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mercoledì 29 luglio 2020

come nasce una scrittrice



Quand'è che ci si può definire scrittori? Qual è l'evento che determina la nascita di uno scrittore? Io non lo so, non l'ho ancora capito, anche se so da quando avevo 12 anni che da grande avrei fatto la scrittrice. 
Ecco la mia storia:

È il 1998, ho sedici anni, scrivo un racconto, lo mando a un concorso. Non vinco niente, non mi si fila nessuno. Non sono una scrittrice.

Scrivo un altro racconto, lo mando a un concorso. Il racconto viene selezionato e pubblicato in un'antologia. Ne compro 6-7 copie da regalare ad amici e parenti. Ho vent'anni, sono felice: per la prima volta qualcuno considera un mio testo degno di pubblicazione. Povera ingenua, ti sei fatta fregare. Il racconto non valeva niente, ovvio. Gli organizzatori volevano solo spillare dei soldi ai partecipanti abbastanza allocchi da credere che la selezione avesse un valore.

Scrivo il mio primo romanzo. Lo mando a qualche editore. Non mi si fila nessuno. Non sono una scrittrice.

Sto per compiere trent'anni scrivo un racconto. Lo mando a un prestigioso concorso nazionale. Vinco. Il racconto viene pubblicato e distribuito in tutte le stazioni della metropolitana con un'introduzione di Oliviero Ponte di Pino (editor Garzanti). Marilena Rossi, editor di Mondadori, dopo averlo letto mi scrive per chiedermi se ho pronto un romanzo. Mi sento la dea delle scrittrici. Ma poi non succede nient'altro. Era solo un racconto. Chi ti credi di essere?

Partecipo a un concorso per scrittori per ragazzi organizzato da Atlantyca Dreamfarm (l'agenzia letteraria che gestisce i diritti di Geronimo Stilton). Vengo selezionata insieme a Daniele Nicastro, Anna Tasinato, Elisa Sabatinelli. Mi sento la dea delle dee delle scrittrici. Ma poi non succede nient'altro. Il progetto di romanzo con cui sono stata selezionata si perde nel nulla.

Scrivo un manuale di scrittura, ne ho letti così tanti che mi sento il maggior esperto nazionale in materia. Firmo il mio primo contratto di edizione. Sono felice, adesso sono di sicuro una scrittrice, giusto? Sbagliato: è solo un piccolo editore digitale, chi ti credi di essere?

Scrivo un romanzo, lo mando a un editore. Firmo un altro contratto di edizione. Ma tanto è sempre e solo un piccolo editore digitale, che tra l'altro ha fatto un casino immenso e, all'uscita, invece di essere contenta, piango e conto i giorni che mi separano dalla scadenza del contratto.

Vista la pessima esperienza con l'editore digitale, decido che il nuovo romanzo che ho scritto, lo autopubblico, col cavolo che mi espongo di nuovo al rischio di essere insoddisfatta del risultato. È il 2016, ho trentaquattro anni. Ti sei autopubblicata? Sfigata, è chiaro che ti sei ridotta così perché nessun editore ti vuole.

È il 2018, trovo un piccolo editore interessato a pubblicare un romanzo che avevo messo su Wattpad. Sono onesti, fanno editing, nel contratto non c'è nessuna clausola capestro scritta in minuscolo. Firmo. Esce un libro di cui sono felice, mi sento scrittrice. Con chi hai pubblicato? Edizioni cosa? Mai sentito. Ma non c'è in ebook? Dove si compra? [Vi svelo un segreto: i libri si comprano in libreria]

È il 28 luglio 2020, esce "Maschiaccio e femminuccia". Lo pubblica EL, lo stesso editore che pubblica Gianni Rodari. Mi sento scrittrice più che mai. Sì, è solo un libro per bambini. No, non hanno fatto una prima tiratura di 100 mila copie. Tra quattro giorni è il mio compleanno, sono felice e sono sicura di essere una scrittrice. Qualunque cosa ne pensiate.

martedì 28 luglio 2020

come nasce un libro: l'uscita



(leggi le puntate precedenti da qui)

Prima di interessarmi al mondo editoriale, non immaginavo che i libri avessero una data di uscita specifica, a parte quelli di Harry Potter per cui si faceva la fila fuori dalla libreria a mezzanotte.
Quando mi sono resa conto che esistevano le "date di uscita" dei libri, supponevo che semplicemente le copie si materializzassero sugli scaffali delle librerie nel giorno giusto. Non sapevo nemmeno che arrivassero in scatole che i librai avrebbero dovuto premurarsi di aprire.

