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venerdì 27 settembre 2019

amici della vertebra


antefatto: vicino casa c'è una scuola che fa corsi di yoga, pilates, ginnastca posturale. si chiama "amici della vertebra". ora, io ho una postura pessima, sono così gobba che di secondo nome faccio quasimodo e un corso per imparare a stare meno gobba mi farebbe bene di sicuro.

da quando ho scoperto dell'esistenza di questa scuola, vicina e col nome abbastanza buffo da sembrare amichevole, punto i loro corsi di pilates. è da dieci anni che immagino di frequentare un corso di pilates ma non ne ho mai avuto il coraggio. queste attività ginniche di gruppo mi paiono un po' sospette e un po' complicate, motivo per cui, pur essendone affascinata, non ho mai avuto il coraggio di provarle.

fino a quando la mia amica silvia coach mi ha detto che in quella scuola ci sarebbe stata una prova gratuita di un corso di antiginnastica. fine dell'antefatto.

fare antiginnastica dagli amici della vertebra mi è sembrata un'attività in linea con la mia personalità, per cui ieri, nel tardo pomeriggio, mi sono recata alla lezione di prova.
l'antiginnastica è una disciplina fatta di movimenti minimi, più psicologici che fisici. l'insegnate ti fa sdraiare sul tappetino e poi ti chiede: muovi il mignolo del piede sinistro. come ti senti? respira mentre fissi il soffitto. come sta il tuo mignolo del piede sinistro? stringi una palla con la mano destra mentre espiri. come ti senti?
è tutto molto fermo, molto facile, per nulla sudato.

dopo oltre un'ora di movimenti minimi e respiri, l'insegnante di antiginnastia ha chiesto, a noi tre aspiranti antiginnasti, come ci sentissimo, cosa avessimo provato.
io mi sentivo scossa e prosciugata come dopo una seduta particolarmente intensa di psicanalisi. sentivo di aver scoperto che so respirare. alla fine piangevo, del sollievo che ti coglie quando scopri che una persona cara che pensavi coinvolta in un'incidente stradale è a casa in pigiama a guardare la tv.

da giovedì prossimo inizio un corso di antiginnastica: ha lo stesso effetto della psicoterapia psicanalitica e costa molto meno.

giovedì 26 settembre 2019

la cosa peggiore che potrebbe succedere



quando devo fare qualcosa e mi trovo a esitare per timore, mi chiedo: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere?
di solito lo scenario più apocalittico che riesco a immaginare - e di immaginazione e pessimismo ne ho sempre in abbondanza - è nonostante tutto non così drammatico, e alla fine mi trovo a fare cose che altrimenti non avrei fatto.

quando mi è venuto in mente di tagliarmi i capelli a zero - o quasi - mi sono chiesta: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere. e in quel caso lo scenario più apocalittico che sono riuscita a immaginarmi era essere molto brutta, non piacermi e non piacere alle persone con cui ho a che fare quotidianamente.
mi sono quindi detta che, poiché si tratta di capelli, e poiché questi ricrescono tutto sommato in fretta, potevo di certo correre il rischio di essere più brutta del solito per qualche mese in nome dell'arte e della spregiudicatezza.

a un mese di distanza dal taglio radicale, posso dire che lo scenario più apocalittico si è realizzato. non mi piaccio, non mi sento a mio agio, quando mi guardo allo specchio non mi riconosco e purtuttavia vivo comunque, anche se passo il tempo a guardare i capelli della gente e a pensare cose come: in questo autobus sono quella con i capelli più corti. in questa sala d'attesa sono l'unica donna e nonostante questo, sono quella con i capelli più corti. in questo vagone del treno sono quella con i capelli più corti. a esclusione di quell'uomo pelato, sono quella con i capelli più corti. a oggi non mi è ancora capitato di vedere una donna con i capelli più corti dei miei, e anche quelle con i capelli davvero molto corti, avevano comunque un accenno di frangia, o dei ciuffi più lunghi, o solo una parte del cranio rasata.

