come ogni mercoledì vi ricordo che c’è da leggere la mia storia minuscola sul blog bellissimo.
e ora passiamo ad altre questioni.
mi sono iscritta al gruppo fb dedicato a chi ha pubblicato su amazon con kdp. essendo mia intenzione autopubblicare un testo (per curiosità, per capire che numeri girano, per vedere l’effetto che fa) leggere le esperienze degli altri è un’esperienza estremamente interessante.
il gruppo è molto attivo e dinamico, soprattutto alcuni dei suoi membri cercano vetrine e modi per promuovere e promuoversi, singolarmente e/o in gruppo, come autori indipendenti.
questa mattina uno degli appartenenti al gruppo segnalava che il suo testo era disponibile gratuitamente. l’ho quindi prontamente scaricato sul mio kindle e leggendolo mi sono arrabbiata a morte. mi sono arrabbiata perché quelle paginette erano piene di refusi, sciatte, fitte di parole come customizzare, skill, senority, e anche un po’ vacue a dir la verità.
l’autore lamentava il fatto di averne vendute pochissime copie. come sorprendersene?!
3 commenti:
splashboom, stavo per scrivere che è una bella immagine quella di cercare un fiore tra la merda ma il tuo commento non compare qui. lo trovo solo come messaggio di posta in arrivo.
Scusa, pensavo di aver mandato un normalissimo commento, ma si vede che ho sbagliato qualcosa. Non posso ri-postarlo perché non l'ho salvato e io odio riscrivere. Comunque l'immagine del fiore tra la merda non è mia.
allora lo riposto io, dato che non sei stato tu a cancellarlo.
Splashboom ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "kindle direct publishing":
Non dovresti arrabbiarti...guarda che il rapporto tra pubblicazioni autoprodotte e testi di qualità credo sia più o meno pari a manoscritti ricevuti in casa editrice e libri pubblicabili. Ed è ovvio che sia così. L'autore che pubblica, così come l'autore che invia il manoscritto pensano che il loro libro valga e che, se ha difetti, non siano così gravi da pregiudicarne la qualità. Anzi è possibile che il rapporto sia a sfavore del self-publishing: in fondo nelle piattaforme per l'autopubblicazione oltre gli autori che vogliono emergere, ci vanno quelli che con la scrittura giocano e basta e quindi della qualità delle loro opere non gli frega molto e non gliene frega in modo consapevole. Cose belle se ne trovano anche, ma saranno pur sempre cose che per un qualche motivo, sia l'impaginazione, l'editing, la coerenza o altro lasciano pensare avrebbero avuto bisogno di ulteriore attenzione. Soprattutto se sono opere lunghe. Le cose più brevi hanno, in genere, meno problemi. Insomma, se vuoi divertirti leggendo self-publishing devi partire con la consapevolezza di chi cerca un fiore tra la merda. Se ti lasci distrarre dalla puzza rischi grosse delusioni.
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