Adesso mi è chiaro che ci vuole del tempo: tempo per stampare il libro in tipografia, tempo per portare le copie stampate dalla tipografia ai magazzini, tempo per spostare le copie dai magazzini alle librerie, tempo per disporre in libreria le copie. Tempo e lavoro di tante, tantissime persone.

A maggio, quando ho revisionato le bozze con la redazione, sull'ultima pagina c'era scritto: "finito di stampare nel mese di giugno 2020". Mi fa sempre sorridere quando faccio consapevolmente qualcosa per la "me del futuro".

Da oggi "Maschiaccio e femminuccia" è nelle vostre mani, da autrice ho fatto tutto il possibile per renderlo il libro migliore possibile, per farvelo conoscere.
L'ho accompagnato fin dove mi era possibile, ora è vostro e tocca a voi portarlo lontano: acquistarlo, leggerlo, recensirlo su Amazon, Anobii, Goodreads, regalarlo, consigliarlo.

Lo trovate in tutte le librerie fisiche e online.
Su Amazon a questo link

lunedì 27 luglio 2020

come nasce un libro: l'arrivo delle copie



I libri sono stati, e sono, ciò cui tengo di più al mondo.
Non riesco a immaginare la mia vita senza libri, sono costituita per il 70% d'acqua e per il 90% delle letture che ho fatto fino a oggi (il mio fidanzato matematico avrebbe da ridire su questa affermazione).

Quello che ho letto mi ha divertita, fatta piangere, istruita, intrattenuta, mi ha permesso di riflettere, di imparare a fare cose, di espandere i confini del mio mondo ("I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, di tutto quello che posso capire, pensare ed esprimere" L. Wittgestein)

Il contributo massimo che riesco a immaginare di dare passa attraverso la scrittura di libri.

Quando giovedì 16 luglio ho preso in mano per la prima volta "Maschiaccio è femminuccia" è stato amore a prima vista. Non l'ho annusato perché non sono una che "ma l'odore della carta", però ho bussato sulla copertina cartonata e ho pensato che suonasse bene. Mia zia dice che fa lo stesso rumore del pane ben cotto.

In questo breve video una piccola anticipazione del mio nuovo contributo per un mondo più inclusivo e libero da stereotipi. ["Maschiaccio e femminucia" - EL edizioni - dai 9 anni]


domenica 26 luglio 2020

come nasce un libro: l'attesa



(leggi le puntate precedenti da qui)


Tutta la vita di un autore esordiente, di uno scrittore aspirante, di un tizio qualunque che voglia emergere con la scrittura, è costellata di attese, lunghe attese, attese epiche.
Sto aspettando il 28 luglio 2020 da tipo 26 anni.
Se a 12 anni mi avessero detto che l'attesa sarebbe stata così lunga, ci avrei provato comunque?
Sì, l'ho fatto.

Aspetti l'idea, poi scrivi qualcosa, e a quel punto arriva l'attesa del giudizio. Mandi quello che hai scritto a un concorso, a una rivista letteraria, a una casa editrice, a un'agenzia. E poi aspetti, a volte aspetti per mesi, per anni, per niente.
Ogni tanto capita che un concorso, una casa editrice, una rivista letteraria apprezzi quello che hai mandato, allora poi devi aspettare: il contratto, l'editing, di vedere la copertina, che il libro o il racconto venga pubblicato.
E poi sei ancora in attesa: che qualcuno si accorga che sei stato pubblicato, che i lettori scrivano le recensioni, che i blog scrivano le recensioni.
Per la maggior parte del tempo aspetti che succeda qualcosa che pensi avrà conseguenze epiche, memorabili, esplosive, e invece ti accorgi, sempre più di frequente, che non succede nulla.
Allora aspetti ancora: idee più mature, di raggiungere uno stile di scrittura più consapevole, di trovare riviste più prestigiose, editori più grandi, riscontri più autorevoli.