questo esperimento artistico - ricordo per chi se lo fosse perso che il senso di questo taglio è diventare una clessidra umana e misurare lo scorrere del tempo dal taglio alla pubblicazione del mio ultimo romanzo in cerca di editore - mi ha per ora insegnato che posso: posso convivere con le conseguenze delle mie azioni: stupide, artistiche o spregiudicate che siano.


ps: la foto viene da qui, dove potete anche vedere cose anche peggiori

giovedì 19 settembre 2019

how to pitch a book



sabato presenterò il mio ultimo romanzo, ancora inedito, davanti a giulio mozzi (scrittore, insegnante di scrittura e scout letterario. durante l'università è stato uno dei miei insegnanti di scrittura creativa: fissato con "i promessi sposi" e con il romanzo "fratelli d'italia" di alberto arbasino, di cui ci ha fatto analizzare un brano nelle tre versioni del '63, '76, '93).

ho parlato pochissimo e a pochissime persone del romanzo che ho scritto quest'estate.
dopo il feedback di alcune lettrici fidate, sto lavorando alla seconda stesura: per tagliare le parti in eccesso, aggiungere alcune scene per rendere più chiare le emozioni e le ragioni che guidano le scelte dei personaggi, scrivere un epilogo che dia una fine dignitosa al romanzo e non lo faccia sembrare tagliato con l'accetta.

perché dovrebbe essere pubblicato? quali sono i suoi punti di forza? quali sono i suoi potenziali lettori? non ne ho la minima idea. ma immagino siano le domande cui vorrà avere risposta giulio mozzi.

ho maturato un atteggiamento parecchio disilluso rispetto al mondo editoriale e alla possibilità di vendere un numero discreto di copie di un mio romanzo.
mi sono convinta che non c'è alcuna correlazione tra le qualità di un libro e il suo successo. non è vero che se un libro è bello vende tanto, né che se un libro è brutto non vende.
in linea generale: più l'editore è grande, più alta è la tiratura, più il libro venderà. a maggior ragione se l'autore è molto conosciuto per altri meriti (se è un personaggio televisivo, se ha un canale youtube molto seguito, se è un influencer su instagram, se ha avuto successo nel passato quando il mercato editoriale non era saturo quanto oggi...). se poi l'autore muore - preferibilmente giovane e in circostanze drammatiche - è fantastico. non c'è strategia di marketing più efficace della morte dell'autore per vendere libri a palate.

pur sapendo che l'incontro con giulio mozzi non è garanzia di nulla, se non della possibilità di parlargli del proprio romanzo, sto studiando come per un esame. ho letto tutto il suo blog dal 2002 a oggi, tutti i suoi post su facebook degli ultimi sei mesi, sto ascoltando l'audiolibro "life's a pitch", ho letto diversi articoli su come prepararsi a uno speed date letterario e sto meditando di acquistare "oracolo manuale per scrittrici e scrittori" libro di giulio mozzi, finalista nella sezione saggistica del premio internazionale di letteratura città di como.
fino a ora, il consiglio più sensato che ne ho ricavato è: hai di fronte una persona, per prima cosa chiedigli come sta.
sono così concentrata su me stessa e sul fare buona impressione, sul comunicare al meglio il mio libro, che non mi era passato per la testa di informarmi sul mio interlocutore.

tutta questa lunga introduzione per farvi sapere che, se tutto va bene, sabato potrò condividere con voi le condizioni di salute di giulio mozzi.

lunedì 16 settembre 2019

lo zafferano come tutto



sabato ho partecipato a una conferenza sullo zafferano.
in due ore sono passata da non saperne nulla a sapere moltissimo.

i bulbi di crocus sativus vengono piantati in estate, su un terreno che non deve far ristagnare l'acqua. a ottobre i fiori sbocciano e devono essere raccolti a mano. la fioritura è imprevedibile e dura per circa quaranta giorni.
dai fiori devono essere tolti i pistilli, a mano, che devono venire essicati a bassa temperatura il giorno stesso della raccolta. la produzione di un grammo di zafferano richiede i pistilli di 150 fiori e un'ora di manodopera (che in italia, nel settore agricolo, costa circa 18 euro l'ora - tasse incluse). è per questo che lo zafferano italiano di alta qualità (all red) costa anche 25 euro al grammo.
se al supermercato troviamo un grammo di zafferano a 4 euro è perché è zafferano iraniano di bassa qualità, che per costare così poco viene "tagliato" con la curcuma (o altro) e viene coltivato sfruttando la manodopera.
le caratteristiche dello zafferano che vengono valutate per stabilirne la qualità sono: il potere amaricante (dato dalla pirocrocina), il potere colorante (dato dalla crocina), e il potere odoroso (dato dal safranale, un olio essenziale molto volatile).

