mercoledì 8 aprile 2020
33/40
oggi è il mio trentatreesimo giorno di isolamento sociale. il 7 marzo mi è venuta la febbre, 37e5, niente di grave, da quel giorno sono uscita di casa 4 volte: una per fare la spesa, tre per buttare la pattumiera.
queste sono le cose che (almeno fino a ora) mi hanno impedito di cedere alla disperazione
* mantenere una routine. anche se ora lavoro da casa mi alzo entro le 7 e 30, mi metto a lavorare entro le 8.30. pranzo. leggo, scrivo, cazzeggio, ascolto audiolibri o podcast, seguo qualche video per fare un po' di yoga o pilates. alle 18 bollettino della protezione civile, alle 19 cena. serata: cinema o serie tv col matematico. ore 22 e 30 nanna.
* scrivere un diario. da più di un anno lo facevo abbastanza regolarmente. ora scrivo tutti i giorni. lascio sulla carta le mie paure, il mio sconforto, i miei timori per il futuro che ci aspetta. niente che valga la pena di essere letto da altri o anche solo riletto da me. solo uno sfogatoio, un vomitatoio per non lasciarmi sopraffare dai timori.
* fare un po' di attività fisica. nella mia vita precedente facevo pilates una volta a settimana, ogni tanto correvo. ora non cammino nemmeno più. il mio cardiofrequenzimetro, acquistato quando ancora arrivavo a correre una mezza maratona (21km), è ridotto a segnare una media di 500 passi al giorno, fatti tra divano, letto, vater (al punto che ieri sera è sbroccato e alle 22.22 segnava le 16.40 di una fantomatica domenica 8 - non è dato sapere di che mese o di che anno). adesso cerco di seguire dei videotutorial di pilates o di yoga. ci ho messo diversi giorni a decidermi ma ultimamente mi ritaglio per l'attività fisica almeno 10 minuti al giorno, quando mi sento molto motivata 20. quando sono al top 50.
* informarmi con moderazione. ho selezionato alcune fonti autorevoli (no complottismi, no sensazionalismi) e ho assorbito tutte le informazioni possibili, su cos'è un virus in generale, su che caratteristiche ha questo virus in particolare, su come si trasmette, su come ci si protegge, sui tipi di mascherine, su come si usano le mascherine (mai visto persone usarle in modo corretto, nemmeno in tv, dove i giornalisti se le mettono sul mento e i politici solo sul naso. alcuni sembrano averle sugli occhi. l'unica volta che sono stata in fila per entrare al supermercato, il tizio che gestiva gli ingressi l'ha abbassata per fumare, e il tizio davanti a me l'ha abbassata per parlare al telefono)... devo dire che in alcuni momenti informarmi in questo modo (per più di una o due ore al giorno) mi ha riempita di ansia, soprattutto perché più sai, più ti rendi conto che questa cosa non finirà a tarallucci e vino tra due settimane ma avrà ripercussioni pesantissime per mesi/anni.
il senso di sicurezza che mi viene dalla consapevolezza e dalla conoscenza mi fa stare tranquilla.
* concentrarmi su quello che posso controllare. non posso far stare a casa gli altri, ma posso stare a casa io. non posso spiegare a tutti come si usano le mascherine, ma posso usarle io in modo corretto. non posso impedire agli altri di urlare dai balconi alla gente che magari sta andando dal dentista per un mal di denti insopportabile, o sta andando a lavorare alla cassa del tuo supermercato, ma posso non urlare agli altri dal balcone (anche perché non ho un balcone, né un terrazzino, né un microgiardinetto). non posso impedire agli altri di comprarsi decine di pacchi di farina e di lievito, ma posso comprare solo la farina e il lievito che mi è strettamente indispensabile.
ci sono giorni in cui, anche se faccio tutto questo, per quanto mi sforzi mi sento scoraggiata e mi viene da piangere e non riesco a vedere una via d'uscita e penso che se mai ritorneremo a una specie di normalità saremo tutti più tristi, più cattivi, più arrabbiati e il mondo sarà un posto ancora peggiore, ancora più pieno di disuguaglianze.
come ve la passate voi in quarantena?
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4 commenti:
Forse più tristi...ma non cattivi ti prego!! Io voglio sempre sperare!!
Ciao Silvia!! Scrivi, scrivi e scrivi che sei brava!! E fa come me...un bel calice di vino rosso appena senti che la malinconia si affaccia
Me la cavo. Non è tanto la quarantena (la mia vita sociale non era delle più brillanti neppure prepandemia), quanto l'idea di non poter uscire se volessi farlo. Mi mancano piccole cose; mi fa impazzire vedere questo cielo mai stato così azzurro per tanti giorni di seguito e non poter andare a correre; mi manca il mio laghetto; mi fa paura lo sguardo basso delle persone in fila al supermercato, come se il virus si trasmettesse da occhi che ridono. O da sguardi spenti.
Ho sostituito la corsa con un'ora di esercizio quotidiano, seguo improbabili tutorial apartament friendly, realizzati da fanciulle con un fisico pazzesco, che promettono un corpo nice and strong anche stando barricati in casa.
Ciò che più mi terrorizza è la fase due. Devo far pace con l'idea di essere tracciati per la nostra salute; come se non fossimo già abbastanza tracciati...
Scrivi Silvia, scrivi anche qui. Perché non sono sicura del fatto che molte delle cose che stai scrivendo nel tuo sfogatoio non meritino d'esser lette.
@bea detù: grazie, ci provo a scrivere. è bello sapere che qualcuno là fuori pensa che abbia senso che lo faccia
@baba: anche tu pensi che i tutorial dovrebbero essere fatti da insegnanti fighissime affiancate da persone normali? a me questa cosa che sono tutte supersnodate e super toniche e supermagre in grado di annodarsi le gambe dietro al collo col sorriso demoralizza da matti.
una delle cose che manca di più del mondo come era è la colazione al bar la domenica. lo so, sono privilegiata, le persone a me care stanno bene e posso permettermi di essere triste perché non ho cappuccino e brioche. questa cosa mi fa sentire molto in colpa.
Ieri, ho tentato quindici minuti di stretching adatti a tutti. Sì, sicuro. La tizia (già dall’addome avrei dovuto capire che non era il tutorial giusto), è partita con una spaccata che io non avrei saputo fare neanche a 5 anni. Gambe apertissime, resto del corpo spiaccicato sul pavimento, la tipa era addirittura in grado di parlare da quella posizione perché it’s so relaxing…
Non possiamo sentirci in colpa perché abbiamo la fortuna di sentire la mancanza di frivolezze. Siamo esseri umani.
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