Alle superiori avevo l'abitudine di trascrivere sul diario le citazioni che mi colpivano di più nei libri. Una frase che mi sono portata dietro e che continua a essere vera per me dice: "Scrivere è l'unico modo di aspettare senza farsi del male".
È il motivo per cui da adolescente scrivevo "chilometri di lettere", il motivo per cui sto scrivendo questi post, il motivo per cui sto lavorando a un altro romanzo.
Perché sono troppo impaziente, odio le attese, e allora pur di non aspettare... scrivo.

(La citazione fedele, tratta da "Oceanomare" di Alessandro Baricco dice: "Scrivere a qualcuno è l'unico modo per aspettarlo, senza farsi del male". Buffo come la memoria ricordi ciò che vuole.)

venerdì 24 luglio 2020

come nasce un libro: intermezzo



(leggi le puntate precedenti da qui)

Ricordate la canzone di Cristicchi: "Vorrei cantare come Biagio Antonacci"?
Ecco, io da piccola volevo scrivere come Angelo Petrosino. I suoi diari di Jessica mi hanno accompagnato per tutta l'adolescenza, così come la corrispondenza con l'autore stesso, fatta di lunghe lettere inviate col francobollo.
L'ultima volta ci siamo incontrati a Torino, nel 2007, dove io vivevo e dove lui si trovava per presentare un libro di recente uscita.

Quando ho saputo che "Maschiaccio e femminuccia" sarebbe stato pubblicato da EL, mi sono sentita in dovere di scrivergli per farglielo sapere: per me è una sorta di cerchio che si chiude e anche un gesto di riconoscenza.

Angelo, che ancora si ricorda di me!, ha voluto leggere in anteprima il libro (!), e scriverne una recensione, di cui vi anticipo qualche stralcio:

Silvia è stata capace di avvicinarsi al mondo dei bambini, di Riccardo e di Caterina, con un pudore, un rispetto, una tenerezza empatica che pochi scrittori sanno esercitare quando affrontano il mondo dell’infanzia per raccontarlo a grandi e piccoli nello stesso tempo, perché gli uni e gli altri possano rispecchiarsi in una vicenda che li riguarda o li ha riguardati in giorni lontani.
Il libro, che è un racconto a due voci, si dipana con una levità di stile e una profondità psicologica davvero sorprendenti in chi, come Silvia Pillin, affronta la sua prima prova di scrittrice per ragazzi.

Il libro di Silvia può essere letto a più livelli. I bambini che lo leggeranno potranno togliersi di dosso l’ammasso di aspettative e di pregiudizi dei quali li caricano spesso i grandi. Si ritroveranno nei due protagonisti perché l’autrice non ha scimmiottato dei tipi, ma ha cercato di cogliere (e ci è riuscita) una fase cruciale dell’infanzia nella sua essenza.
Ho sempre cercato l'approvazione e il riconoscimento degli altri, faccio moltissima fatica a dirmi brava da sola, per quella sorta di modestia che è sempre richiesta alle bambine, e che è difficile scollarsi di dosso anche una volta diventati adulti.
Il fatto che uno scrittore che ho sempre stimato immensamente usi parole così lusinghiere per parlare del mio primo romanzo per ragazzi non può che commuovermi.

torna sul blog per le prossime puntate:
26 luglio: l'attesa
27 luglio: l'arrivo delle copie
28 luglio: l'uscita
29 luglio: come nasce una scrittrice

giovedì 23 luglio 2020

come nasce un libro: il titolo


(leggi le puntate precedenti da qui)

Non ho un buon rapporto coi titoli. L'ultimo libro che ho scritto aveva come titolo provvisorio: "Il romanzo che vincerà il Premio Calvino" e sappiamo che non è andata benissimo. (Pur non essendo una fan sfegata della legge dell'attrazione, ho pensato che se davvero l'universo fosse stato in ascolto, il messaggio non sarebbe potuto essere più chiaro.)
Anche "Maschiaccio e femminuccia" è stato scritto per un concorso ma non ricordavo il titolo provvisorio, per cui sono andata a rovistare nei vecchi file e ho scoperto che si chiamava "Romanzo per il concorso". Ho anche scoperto di aver scritto un finale alternativo, con gli ultimi quattro capitoli scritti ognuno dal punto di vista di un diverso personaggio secondario.
"Maschiaccio e femminuccia" è stato il primo e unico titolo che ho pensato per questo libro. A un certo punto la casa editrice mi ha chiesto di proporre dei titoli alternativi. Ho mandato questi:


  • mi chiamo caterina, ho dieci anni e sono un maschiaccio
  • roba da femmine
  • femminuccia sarai te (tu?)
  • femminuccia a chi?
  • braccialetti rosa e braccialetti azzurri
  • il patto dei braccialetti
  • mia mamma è ingegnera, mio papà fa il casalingo


Evidentemente nessuno di questi è sembrato sufficientemente ispirato, né la redazione è riuscita a trovare qualcosa di più convincente per cui... "Maschiaccio e femminuccia"

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24 luglio: intermezzo
26 luglio: l'attesa
27 luglio: l'arrivo delle copie
28 luglio: l'uscita
29 luglio: come nasce una scrittrice

martedì 21 luglio 2020

come nasce un libro: la sinossi

(leggi le puntate precedenti da qui)

Una delle fasi più temute da qualunque scrittore, è la stesura della sinossi. Riassumere un libro non è facile, e molti colleghi scrittori hanno il problema di sinossi troppo lunghe e dettagliate. Io invece ho il problema contrario, per il timore che dal riassunto possano emergere problemi di trama (buchi, contraddizioni...) faccio sempre, e malvolentieri, sinossi stringatissime.

Dopo aver firmato il contratto di edizione, mi è stato chiesto di scrivere (a distanza di qualche mese l'una dall'altra), tre sinossi: una per l'illustratore, una per il catalogo promozionale che è stato presentato a fine febbraio (di 800 battute), una per la quarta di copertina (di 450 battute).

La sinossi definitiva (un lavoro di squadra tra me e la redazione della casa editrice) è questa:

Caterina non ha amiche perché è un maschiaccio; ama il calcio e creare dei supereroi che stampa in 3D. Riccardo è un bullo, ma ha paura che qualcuno scopra la sua passione per i braccialetti e lo consideri una femminuccia. Quando la scuola organizza un mercatino, i due fanno un patto: Caterina venderà i braccialetti realizzati da Riccardo, e lui venderà i supereroi fatti da lei. Ma proprio durante il mercatino entrambi si tradiscono e la verità viene a galla…
Una storia intelligente e ironica che gioca con gli stereotipi di genere, li ribalta e li scardina. Età di lettura: da 9 anni.

La frase in grassetto è stata aggiunta dalla redazione (mai al mondo avrei avuto la faccia tosta di scrivere qualcosa del genere). Quando me l'hanno comunicato il mio piccolo ego si è gonfiato a dismisura: intelligenza e ironia sono due caratteristiche che apprezzo e ricerco negli altri e nei prodotti di intrattenimento che "consumo" (libri, film, serie TV).
Il fatto che dei professionisti abbiano ritrovato quelle due caratteristiche nel mio testo mi rende davvero felice. Spero che anche i piccoli grandi lettori di "Maschiaccio e femminuccia" penseranno di aver letto una storia intelligente e ironica.

torna sul blog per le prossime puntate:

23 luglio: il titolo
26 luglio: l'attesa
27 luglio: l'arrivo delle copie
28 luglio: l'uscita
29 luglio: come nasce una scrittrice

domenica 19 luglio 2020

come nasce un libro: l'editing



Non c'è niente di più difficile per un autore che muove i primi passi nella scrittura, che trovare qualcuno disposto ad aiutarlo a migliorare, a consigliargli letture, a mostrargli di quanta banalità e frasi fatte e scene scontate sono intrisi i tuoi testi.
L'occasione di confrontarsi con un professionista sulla propria scrittura, è sempre una festa (più o meno, di solito si viene massacrati, ma è per una giusta causa. Diciamo che la festa la fanno al testo).

In ogni caso, la fase di editing è la mia preferita, oserei dire la più rilassante. Il libro è scritto, so che sarà pubblicato, per cui finalmente sono fuori dal vortice di domande tipo: "Finirò mai questo libro? Ne uscirò viva? Troverò un editore?" e sono anche lontana dal tornado che mi coglierà più tardi, quando il libro sarà pubblicato e verrò esposta al giudizio dei lettori: "Piacerà? Qualcuno si accorgerà che è uscito? Penseranno che ho scritto una vaccata colossale?".
La fase di editing è quella in cui ho l'opportunità di migliorare come scrittrice, perché mi permette di avere un confronto costruttivo con una persona preparata.

