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venerdì 8 ottobre 2021

progetto di scrittura #4 - il manuale per scrittrici


adoro i manuali di scrittura. ne leggo a palate. la mia tesi di laurea è stata il pretesto per leggerne a dozzine e prima di allora ne leggevo comunque a pacchi e non ho mai smesso.

il problema, quando hai letto così tanti manuali di scrittura, è che dal punto di vista tecnico dicono tutti le stesse cose: show don't tell, inciting incident, conflitto, no agli avverbi in -mente, climax, colpi di scena, dialoghi, struttura in tre atti...

nessuno si preoccupa di quello che invece, secondo me, è fondamentale rispetto alla scrittura, ovvero il mindset, l'atteggiamento mentale, l'approccio.

tutti si premurano di dirti come si scrive un racconto o un romanzo, ma nessuno ti aiuta a gestire tutto il resto: dal blocco dello scrittore al silenzio delle case editrici, dal confronto con il successo di altre autrici alle aspettative irrealistiche o disattese al momento della pubblicazione.

al momento ho messo insieme circa due terzi del libro e sono parecchio soddisfatta di quanto scritto fino a ora. mi sto sforzando di non aver fretta di chiudere (come faccio sempre), per essere sicura di affrontare tutti i temi che mi sembrano rilevanti nel modo più completo e utile possibile.

anni fa ho scritto un manuale dal titolo “sono uno scrittore ma nessuno mi crede”. non vi sfuggirà che non sono uno scrittore. e non perché non scriva, ma perché sono una scrittrice, una donna. il motivo per cui ho usato il maschile sovraesteso è che si faceva così. ci hanno detto che avremmo dovuto identificarci col maschile.

adesso che mi sto interessando di sessismo interiorizzato, linguaggio inclusivo, femminili professionali ho deciso che in questo nuovo manuale userò il femminile sovraesteso, o femminile universale. insomma, mi rivolgerò sempre e solo a una interlocutrice ideale. e i maschi dovranno adattarsi oppure ciao.

questo interesse per il linguaggio inclusivo potrebbe sfociare nel progetto di scrittura #5 cui sto pensando da un po'. ma come sapete, quando penso di voler scrivere un libro su qualcosa, finisco per scrivere tutt'altro.

ecco un piccolo estratto dal manuale per scrittrici:

non credere al blocco della scrittrice (ma impara a superarlo)

non credo a babbo natale e nemmeno in dio, ma al blocco dello scrittore, anzi al blocco della scrittrice, credo eccome. Sono più i giorni in cui sono bloccata che quelli in cui la scrittura fluisce, per cui so di cosa parlo. (Oggi riprendo a scrivere dopo oltre due settimane che non lo faccio.)

Ci sono tanti motivi per cui è difficile portare avanti un progetto di scrittura. Molti hanno a che fare con la paura: paura dell'insuccesso, paura del successo. Paura di non essere capaci, paura che non importi a nessuno, paura che faccia tutto schifo, paura che nessun editore sulla terra vorrà pubblicarci, paura che se ci autopubblichiamo nessuno vorrà leggerci. Paura di essere troppo grasse, troppo vecchie, troppo single, troppo sposate, troppo fissate con la cioccolata per poter scrivere questo romanzo. Le paure che ci frenano sono tantissime, a volte ragionevoli a volte totalmente insensate. Quando è la paura a bloccarti dille “grazie, hai ragione”, e continua a scrivere. Scrivere è un'attività spaventosa, ti mette a nudo, ti mette in contatto con parti di te che non conosci o non frequenti di solito. Avere paura quando si scrive è normale, sarebbe folle il contrario, soprattutto se pensiamo che quello che stiamo scrivendo non resterà nascosto nell'hard disk del nostro pc ma andrà incontro al giudizio dei lettori. Quindi, se è solo paura, stai tranquilla e scrivi nonostante la paura.

Un'altra fonte di grossi blocchi nella scrittura è dovuta alla mancanza di pianificazione: non sai cosa scrivere perché non ci hai pensato prima o perché non ci hai pensato abbastanza, o perché quello a cui avevi pensato non funziona più, dato che nel frattempo hai stravolto tutto. È normale, capita in continuazione, ma si risolve mettendo assieme i pezzi. Può essere un buco di trama, mancanza di coerenza nell'agire dei personaggi, qualcosa che non ti convince nella direzione che il tuo testo ha preso. 

Per rimettersi in carreggiata, in questi casi è sufficiente un po' di riflessione. Cos'hai scritto fino a quel punto? Cosa funziona? Cosa non ti convince?