tutti i relatori lamentavano che la gente non sa nulla di zafferano, non sa nemmeno quale sia l'origine di questa spezia, e per fare il risotto acquista lo zafferano di marca "tre cuochi" che è di qualità infima e se fosse per loro non sarebbe nemmeno da considerarsi zafferano.
tra l'altro, la gente, che non capisce una mazza, chiama risotto alla milanese del semplice riso allo zafferano, mentre il risotto alla milanese è quello con il midollo.

tutto questo ci è stato spiegato con delle slide piene di errori: puntini di sospensione in quantità, spazi mancanti, spazi in eccesso, refusi, parole scritte attaccate tra loro.
così, mentre loro si lamentavano che io non sapessi niente di zafferano, io mi lamentavo della totale mancanza di correttezza formale del loro italiano.

ognuno ha un ambito di competenza, non possiamo sapere tutto, e probabilmente la specie umana è così evoluta perché ognuno si è specializzato in qualcosa permettendo al suo ambito di raggiungere sempre maggiori traguardi per migliorare le condizioni di tutti.
sono contenta di saperne di più sullo zafferano, che è una spezia che amo molto, soprattutto nei dolci. ma quella per la coltivazione dello zafferano in italia non è una battaglia che mi interessa combattere.

anche se i biscotti allo zafferanno che ci hanno fatto assaggiare alla fine (forse per premiarci di aver ascoltato le loro lamentele per due ore senza protestare) erano buonissimi, e quasi quasi la prossima estate due bulbi di crocus sativus me li pianto :)

martedì 10 settembre 2019

semi di girasole



per produrre grandi teoremi, il matematico ha bisogno di mangiare. non roba qualunque, ma quantità industriali di caramelle gommose e rotelle di liquirizia.
per non farlo morire precocemente di diabete ho cercato di aiutarlo a sostituire (almeno in parte) lo zucchero con qualcosa di più sano: frutta secca, barrette energetiche, frutta fresca.
ogni tentativo è stato vano: non c'è niente che produce più teoremi di un sacchetto di rotelle di liquirizia al giorno.

fino a che ha provato i semi di girasole - tostati, non salati. i semi di girasole tostati non salati hanno tutti i pregi del mondo, sono piccoli, sono ricchi di fibre, sono perfetti.
per qualche mese, quindi, grandi quantità di semi di girasole tostati non salati hanno prodotto grandi quantità di teoremi fino a che... il dramma.

nel supermercato in cui andiamo di solito hanno smesso di venderli.
panico.
settimana dopo settimana guardavamo speranzosi lo scaffale ma nulla. ha provato la versione salata, ma era troppo salata. la versione non tostata, ma era troppo non tostata.
abbiamo iniziato a settacciare come drogati tutti i supermercati della città, ma dei semi di girasole - tostati non salati - nemmeno l'ombra.

ho chiesto alle mie sorelle di provare a cercarli nei supermercati delle loro città, e ho iniziato a collezionare su whatsapp foto di semi di girasole: biologici, decorticati, salati, non tostati di tutte le marche prodotte in italia.

fino a che, oggi, ho tentato l'ultima spiaggia: l'enorme ipermercato del centro commerciale.
ho dovuto fare il giro di ogni corsia due volte, incluse le corsie coi prodotti per neonati, quella per cani e gatti e quella per il giardinaggio. e alla fine li ho trovati: i semi di girasole tostati non salati erano lì, vicino ai ceci e alle lenticchie. ne ho prese nove confezioni - su dieci - perché mi pareva brutto non lasciare almeno una dose per altri drogati.

quando il matematico ha visto la scorta, ha affermato "fino a domani dovrebbero bastare".

