nelle prime righe di pagina sette del mio romanzo "l'inventario delle mie stranezze" c'è scritto "la mia tazza, quella azzurra". mentre nel dattiloscritto che avevo consegnato all'editore c'era scritto "la mia tazza, quella azzurra tinta unita". la persona che ha revisionato il testo ha reputato che "tinta unita" fosse pleonastico* e l'ha tolto.
una autrice deve decidere quali battaglie combattere, non si può impuntare su qualsiasi proposta di modifica, sia per non rendersi insopportabile, sia per essere più credibile quando si rifiuta di cambiare qualcosa. quindi ho accettato di buon grado di sacrificare "tinta unita" fingendo che per me non avesse senso o valore.
esempio di dialogo tra me e il matematico:
- per favore, mi fai un tè?
- che tazza vuoi?
- quella azzurra tinta unita.
come potete vedere, la risposta "quella azzurra" non avrebbe specificato alcunché.
*avevo scritto ridondante, ma pleonastico è una parola cui sono affezionata: l'ha usata il matematico nell'sms in cui mi augurava buon anno 2004, tre mesi prima che diventassimo qualcosa insieme.
2 commenti:
il nome di questo blog e il colore che diventerai da grande assumono un significato di giorno in giorno più chiaro.
@babalatalpa: anche per me :)
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