Puoi provare a fare del brainstorming e buttare giù alla rinfusa tutto quello che ti viene in mente, tutto quello che sai su un dato personaggio, o tutte le scene che sei sicura di dover ancora scrivere, oppure puoi scrivere sul tuo diario tutte le perplessità e le contraddizioni che ti impediscono di andare avanti, o ancora puoi andare a fare una passeggiata, o andare a correre, o farti una doccia, leggere un libro, uscire a cena. Tieni conto comunque che provare a scrivere anche quando non ne hai voglia o non sai cosa scrivere, è sempre utile perché ti costringe a stare focalizzata sulla storia con costanza e obbliga il tuo cervello a pensarci e a trovare soluzioni.

venerdì 1 ottobre 2021

progetto di scrittura #2 - il libro di crescita personale per ragazzi

mentre frequentavo il corso “scrivere per ragazzi” della scuola holden ho iniziato a frequentare il corso “il mercato editoriale per bambini e ragazzi” di langue e parole.

uno degli incontri era con una libraria che ci ha parlato di come i libri di mindfulness, gestione delle emozioni &co per ragazzi stessero prendendo piede. spulciando la classifica americana dei libri più venduti su amazon e confrontandola con quella italiana... boooom, mi è venuta un'altra idea: un manuale di crescita personale per ragazzi. (sì, booom è il rumore che fa nella mia testa un'idea che mi sembra geniale. il problema è che anche le idee del cazzo fanno lo stesso rumore. e a volte mi ci vogliono mesi per capire che un'idea all'apparenza geniale in verità era un'idea del cazzo)

ho iniziato a scriverlo mentre stavo scrivendo quello su Kathrine Switzer, era la prima volta nella vita che mi capitava di avere due idee e di portarle avanti contemporaneamente.

ho finito di scrivere questo libro ad agosto perché mentre scrivevo questo libro ho iniziato a scrivere non un altro, bensì altri due libri.

a settembre 2020 avevo zero idee e pensavo che non avrei scritto mai più niente, a maggio 2021 avevo quattro libri: uno finito e tre in lavorazione.

lavorare a tre libri contemporaneamente è rassicurante, e folle, e divertente, ed esasperante tutto insieme.

il bello è che puoi saltare da uno all'altro in base alle idee che nel frattempo ti vengono in mente, il brutto è che puoi saltare dall'uno all'altro in base alle idee che nel frattempo ti vengono in mente, e ti sembra di avere personalità multiple e di non fare davvero progressi e di lasciarti scappare tutto tra le mani senza concludere davvero qualcosa.

al momento non uno, non due, ma ben tre editori hanno risposto attivamente di essere interessati a valutare il testo, cosa niente affatto scontata, di solito il silenzio è la risposta standard.

ecco un piccolo estratto dal capitolo 16 del libro di crescita personale per ragazzi:

16. Sii paziente

“La pazienza è la virtù dei forti”. Essere pazienti richiede uno sforzo di cui né tu né io siamo state, né siamo, capaci. 

So che nei libri non bisogna mettere frasi fatte. Quindi ricominciamo.

Pazienza deriva dal latino patire, che vuol dire soffrire. Mai prima d'ora guardare all'etimologia di una parola è stato più illuminante di così. Conosci l'espressione “patire le pene dell'inferno”? Ecco, rendere l'idea di cosa per me significa essere pazienti, avere pazienza, aspettare.

Come vedi, cara me del passato, questo doveva essere l'ultimo capitolo, ma ho dovuto metterlo per primo, perché la fretta indemoniata continua a essere la nostra cifra stilistica, e per arrivare in fondo a questo libro è necessario che tutte e due ci diamo una calmata. 

Noi siamo così, facciamo tutto in un lampo e appena finiamo ci chiediamo: e adesso? Cosa succede? Come mai non succede niente!?

Bruciamo tutto in un istante, convinte che dopo arriverà la vita vera, quello per cui davvero vale la pena. Mangiamo, divoriamo, ingoiamo senza masticare: anni di scuola, fette di torta, traguardi raggiunti, amicizie. Non sappiamo gustare niente, non sappiamo goderci i momenti ed è un problema, perché adesso mi è chiaro: dopo non succede niente di entusiasmante. E anche se lo so, continuo a chiedermi “quando arriva la vita vera?”

Tu eri certa che sarebbe arrivata quando avresti preso il diploma e avessi trovato un lavoro, o quando avresti finito l'università. Io ero certa che sarebbe arrivata con la pubblicazione del primo libro e poi del secondo, del terzo, del quarto. Ma nessuna pubblicazione ha mai fatto capitare qualcosa di magico, di meraviglioso, di risolutivo. Io ero sempre io.

La vita vera è adesso così come era allora, quando andavi a scuola, quando studiavi, quando uscivi con le amiche, quando cercavi l'anima gemella. Cara me del passato, non esiste nessun traguardo oltre il quale ci sarà qualcosa di più vero di quanto non ci sia ora. 

Ti ricordi la storia dell'Orsetto Tuttafretta? Abbiamo chiesto a papà di leggercela decine di volte. “Mi raccomando, Orsetto Tuttafretta, non prendere le foglie rosse perché fanno venire il prurito”. Ma l'Orsetto Tuttafretta è già andato a prendere le foglie per la mamma e non ha sentito quella raccomandazione. E nemmeno tu, né io.