L'editing di "Maschiaccio e femminuccia" è stato piuttosto leggero. Mi è stato chiesto di eliminare il riferimento a un evento realmente accaduto, poi il libro è stato impaginato e io sono stata messa davanti alla mia pigrizia. La persona che ha editato, infatti, ha tagliato una marea di ripetizioni, una valanga di "dice" e ha notato alcune incongruenze e lacune che non avevo risolto adducendo una qualche scusa. La più gettonata: "eh, ma sto scrivendo in prima persona e la protagonista non può sapere questa cosa, quindi non la posso scrivere". Il fatto è che un modo si trova sempre, e una volta inchiodata di fronte alle mie responsabilità ho riempito buchi e esplicitato passaggi.
E mentre rileggevo, è successa una cosa che mi sarà capitata due volte nella vita: ho pensato che avevo scritto proprio un bel libro.

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21 luglio: la sinossi
23 luglio: il titolo
26 luglio: l'attesa
27 luglio: l'arrivo delle copie
28 luglio: l'uscita
29 luglio: come nasce una scrittrice

giovedì 16 luglio 2020

come nasce un libro: la copertina


Oggi parleremo della sesta fase: la copertina
(qui trovi la prima fase, qui la seconda, la terza, la quarta, la quinta)


In questi anni di pubblicazioni e autopubblicazioni ho capito che la decisione sulla copertina la prende chi ha più potere contrattuale.
Se ti autopubblichi hai tutto il potere del mondo: puoi decidere se realizzarla da solo o commissionarla a un grafico, puoi decidere se metterci una foto o un disegno, puoi decidere quanto è grande il titolo, come vuoi il font... tutto.
Se pubblichi con un piccolo editore, è possibile essere coinvolti nel processo di realizzazione della cover, certo ci saranno dei vincoli da rispettare. Dato che il libro dovrà entrare in una loro collana, e l'impostazione di collana è già stata data, non si potrà pretendere una copertina illustrata se la collana prevede copertine fotografiche o viceversa, ma in linea di massima un po' di voce in capitolo ce l'hai.
Se pubblichi con un grande editore, quello che paga e si accolla il rischio di impresa è l'editore, quindi l'autore, soprattutto se esordiente, non avrà voce in capitolo (a volte, a scanso di equivoci, è scritto proprio nel contratto, che l'autore non deve metterci becco).
Quindi sì, ho visto la copertina solo quando era già stata scelta. L'illustratore è Gianluca Militello, un "merch designer" molto rock 'n' roll che ha illustrato magliette e altri prodotti per gruppi come i Blink 182 e i Guns 'n' Roses.

A me la copertina piace, e trovo parecchio commovente la presenza di quel libro azzuropillin tra la o di maschiaccio e la a di femminuccia. Non conosco l'illustratore e non so se quel libro del colore giusto sia lì per scelta o per caso, però ci sta bene :)

martedì 14 luglio 2020

come nasce un libro: la firma del contratto



Oggi parleremo della quinta fase: la firma del contratto
(qui trovi la prima fase, qui la seconda, la terza, la quarta)


Poiché nessuno dei pochi altri editori cui avevo inviato "Maschiaccio e femminuccia" si era mai fatto vivo nel frattempo, e poiché Edizioni EL era stata da subito la mia prima scelta, ho risposto entusiasticamente che sarei stata molto felice di pubblicare con loro.
Quindi, come si fa in questi casi, l'editore mi ha inviato un contratto in cui venivano esplicitati i reciproci diritti e doveri.

Il contratto con EL è stato il mio quinto contratto di edizione.
In tutti gli anni di gavetta nel mondo editoriale ne ho viste e sentite di tutti i colori: contratti lunghi mezza pagina senza data di scadenza, contratti in cui si chiede all'autore un contributo in denaro per l'editing, contratti in cui l'autore viene vincolato ad acquistare decine e decine di copie a prezzo pieno, contratti in cui l'editore si impegna a pagare le royalty solo dopo aver venduto 100, 200, 500 copie... tutte clausole a dir poco fraudolente.

