il giorno in cui il mio treno ha fatto 255 minuti di ritardo ho, per la prima volta, rivolto la parola al mio "pendolare di riferimento del viaggio di ritorno".
il pendolare di riferimento è una presenza rassicurante, vederlo in attesa sulla banchina, sapere che c'è, mi tranquillizza.
per mesi ho visto questo omino alto e secco, il viso affilato e i capelli grigi grigi, prendere il mio treno, e mai gli avevo rivolto la parola, fino a quando non abbiamo fatto 255 minuti di ritardo insieme e ci siamo raccontati la vita. anche se non ci siamo nemmeno presentati.
era da quel 12 giugno che non lo vedevo, e oggi invece, ci siamo incrociati di nuovo. mi ha salutata, ha detto "come sta?, è da tanto che non la vedo" con una gentilezza e una galanteria che mi hanno commossa.
e anche se è da un anno e mezzo e passa che faccio torino, milano, torino, anche se sono ben più di uno i miei pendolari di riferimento sia dell'andata che del ritorno, lui è l'unico con cui ho parlato, l'unico verso il quale ho nutrito da subito grande simpatia.
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