lunedì 9 settembre 2019

99



oggi, 9/9/19 mia nonna avrebe compiuto 99 anni.
ieri, con tutta la famiglia, abbiamo festeggiato questo suo compleanno immaginario sfondadoci di cibo, nella casa che è stata sua. anche nel giorno del suo funerale abbiamo mangiato insieme, perché ci aveva sempre raccomandato di fare di quel giorno una festa.
probabilmente di mio nipote avrebbe detto "ti as il diaul in tala pansa" (non so come si scriva, ma significa hai il diavolo in pancia).
non so cosa avrebbe detto di mia sorella, che ora non ha più il diavolo in pancia come quand'era piccola, ma un bambino.
non riesco nemmeno a immaginare cosa avrebbe detto a me. ma credo che tutti noi, incasinati e smarriti come siamo nelle nostre vite, avremmo bisogno della sua presenza e del suo affetto.

venerdì 6 settembre 2019

cosa ho imparato dai capelli a zero


  1. toccarli è una sensazione fantastica, passerei minuti interi ad accarezzarmi i capelli
  2. si sente il vento.
    quando hai i capelli lunghi, il vento tra i capelli è più o meno sinonimo di frustate in faccia. quando li hai quasi a zero, il vento è una carezza lievissima - soprattutto sulle tempie - che fa venire una leggerissima e piacevolissima pelle d'oca. è una sensazione che non ho mai provato prima, e non so se la sento così amplificata solo perché non ci sono abituata o se sarà così sempre
  3. con un taglio di capelli così estremo mi sento libera, forte, in controllo
  4. con un taglio di capelli così estremo mi sento (allo stesso tempo - e contraddittoriamente rispetto a quanto scritto al punto tre) a disagio. in alcune situazioni, vorrei quasi chiedere scusa. ieri, per esempio, ho mandato un cv (per la prima volta da quando mi sono tagliata i capelli), e oltre a sentirmi in dovere di cambiare la foto, mi sono sentita svantaggiata. ho l'impressione che dal punto di vista culturale non sia affatto accettato che le donne portino tagli di capelli così poco femminili. e pur scagliandomi con forza contro queste rigidità culturali, so per certo che coi capelli lunghi avrei più possibilità di essere presa in considerazione.

giovedì 5 settembre 2019

cose di corsa


dopo una pausa di quasi due mesi, da due giorni ho ripreso a correre.
tre anni fa, in questo periodo, mi allenavo per la maratona. correvo per 20-25-30 chilometri consecutivi. ascoltavo audiolibri e andavo, spedita. la cintura dei pantaloni non aveva abbastanza buchi per stringere e meditavo di aggiungerne uno. mi spaccavo di addominali almeno tre volte a settimana. avevo gambe e fiato. una pancia piatta e tonica invidiabile.
stamattina sono riuscita a correre per dodici minuti. non consecutivi. a una velocità inferiore a quella con cui correvo la mezza maratona.
sembra deprimente? lo è. molto. anche perché la cintura non mi serve più, i pantaloni non mi vanno larghi ma stretti, mi è venuta la panza.

in questi anni ho imparato a mettere le cose in prospettiva. non molto tempo fa, di fronte a una situazione del genere, mi sarei disperata. mi sarei detta che faccio schifo, sono una frana, butto tutto all'aria, sono una scansafatiche.
ora, semplicemente, prendo atto del fatto che le mie priorità sono cambiate. che non mi interessa correre una maratona, non mi serve avere gli addominali scolpiti. so che ricominciando ad allenarmi con costanza non sarà difficile tornare a correre per un'ora.

ho imparato a prendermi la responsabilità delle mie azioni. se sono ingrassata e meno in forma non è colpa dell'estate troppo calda. è colpa mia: mi sono impigrita, ho mangiato un mucchio di dolci.
non ho il controllo sulle stagioni ma ho il controllo su ciò che mangio, su quanto mi muovo.
non posso cambiare le cose che succedono, ma posso cambiare il mio modo di reagire alle cose.