Il contratto con EL è stato per me un contratto unicorno, quello che prevede la clausola di cui tutti gli autori esordienti hanno sentito parlare ma che nessuno ha mai visto di persona: il pagamento di un anticipo.
Quando un editore ti paga un anticipo significa che è un grande editore, che crede nel tuo lavoro, che si sta comportando da imprenditore, che si assume tutto il rischio d'impresa.
A dicembre 2019 ho firmato il mio contratto da sogno.

Torna sul blog per le prossime puntate:
16 luglio: la copertina
19 luglio: l'editing
21 luglio: la sinossi
23 luglio: l'attesa
26 luglio: l'arrivo delle copie (spero!)
27 luglio: l'uscita
28 luglio: come nasce una scrittrice

domenica 12 luglio 2020

come nasce un libro: la ricerca dell'editore


Oggi parleremo della quarta fase: la ricerca dell'editore
(qui trovi la prima fase, qui la seconda, la terza)

La leggenda narra che "Harry Potter" sia stato rifiutato da dodici editori. Io non ho mai mandato un romanzo a così tanti editori insieme, per un motivo di ecologia e risparmio delle risorse. Anche se siamo nell'era digitale, molti editori richiedono ancora l'invio di un dattiloscritto cartaceo e, pur essendo un'autrice piuttosto sintetica, mi sento malissimo ogni volta che devo stampare un manoscritto per mandarlo in giro, soprattutto perché ho visto il dietro le quinte di una redazione e so che solo una piccolissima percentuale dei testi viene letta integralmente. Per la maggior parte, gli invii spontanei si valutato in base alla lettera di accompagnamento, all'incipit, e a qualche stralcio qua e là, il resto... sono pile e pile di carta stampata per nulla.
Quindi gli editori cui ho inviato "Maschiaccio e femminuccia" sono stati quattro o cinque e coincidono con l'intersezione tra l'insieme degli editori di libri per ragazzi che nel 2017 già accettavano manoscritti per e-mail, e quello degli editori con i quali sarei stata felice di pubblicare. (Una volta ho commesso l'errore di pubblicare con un editore così-così solo perché era disposto a pubblicarmi e io avevo un bisogno disperato di sentirmi riconosciuta. Non è andata benissimo, anzi.)

EL (Einaudi ragazzi) è stato il primo editore cui ho inviato "Maschiaccio e femminuccia", ed è stato anche l'unico a rispondere sì, a novembre del 2019, due anni esatti dopo l'invio del manoscritto.

Torna sul blog per le prossime puntate:
14 luglio: la firma del contratto
16 luglio: la copertina
19 luglio: l'editing
21 luglio: la sinossi
23 luglio: l'attesa
26 luglio: l'arrivo delle copie (spero!)
27 luglio: l'uscita
28 luglio: come nasce una scrittrice

giovedì 9 luglio 2020

come nasce un libro: la revisione



Oggi parleremo della terza fase: la revisione
(qui trovi la prima fase, qui la seconda)


Quando si scrive un libro non si hanno certezze, il dubbio più grande è quello di non uscirne vivi. Portare a termine un romanzo - per quanto imperfetto, pieno di contraddizioni, buchi di trama, personaggi e scene inutili - è un traguardo non scontato. Io ero riuscita di nuovo nell'impresa. Evviva!

Gli autori seri, in virtù del loro essere seri, lasciano da parte la prima stesura per settimane (o mesi) in modo da riprendere a lavorare sul testo a mente fresca, e mettere una distanza anche emotiva tra sé e il proprio lavoro.

Io, che soffro di procrastinazione cronica, e ho una fretta indemoniata, avevo sei giorni per portare a termine il lavoro. (La fretta idemoniata è la mia cifra stilistica: non ho pazienza, ho bisogno che succedano cose. Chi ha scritto la sceneggiatura della mia vita dev'essersi divertito come un pazzo a mettermi di fronte al settore editoriale, un mondo dai tempi biblici).

