto...

@madmath: prima di tutto, cosa ti ho fatto per meritare un tono così aggressivo.
in secondo luogo, se i tool logici servissero per risolvere l'ansia credo che il matematico li userebbe per sé. ma dato che anche lui è bello ansioso o non ha i tool logici, o i tool logici non servono per combattere l'ansia. immagino già lo slogan: "meno psicofarmaci, tool logici per tutti!". ma le lobby farmaceutiche di certo non lo permetterebbero. (sarcasmo)
se ti piace la matematica, perché non consideri l'idea di darti all'agricoltura. zappa, semi, innafiatoio. un grande appezzamento di terra.
per finire, childfree parla di desiderio di maternità. il mio atteggiamento verso l'infanzia non c'entra una mazza.
hai ragione, la guerra dilacerante verso se stessi non è una soluzione accettabile, nemmeno dal mio punto di vista di azzurropillin che sta diventando blu.

MadMath ha detto...

Carissima azzurropillin, non capisco quale termine abbia ingenerato l'aspetto aggressivo. Ma forse è solo emozione turgida. Se un matematico, anzi un logico, è ansioso, c'è qualcosa che non va nei suoi schemi formali. Io sono un matematico (taoista post moderno) come il tuo compagno e non sarebbe una cattiva idea se riuscissi a convincerlo ad iniziare una profonda autoanalisi, magari condivisa nell'intimità (ma lui non c'è quasi mai - conferenza qui, conferenza là; mai pensato di andare a qualche conferenza?). Per quanto attiene all'agricoltura, preferisco la letteratura (sono un ibrido tra matematica e letteratura; in un certo senso potrei citare gadda ma il discorso è un po' troppo lungo da sviluppare qui). Ho letto childfree ed al confronto - autobiografico - la cognizione del dolore arriverebbe senz'altro seconda (ironia). E appunto ti avevo invitato a chiarire quale fosse l'atteggiamento tuo verso l'infanzia visto che molti post trasudano un certo ampliamento della tua comfort zone (presente?) in chiave metaforica (ma non troppo). Ti suggerisco una full immersion emotiva nell'estetica logica del tuo matematico, potrebbe servirti per tornare azzurropillin. Provare non ti costerà niente. Il binomio letteratura matematica non è nuovo e può essere funzionale contro certe tue ossessioni compulsive (ad esempio il desiderio di scrivere qualcosa di bello vedendoselo pubblicato. Ricordi proust? si autopubblicò per iniziare). Iniziare una profonda autoanalisi del proprio passato utilizzando gli strumenti matematici potrebbe aumentare il tuo grado di azzurropillinità. Anche in chiave taoista se conosci il genere. A presto e sorridi cercando di limitare i danni. Pensa a gadda,camus e rimbaud. A presto.

natalia pi ha detto...

Ma di tutti i post possibili, quest'uomo deve proprio parlare di tool logici quando ci sono di mezzo parole come fibroma? Ma mi faccia il piacere! I tool logici non ti fermano dal cacarti sotto di paura, se c'è di mezzo un'operazione chirurgica. i tool empatici magari fanno meno figo, ma ti fanno capire quando è il caso di polemizzare, e con che tono farlo, perdinci... Mi spiace un sacco leggere questa cosa, Silvia. Spero che davvero l'operazione non sia complicata, e che davvero la possibile sterilità non ti crei problemi di alcun tipo più in là, a livello emotivo e tutto. Una cosa è non volere nani, altra è non poterne avere neanche volendo. È successo a un'amica mia. E comunque non sei un mostro, per sta storia del non volere figli. Eddàje! Lo so che è difficile per te, ma sii gentile con te stessa. Tutti vogliono cose diverse dalla vita :) in bocca al lupo!