lunedì 1 luglio 2013

nove ragioni per non pubblicare - i miei due cent

Sogno di fare la scrittrice da quando avevo tredici anni più o meno.
La scintilla è scattata perché è solo allora che ho iniziato a leggere assiduamente. Pensavo “anch'io voglio essere capace di far provare ad altri queste emozioni qui, usando solo le parole”. Ho iniziato a scrivere verso i diciassette anni, ricordo ancora l'emozione del mio primo racconto compiuto, gli otto nei temi a scuola, il breve testo pubblicato nel giornalino per ragazzi, i racconti selezionati dal sito internet, la partecipazione ai concorsi in cui sono stata segnalata per merito, le pubblicazioni in antologie, fino ad arrivare a meritare con questo racconto la prefazione di oliviero ponte dipino, fino ad essere selezionata per partecipare a tessitori di sogni l'anno scorso. E poi quest'anno la pubblicazione con un editore vero di questo manuale (che per tre giorni è in vendita a 1 euro e 99anziché 4 e 99. oserei dire il manuale con il miglior rapportoqualità prezzo!).
Ho quasi 31 anni. Per diciotto anni non ho fatto altro che leggere e scrivere e cercare di migliorare la mia capacità di rappresentare il mondo e suscitare sentimenti con le parole.
La mia penna è maggiorenne, ormai.
Il mio percorso è limpido. Ogni piccolo successo ottenuto con le mie pagine è stato un gradino che mi ha portato più in alto e più avanti verso quello che da sempre è il mio obiettivo: arrivare a pubblicare. Allo stesso tempo ogni successo ha cancellato o sminuito quello precedente, perché avvenuto quand'ero “piccola”, perché avvenuto tempo fa. È vero, una maratona è fatta di tanti passi, tutti di uguale importanza, ma non è forse il passo che ti permette di raggiungere il traguardo quello più bello ed emozionante? E chi se lo ricorda più il passo con cui si ha raggiunto il quinto, il diciannovesimo, il trentatreesimo chilometro! E tutti i passi in mezzo?
Prima o poi arriverò a pubblicare, un romanzo, uno bello. Lo so perché è quello che desidero da sempre. Ma quando accadrà credo che in qualche modo scoppierà la ghiandola velenosa di cui sandrone dazieri parla inquesto articolo, e quello che credevo mi avrebbe resa felice, quello per cui sto lavorando da diciotto anni, forse mi renderà una persona peggiore perché tutta la fatica, tutta la frustrazione, tutto il sudore e il lavoro e la testardaggine e l'impegno forse non saranno serviti a null'altro che a sparire, a non essere letta, non essere recensita, non essere tradotta all'estero, non vincere alcun premio. E allora quello che credevo fosse il traguardo si trasforma in una tappa intermedia. Sì, hai vinto la maratona ma era la gara provinciale, ora devi pubblicare il secondo romanzo, che sarà forse come vincere le regionali e poi devi vincere le nazionali e arrivare alle olimpiadi e se vinci le olimpiadi rischi di fare la fine di alex schwarzer.
Forse leggere l'articolo di dazieri a sedici anni mi avrebbe convinta a lasciar perdere e ora sarei più felice. O forse no.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai scritto tu male dell'Austria?

Lilith ha detto...

sì vabbè.... sandrone ha ragione ed è un mito... ma a buonsenso ci arriverebbe chiunque... io dico che vale la pena comunque, tentare...oltre il buonsenso, magari tenendo bene a mente queste sacrosante ragioni... o no?
in sostanza: non mollare!