Appena terminata la prima bozza, l'ho mandata per email a tre lettori fidati (e veloci) e ho chiesto il loro parere. Se i loro feedback fossero stati incoraggianti ci avrei provato, altrimenti no.
"Maschiaccio e femminuccia" a loro è piaciuto, non è piaciuto alla giuria del concorso.
Quando a ottobre, delusa, ho riletto il libro, ho pensato che fosse bello. Proprio a me, che non piace mai niente di quello che scrivo e brucerei tutto, "Maschiaccio e femminuccia" piaceva ancora. Volevo dargli un'altra opportunità (magari dopo aver aggiustato alcune parti non proprio convincenti...)

Torna sul blog per le prossime puntate:

12 luglio: la ricerca dell'editore
14 luglio: la firma del contratto
16 luglio: la copertina
19 luglio: l'editing
21 luglio: la sinossi
23 luglio: l'attesa
26 luglio: l'arrivo delle copie (spero!)
27 luglio: l'uscita
28 luglio: come nasce una scrittrice

martedì 7 luglio 2020

come nasce un libro: la scrittura


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Oggi parleremo della seconda fase: la scrittura
(qui trovi la prima fase: l'idea)

"Scrivere è come farsi rimuovere la milza dal naso, con un camion", ho letto questa frase di recente e credo descriva bene quanto è divertente e piacevole il processo di scrittura per me. So di autori che si divertono, scrivendo. A me, più che scrivere, piace aver scritto.
Avete presente la musa? l'ispirazione? il flusso?
Io no, a me nessuno ha mai dettato neanche una riga: ogni parola è stata dissotterrata scavando a mani nude nella terra, rompendosi le unghie, buttando via un sacco di pietre che sembravano parole.
Una cosa che ho scoperto, è che per scrivere un libro, bisogna mettersi lì per parecchi giorni di fila (o non di fila, ma comunque spesso, molto più spesso di quanto uno vorrebbe) e scrivere. Non c'è un altro modo. Per scrivere un libro bisogna scrivere. Facile no?! No.

Vittori Alfieri si legava alla sedia, un altro scrittore ha dato via tutti i suoi vestiti in modo da costringersi a restare in casa a scrivere, ed era tutta gente che non aveva accesso né a Instagram né a Facebook.

Il maggiore ostacolo alla mia scrittura è la procrastinazione, sono arrivata a livelli di procrastinazione talmente raffinata che non sembra nemmeno procrastinazione: invece di scrivere, leggo manuali di scrittura, in questo modo mi dico che sto comunque lavorando al libro, sto studiando per renderlo un libro migliore.
Poi c'è tutto il tempo speso a intrattenermi coi soliti gioiosi pensieri: a chi importerà mai, non sono capace, come diavolo si scrive un libro, come ho fatto a scrivere libri prima di questo, perché mi sono imbarcata in questa impresa, non ne uscirò mai viva, nella migliore delle ipotesi nessuno leggerà questa schifezza, nella peggiore verrò umiliata e presa in giro.

Una cosa che consiglia la maggior parte dei manuali di scrittura sopracitati è di portare a casa la prima stesura nel minor tempo possibile, scrivendo di getto, senza badare troppo a incongruenze, stile, errori. Ci sarà tempo di sistemare tutto nella fase di revisione.
Io non ce la faccio, se non è tutto perfetto non riesco a proseguire: mentre digito scappa un refuso? Mi fermo a correggere; mi accorgo di una ripetizione? Mi fermo a correggere.
In questo modo ogni parola viene riletta talmente tante volte da far venire la nausea. In compenso, se dovessi morire durante la stesura di un libro, morirei in pace: non sarei considerata una sgrammaticata che si fa riscrivere i libri dagli editor.

Il primo giugno 2017 non avevo messo giù una sola parola, ma ero determinata a partecipare a un concorso che scadeva il 28 giugno. Avevo passato sei mesi a gingillarmi con l'idea, e i personaggi, e il tema, adesso si trattava di scrivere, avevo meno di un mese.
Ho preso il PC e, giorno dopo giorno, in biblioteca, al bar, in pasticceria, girando i locali di mezza Udine per tre settimane, ho portato a casa il libro: era nato "Maschiaccio e femminuccia".


