(il titolo di questo post cita in parte il commento della formica scalza al post precedente)
quando due anni e cinque giorni fa sono approdata a vienna, non l'ho fatto per amore del matematico, lasciando in italia tutto per seguire lui. non ho messo in secondo piano me stessa, i miei sogni, i miei affetti con senso di abnegazione. non mi sono annullata per poter rimanere accanto a lui.
l'ho seguito perché quello che avevo in italia, nel momento in cui lui se ne stava venendo a vienna, mi stava stretto e non mi piaceva e non mi soddisfaceva. (guardandolo poi da qui mi sono resa conto che non era così male, ma questo non c'entra.)
dicevo, insomma, che non mi piace essere pensata come quella al seguito, che non ha un obiettivo proprio, che dove la metti sta.
il mio sogno, da quando avevo 12 o 14 anni, è quello di diventare scrittrice. e non sembra vero neanche a me, ma quel sogno ha preso la forma di un progetto vero e realizzabile, ed è ciò che dà senso e indica la direzione.
2 commenti:
forse il mio commento è stato frainteso. non intendevo dire che sembri "al seguito" (per citare le tue parole) e che dovresti capire quello che vuoi nella vita. Perchè quello che vuoi è chiarissimo, o almeno si legge molto bene dal tuo blog. Intendevo solo dire che a me sembra (e qui parlo per me e comunque in modo generale,quindi forse anche per te), che sia sempre più difficile capire come mettere un passo davanti all'altro, perchè anche se si intravede la meta a lunga distanza, poi è difficile capire con precisione quale sia il percorso migliore per arrivarci, giorno per giorno. Anche se si sta lavorando per arrivare a qualcosa, poi nella quotidianità ci sono tante situazioni che si mettono in mezzo, che cambiano e che non decidiamo noi, e di volta in volta ci si deve adattare e diventa necessario rimodellare il nostro progetto.
Con quella frase probabilmente ho dato voce a un mio difetto, cioè l'idea che programmando tutto per filo e per segno, sia possibile raggiungere prima e meglio una meta.
Non era un attacco, volevo solo condividere questa sensazione di smarrimento. scusami
non l'ho visto come un attacco, non ti devi scusare di niente. non mi era sfuggito l'uso della prima persona singolare! ho usato quella frase come pretesto per togliermi un sassolino nella scarpa che non sei stata tu a mettere, figurati. mi scuso io se sono sembrata "aggressiva" nei tuoi confronti, non volevo proprio!
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