prima di sparire mauro covacich
vorrei dire del ritorno. di tutto quello che mi ha investita da quando ho riattraversato l'oceano per tornare qui. l'affetto che ho ricevuto, lo stordimento da jet lag, la solitudine che mi ha accolta nella mia piccola mansarda torinese, la precarietà della mia vita di ora che si è riaffacciata tutta insieme (precarietà lavorativa, il contratto scade il 31 dicembre, affettiva, il matematico tornerà tra due mesi e poi, abitativa, abito abitavamo abiteremo (?)in questa mansarda in cui non ci stanno nemmeno i nostri pochi vestiti invernali ed estivi contemporaneamente).
vorrei dire della casa sporca e in disordine, dello svegliarmi nel cuore della notte e non riuscire a dormire e pensare alla mia più cara amica che fa i conti con la morte, al mio amore matematico, all'università da proseguire, alla residenza da cambiare, alla visita oculistica necessaria ma sempre rimandata, a e-mail da scrivere, al forseromanzo abbandonato forsepersempre.
vorrei dire della mia immagine riflessa sulle vetrine, che in questi giorni mi piace, del libro che sto leggendo, della paura -tanta- di quello che succederà, della sensazione che ogni giorno trascorso a milano, con i miei colleghi, sarà un motivo in più per non cercare mai un'alternativa. vorrei riuscire a spiegare cosa tutto questo significhi per me, invece il massimo che riesco a fare è un mero elenco.
1 commento:
non importa, hai reso perfettamente l'idea.
anch'io mi sveglio nel cuore della notte.
vorrà dire che mi sentirò meno sola.
e spero che ti sentirai meno sola anche tu.
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