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 9 luglio: la revisione
12 luglio: la ricerca dell'editore
14 luglio: la firma del contratto
16 luglio: la copertina
19 luglio: l'editing
21 luglio: la sinossi
23 luglio: l'attesa
26 luglio: l'arrivo delle copie (spero!)
27 luglio: l'uscita
28 luglio: come nasce una scrittrice

domenica 5 luglio 2020

come nasce un libro: l'idea



In attesa del 28 luglio, giornata in cui troverete in libreria il mio "Maschiaccio e femminuccia" (un romanzo per bambini dai 9 anni, per sorridere e riflettere sugli stereotipi di genere), ho deciso di raccontarvi come nasce un libro.
Ogni libro nasce in modo diverso, ovviamente, ma tutti, per raggiungere la loro forma finita di oggetto, devono passare attraverso alcune fasi comuni.
Oggi parleremo della prima fase: l'idea

L'idea per un libro non viene tutta insieme, mai. Non arriva neanche in una comoda scatola con i pezzi da assemblare, seguendo un libretto di istruzioni. A dir la verità, se non la cerchi, l'idea per un libro non arriva mai. E possono volerci mesi, o anni, per mettere insieme abbastanza pezzi per comporre un'idea compiuta.
Lo so che quando si legge un libro ben riuscito, l'impressione è che non sarebbe potuto essere diverso, come se l'autore l'avesse tirato fuori tutto intero. Niente di più lontano dalla realtà.

Quindi eccomi alla fine del 2016, intenzionata a trovare l'idea per un libro, un libro per ragazzi. Da appassionata lettrice di libri per ragazzi, dopo aver scritto una manciata di manuali e romanzi per adulti, ho voglia di cimentarmi con una storia per più piccoli.
Di solito, nei corsi di scrittura, ti dicono di scrivere di quello che conosci e che ti sta a cuore, così ho ripensato alla mia infanzia.
Una cosa che detestavo da piccola, era che tutte in classe mia sapevano fare la ruota. Tutte tranne me. Mia sorella maggiore, oltre alla ruota, faceva la rondata, il ponte, la capriola indietro, la spaccata (sia di profilo sia frontale). Io guardavo ammirata la grazia e la flessibilità di quelle acrobazie e di nascosto, piena di invidia, provavo a fare la ruota, senza successo.

Avevo trovato un tema che mi stava a cuore: il desiderio di essere come gli altri e di soddisfare le aspettative altrui, soprattutto quelle legate all'essere maschio o femmina.
Insieme al tema era venuta l'immagine della mia protagonista: un maschiaccio che non sa fare la ruota e gioca a calcio. Che nome darle? Caterina, il nome della mia nipotina bionda e boccolosa, una principessa eterea, che niente ha in comune con la mia protagonista.
Visto che un libro si nutre di conflitti e contrasti ho pensato a come potesse essere la sua nemesi, ed ecco allora Riccardo, il bulletto, grande e grosso, che però nasconde un segreto: ama intrecciare braccialetti coi fili di cotone.

Per far brillare questi protagonisti e questo tema avevo bisogno di personaggi secondari e di un evento.
Sono nati così la mamma ingegnera, il papà casalingo, la sorella tutta tatuata campionessa di boxe (si chiama Serena in omaggio all'amica che mi ha suggerito che doveva essere una sorella, e non un fratello. Grazie, Sere!)
Poi si è presentata l'idea di un mercatino organizzato dalla scuola, in cui ognuno dovesse portare qualcosa di fatto da sé.
E se Riccardo si vergogna dei suoi braccialetti, e Caterina dei supereroi che stampa in 3D, perché non far stringere loro un patto?

Ecco, ora sapete tutto quello che sapevo io a giugno del 2017 quando, dopo oltre sei mesi di riflessioni, mi sono messa a scrivere. C'è da dire che quello che sapevo non era così chiaro e organico e ordinato come l'ho scritto qui, era tutto molto più nebuloso, indefinito e... spaventoso.


Torna sul blog per le prossime puntate:
  7 luglio: la scrittura
  9 luglio: la revisione
12 luglio: la ricerca dell'editore
14 luglio: la firma del contratto
16 luglio: la copertina
19 luglio: l'editing
21 luglio: la sinossi
23 luglio: l'attesa
26 luglio: l'arrivo delle copie (spero!)
27 luglio: l'uscita
28 luglio: come nasce una scrittrice