mi ero appena diplomata in ragioneria, nonostante avessi passato i 5 anni di scuola superiore leggendo romanzi durante le ore di economia aziendale, quando ho sostenuto il mio primo colloquio di lavoro presso lo studio di un commercialista.
era evidente che a me non importava nulla di imparare il mestiere che si può imparare lavorando per un commercialista, ma ho affrontato lo stesso il colloquio, per curiosità o per far contenti i miei. e dopo un paio di settimane anche un altro.
il risultato è stato ridicolo. non ho nemmeno finto interesse per quegli impieghi. facevo capire che per me quel lavoro era una possibilità come un'altra, e che anzi, se avessi fatto a meno di studiare a ragioneria sarebbe stato decisamente meglio.
e allora non mi rendevo conto di quanto sembrassi fuori posto, spaurita, indecisa. eppure quei colloqui mi sono serviti per capire cosa avessi intenzione di fare. dicevo al commercialista di turno "mi interessa solo di guadagnare soldi per fare l'università", ed era come se lo dicessi a me stessa.
dopo sette anni sembra quasi non sia cambiato nulla.
ripenso al colloquio di questo pomeriggio e mi sento una scema. per nulla diversa dalla neodiplomata che fa finta di non sapere quello che vuole ma che sotto sotto ha ben chiaro in mente cosa vuol fare, solo che non sa bene da che parte è meglio andare.
oggi come allora, la meta è la stessa, solo che adesso ci sono più vicina, anche se non abbastanza.
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