Ogni tanto ancora oggi me lo dico da sola “Silvia, hai fatto di nuovo l'Orsetto Tuttafretta”, quando esco per fare la spesa e dimentico la lista a casa, quando invio un'email lasciando metà delle domande senza risposta e subito dopo ne devo inviare un'altra, quando decido di fare una torta al cioccolato e solo dopo aver rotto le uova nella ciotola mi accorgo che mi manca lo zucchero, o la farina, o il cioccolato. O tutti e tre.

martedì 28 settembre 2021

progetto di scrittura #1 - un libro di corsa


un anno fa mi trovavo in un limbo, ero in attesa di sapere se einaudi ragazzi avrebbe accettato di pubblicare “l'inventario delle mie stranezze”, (spoiler alert: sì, ha accettato) e stavo cercando disperatamente l'idea per un nuovo libro.

ci sono scrittori/scrittrici che hanno molte più idee di quante possano concretizzare, io no. non so mai se o quando arriverà un'idea buona per un libro.

a novembre ero così disperata al pensiero che non avrei mai più scritto nulla che ho iniziato a frequentare il corso “scrivere per ragazzi” della scuola holden.

il corso prometteva che entro la fine di gennaio avremmo avuto tra le mani un progetto di libro, ed era proprio quello di cui avevo bisogno.

ho passato il mese di dicembre a convincermi che avrei scritto un libro per ragazzi a tema minimalismo: due sorelle, una frugale e una malata di shopping...


a gennaio ho acquistato l'ebook “i can run”. era in offerta del mese su amazon e io ero diventata tutt'uno col divano. volevo ricominciare a correre. dentro quel libro c'era un'intervista a Kathrine Switzer, la prima donna a correre una maratona come atleta registrata nel 1967. Boooom.

ho ripreso a correre ascoltando ore di podcast e di interviste alla Switzer, che è ancora bella arzilla e a settant'anni suonati corre e porta avanti l'associazione no-profit 261 fearless eccetera eccetera.

ho letto la sua autobiografia “marathon woman” e ho deciso che la sua storia era troppo bella e potente per restare lì.

le sorelle minimaliste sono state velocemente dimenticate e a fine aprile non solo riuscivo di nuovo a correre per un'ora consecutiva, ma avevo finito il mio nuovo romanzo: “un miglio al giorno – storia della prima maratoneta”.

in questi mesi “un miglio al giorno” è stato rifiutato da una mezza dozzina di editori. sto aspettando ancora qualche risposta. se nessuno si dirà interessato entro aprile 2022 ho deciso che lo autopubblicherò.

Ecco un piccolo estratto dal libro di corsa:

Mio padre si liscia la barba e dice: - No, tesoro, sono sicuro che non vuoi diventare una cheerleader, sono così stupidine.

Non ha tutti i torti, le cheerleader hanno l'aria di non avere un cervello, ma sono sicura che essere una di loro mi aprirebbe le porte per la popolarità, lo dice anche Helen, mi farebbe sembrare carina e interessante. Potrei fare il tifo per John insieme alle altre, sarebbe più facile avere delle amiche, avvicinare i ragazzi.

- Non voglio saperti a gironzolare attorno agli armadietti in attesa dei ragazzi - dice mia madre, guardandomi da sopra le lenti degli occhiali da lettura.

- E poi - aggiunge mio padre - non dovresti stare in disparte a fare il tifo per gli altri, gli altri dovrebbero fare il tifo per te. Ti piace correre, sei un'atleta in gamba.

I complimenti di mio padre sono sempre una carezza gradita. Resto in silenzio, sperando che continui. 

- La vita è fatta per essere protagonisti, non spettatori. La tua scuola ha una squadra femminile di hockey. Dovresti farne parte, essere una leader.

- Ma non ho la più pallida idea di come si gioca a hockey, non mi faranno mai entrare nella squadra - protesto.

- È facile, basta che ti alleni. Corri un miglio ogni giorno e in autunno sarai pronta per la stagione dell'hockey.

- Un miglio? - urlo. Mio padre è impazzito. Un miglio è lunghissimo, sono uno virgola sei chilometri, un'immensità, tipo la distanza da qui alla luna. Correre un miglio, per quanto ne so, è come scalare l'Everest.

- Guarda, ti spiego come fare - prende un foglio di carta e una penna, disegna un rettangolo (casa nostra) e poi un rettangolo esterno più grande. - Il nostro giardino misura quaranta per ottanta, quanto fa il perimetro?

- Duecentoquaranta metri - rispondo, impiegando più tempo di quanto vorrei.

- Quindi per fare un miglio ti basta fare il giro della casa per sette volte.

- È tantissimo.

- Puoi cominciare subito. Basta che esci dalla porta. Inizia piano, col tempo migliorerai. Ti assicuro che correndo un miglio al giorno per tutta l'estate, in autunno sarai ammessa nella squadra di hockey.