che rapporto hai con il blocco dello scrittore?
quando termino un libro, mi capita di avere un blocco delle idee, di non sapere cosa scrivere dopo. a volte passo mesi interi temendo che non scriverò più nulla, che sono stata fortunata a scrivere fino a ora, ma che basta, ho esaurito le cose di cui mi interessava scrivere, sono finite le storie che avrei potuto scrivere solo io. ho questa idea per cui non voglio scrivere tanto per scrivere, ma voglio scrivere storie in cui credo e che sento di poter scrivere meglio di chiunque altro proprio per il fatto che sento mie.
il blocco delle idee può durare anche anni, se non faccio nulla per forzarlo.
poi, però, succede che arriva una calamita, un frammento di idea magnetica che raccoglie intorno a sé, con forza, altri luoghi, personaggi, vicende. ed è attorno a quel frammento che inizio a costruire una nuova storia, a mettere insieme altre idee, organizzare il materiale, immaginare una successione di eventi. solo dopo una prima fase di riflessione, mi metto a scrivere.
può capitare che mentre scrivo mi trovi di fronte a un passaggio che non funziona, a una scena che non riesco a scrivere, a qualcosa che stride ed è in contraddizione con quanto già scritto. mi capita di non riuscire ad andare avanti, e questo blocco nella scrittura cerco di superarlo attraverso altra scrittura. prendo il mio quadernetto e scrivo cosa non mi convince, perché mi sono bloccata. mettendo a fuoco il problema cerco attraverso la scrittura di trovare la soluzione.
alcuni dicono che il blocco dello scrittore non esiste. scrivere è un mestiere e non si è mai sentito di un meccanico che non ti cambia le gomme perché ha il blocco del meccanico, o di una parrucchiera che non taglia i capelli perché ha il blocco della parrucchiera.
io penso che esista e di esserne spesso vittima, ma non sono ancora a un punto della mia carriera di scrittrice in cui questa cosa è rilevante.
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