sono stata in una scuola a presentare i miei romanzi.
il piano prevedeva di parlare di "maschiaccio e femminuccia" a due quarte
successivamente di parlare di "un miglio al giorno" a 3 prime medie
e per finire altre 2 prime medie, sempre con "un miglio al giorno".
stavo quasi uscendo indenne dalla mattinata, quando una ragazzina in prima fila mi ha detto di aver letto "l'inventario delle mie stranezze".
un'insegnante mi ha chiesto di leggerne un brano (note to self: la prossima volta leggi l'incipit, non un brano a caso!)
e per finire un ragazzino mi ha chiesto "perché hai scritto questo libro?"
ho iniziato a vagheggiare robe a caso e poi ho detto la verità (che se non conoscete potete leggere nel post linkato poco sopra).
alla fine della presentazione la ragazzina della prima fila è venuta a dirmi che lei ha letto l'inventario perché pensa di essere autistica e poi si è messa a piangere. e quelle lacrime mi hanno frantumata in mille pezzi. le ho chiesto come si chiama (una sua compagna di classe ha detto ester), e io ho detto a ester che so che è difficile, l'ho abbracciata, le ho dato dei fazzoletti, avrei voluto dirle che andrà meglio, che troverà delle strategie, ma non gliel'ho detto perché non è vero, per me non è vero.
la bassa autostima, il senso di inadeguatezza, la tendenza depressiva e i pensieri suicidari, le lacrime, la sensazione di essere fuori posto, l'incapacità di stare nel mondo a proprio agio... trent'anni dopo è tutto ancora qui, come a 12 anni.
sono uscita da quell'auditorium completamente in briciole.
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