sono cresciuta in una famiglia fondata sul risparmio, il valore delle cose, il riciclo.
mia mamma fa la carbonara per 5 persone con un unico uovo.
quando scartavamo i regali non potevamo strappare la carta da regalo, dovevamo staccare piano piano lo scotch e tenere la carta tutta intera, per poterla riutilizzare in futuro.
i tovaglioli di carta usati vengono conservati, nel caso si versi qualcosa sul pavimento e sia necessario asciugare e pulire.
quando faceva i dolci, mia madre metteva sempre meno zucchero e meno uova di quanto indicato nella ricetta. diluisce con il latte le uova sbattute per la frittata per farla sembrare di più.
a casa nostra non c'era cibo che finisse nella pattumiera. tutto il commestibile doveva essere mangiato. prima di arrivare a gatti o alle galline, qualsiasi cosa passava sotto il vaglio di mia madre. ho visto mia madre mangiare cose non avrei dato nemmeno al cane.
(se avete notato l'alternanza passato presente dei tempi verbali, sappiate che è dovuta al fatto che il ricordo di quello che ho vissuto in famiglia e di ciò che accade anche ora a casa dei miei, si mescolano.)
questo vissuto, ovviamente, ha ripercussioni sulla mia percezione del valore delle cose e sui miei comportamenti, che spesso possono sembrare strani o maleducati.
ecco un elenco delle conseguenze più assurde causate dal demone del risparmio acquisito da mia madre:
* in qualsiasi negozio entri, rifiuto ogni borsa o sacchetto per mettere gli acquisti. ho sempre con me una borsa riutilizzabile di stoffa e metto tutto lì. e se la dimentico tengo tutto in mano, piuttosto. il mio incubo peggiore è il sacchetto dei sacchetti: poiché nessun sacchetto può essere buttato, i sacchetti finiscono in un armadio, in un sacchetto più grande che li contiene tutti e che aumenta di volume a dismisura.
* quando compro le banane o un limone o un'arancia non li metto in un sacchetto ma attacco l'adesivo con il prezzo direttamente sulla buccia, sempre per evitare il sacchetto dei sacchetti.
* da quando ho un lettore di ebook non acquisto più libri. il pensiero di tutto lo spazio che occupano e degli alberi che sono stati abbattuti per stamparli mi fa desistere. per lo stesso motivo non esistono edizioni cartacee dei miei ebook autopubblicati.
* non riesco a fare regali ai miei nipoti. non hanno bisogno di nulla. sono sommersi da quantità industriali di giocattoli, libri, vestiti che guardano a malapena. il pensiero di aggiungere anche solo uno spillo alla montagna di inutilità che li circonda mi mette a disagio.
* se qualcuno mi chiede cosa voglio per natale, la risposta è sempre "niente", e non per timidezza o pudore, ma perché non voglio niente, non ho bisogno di niente, e qualsiasi oggetto diventa qualcosa che occupa posto, inquina e in fin dei conti non mi serve. (in questo momento le uniche cose che fanno eccezione sono degli utensili da cucina per accontentare il demone della torta e un garmin nuovo per accontentare il demone della corsa.)
* non partecipo più a concorsi letterari che richiedono copie cartacee dell'opera, né invio copie cartacee dei miei aspiranti romanzi agli editori. penso che sia un inutile spreco di carta.
a pensarci con distacco mi rendo conto che sono comportamenti bizzarri, eppure non riesco a non fare anche molte delle cose che ho criticato per anni a mia madre.
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