mercoledì 4 settembre 2019

la storia di iride




il matematico ha una nuova bici. dopo aver sopportato per anni le bizze del servizio di bike sharing, che metà delle volte non funziona e l'altra metà l'ha costretto a tornare a piedi per mancanza di veicoli, il matematico si è arreso a farsi prestare una bici dai suoi zii. sono entrambi over 80 e non usavano quella bici da oltre 20 anni o forse 40. quando il matematico ha visto la carcassa che gli volevano rifilare, avrebbe voluto lasciargliela lì: un rottome tutto impolverato, con le ruote sgonfie, i raggi mezzi rotti, la sella scucita, i freni andati. l'ha portata a casa per non offenderli e subito ha cercato online dove fosse la discarica per liberarsene. tuttavia, in un impeto di ecologismo e responsabilità, ha portato la carcassa dal biciclettaio per sapere quanto gli sarebbe costato rimetterla a nuovo. il bicilettaio si è illuminato. "una iride" ha detto. "dove l'hai trovata! è una bici da collezione. dovrai usare un bel catenaccio per non fartela rubare. faccio questo lavoro da decine di anni ma non ho mai visto una bici così bella. è una piuma". così per la modica cifra di 170 euro - catenaccio incluso - il matematico pedala una iride. credo sia una bella metafora di qualcosa.

martedì 3 settembre 2019

dove come quando perché ho deciso di tagliarmi i capelli a zero (o quasi)

è da mesi che ci penso, che continuo a rimuginare e aggiungere motivazioni.
  1. la prima, la più ovvia, è che ha fatto caldo, molto caldo, troppo caldo, e liberarmi di tutta la cofana di capelli mi è sembrata da subito un'ottima strategia per sentire meno caldo. (con un grandissimo tempismo sto per tagliarmi i capelli a zero a tre giorni dal ritorno dell'inverno, ma vabbè. ognuno ha i suoi tempi di maturazione)
  2. è un progetto artistico - assolutamente cazzaro e senza vere pretese artistiche. voglio mostrare il passare del tempo, diventare una sorta di clessidra umana. dopo essermeli rasati, non taglierò più i capelli fino a quando il romanzo che ho scritto quest'estate non sarà pubblicato. sarà una misura dell'attesa. il nome del progetto è: #mostronondico, che da un lato riprende la regola base della scrittura creativa "show don't tell" e dall'altro mi ricorda che probabilmente con i capelli a zero sembrerò un mostro (consapevolezza prima di tutto :) )
  3. è una presa di posizione personale. un modo per ricordarmi che non ho bisogno dell'approvazione di nessuno. non ho bisogno di essere femminile e carina per nessuno. non ho bisogno di chiedere il permesso a nessuno. (e probabilmente nemmeno tu)
per passare dal pensiero all'azione, non sapevo se andare da una parrucchiera, se tentare di fare da me col rasoio del matematico (per poi andare da una parrucchiera). ho provato a coinvolgere mia sorella più piccola, ero tentata di chiedere alla mia amica image coach di aiutarmi.
alla fine mi sono infilata nel salone più vicino a casa - lo stesso in cui ero andata l'ultima volta - e ho chiesto i capelli a zero. quasi a zero. la parrucchiera voleva farmi un ciuffo più lungo davanti, ma no.
alla fine non sono proprio a zero ma a 4 millimetri.
quando mi specchio mi sento molto eleven di stranger things, con il triplo degli anni



lunedì 2 settembre 2019

cosa ho fatto - e non fatto - negli ultimi tre mesi

se siete rimasti in italia quest'estate non vi sarà sfuggito che ha fatto caldo. molto caldo. troppo caldo.
a me questo caldo ha tolto la forza di vivere, l'ha prosciugata.

in questi mesi ho:

  • spento il forno: niente più pizze, crostate, biscotti
  • smesso di correre
  • mangiato gelati, merendine, brioche, biscotti, pasticcini... per consolarmi
  • messo su panza: non mi si chiudono più le braghe
  • fallito due colloqui di lavoro
  • ricominciato ad ascoltare audiolibri
  • scritto un romanzo (tra la sala studio della biblioteca e decine di bar in cui ho bevuto decine di caffè e mangiato decine di brioche, biscotti, pasticcini per consolarmi)
  • saputo che molte donne in età fertile che conosco sono incinte
  • trascorso quattro giorni al mare
  • smesso di lavorare da casa
  • deciso di rasarmi i capelli a zero - o quasi