nel giorno di riordino numero 6 ho sistemato il "cassetto dei dolci", buttato un po' di fogli di appunti inutili che tenevo sulla scrivania, fatto il trattamento "cura lavatrice" che rimandavo da mesi e desiderato che anche il matematico inizi il suo percorso di riordino.
il problema del riordino di una casa in cui vivono due persone è che se entrambi erano sciatti e una improvvisamente impazzisce e diventa una marie kondo, l'altro ha il diritto di rimanere sciatto.
non posso pretendere che il matematico svuoti il suo armadio e butti le camicie con i colletti lisi, i jeans logori, i pigiami in cui l'elastico ha ceduto, i calzini bucati, e rimetta tutto a posto.
è una cosa che vorrei tantissimo facesse, perché così non starebbe a rovistare nell'armadio in cerca di un paio di calzini con più tessuto che tallone esposto, in cerca della fascia per correre, in cerca di quella maglietta che chissà dov'è finita, ero convinto fosse in questo cassetto.
e ovviamente potrei prendere in mano la situazione e decidere io per lui cosa tenere, cosa buttare e dove mettere quello che resta. ma il riordino per conto terzi è vietatissimo, proprio perché sistemare le proprie cose è un percorso emotivo, è più una questione personale e interiorie, che una questione di ordine esteriore. per questo non è giusto mettere le mani nelle cose degli altri.
poi certo, oltre ai vestiti ci sarebbe l'armadio della vergogna del matematico da sistemare. ma essendo il mio ancora chiuso nel suo casino, non posso certo pretendere da lui una cosa che io stessa non ho voglia di fare.
Nessun commento:
Posta un commento