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mercoledì 30 maggio 2012

piove sempre sul bagnato

e finalmente quella pozza di bagnato sono io!
dopo aver vinto la borsa di studio per i workshop di lucca, ora ho anche vinto subway!

il mio racconto "non dirlo a nessuno" ha una copertina azzurropillin bellissima di Alessandra Psacharopulo (che non conosco ma che ringrazio). e la prefazione di OLIVIERO PONTE DI PINO che pure ringrazio discretamente qui.
e quindi niente, da oggi mi trovate nella metro di milano.

venerdì 25 maggio 2012

smile

sono andata dal dentista. uno che mi è stato consigliato e che accetta qualunque tipo di assicurazione sanitaria.
ho preso l'appuntamento lunedì. ne ho chiesto uno di mattina e me l'hanno dato per giovedì.
giovedì mi sono presentata con qualche minuto di anticipo. lo studio era luminoso, pulitissimo, ordinato. a trovargli un difetto direi che faceva troppo caldo.
hanno passato la mia tessera sanitaria austriaca e magnetica in una macchinetta e accertato di non avermi mai avuta come paziente.
mi hanno fatto compilare un foglio con l'elenco delle malattie. mi hanno portata in una stanzetta dove mi hanno fatto una panoramica dei denti. mi hanno fatta accomodare sulla tipica poltrona su cui non vorresti mai sederti, quella con il bicchierino a lato e la cannuccia aspira saliva sempre all'erta.
il dentista mi ha salutata, ha guardato la panoramica che è stata sviluppata in meno di due minuti, mi ha guardata in bocca, ha chiesto una lastra dettagliata su un dente.
sono quindi tornata nella stanzetta.
il dentista ha guardato la lastra dettagliata. detto qualcosa che non ho capito. io ho detto che non ho capito. e lui mi ha spiegato in inglese che era tutto a posto.
prima di andare ho sbirciato la panoramica con i miei denti del giudizio tutti svaccati nelle posizioni più estreme e sono uscita dal dentista tutta sorridente, perché tutto ciò è futuristicamente, fantascientificamente, sorprendentemente gratis!

giovedì 24 maggio 2012

che domanda retorica!

gelateria. esterno. giorno.

un nonno con i due nipotini si siede al tavolo 20.
quando penso che siano pronti per ordinare mi avvicino e chiedo cosa vogliano.
il nonno, indicando il nipotino biondo più basso, dice: per lui tre palline. vaniglia, fragola, nutella.
chiedo se vogliano la panna.
il nonno chiede al bambinetto. vuoi la panna?
e questo, dall'alto dei suoi cinque anni, risponde: "ma certo, che domanda retorica!"

venerdì 18 maggio 2012

tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare

sono sempre stata una teorica, una voyer, una feticista della scrittura.
da quando ho iniziato ad amare i libri, ho deciso che anch'io ne avrei scritti, per suscitare in altri le emozioni che la parola scritta riusciva a darmi.
da subito mi è stato chiaro che scrivere un romanzo degno di essere letto non è roba da ragazzi.
a 14 anni è iniziata la folle corsa al manuale di scrittura creativa perfetto, quello che mi avrebbe permesso di realizzare il sogno. ho cominciato acquistando i fascicoli "scrivere" venduti in allegato al corriere della sera.
dopo tre uscite li ho abbandonati, perché troppo costosi e molto scoraggianti.
a 19 anni ho scritto e inviato a un paio di editori (selezionati dopo aver letto accuratamente "come pubblicare un libro") il mio primo romanzo. una roba immonda, mezza copiata dal mio diario, di cui ovviamente andavo molto orgogliosa.
per la mia tesina di laurea triennale in lettere mi sono letta 50 manuali. ovviamente ne è uscita una tesina orrenda, ma mi ha dato l'occasione per dedicarmi alla mia droga preferita, la teoria della scrittura.
ho pagato fior fior di quattrini per partecipare a corsi di scrittura tenuti in prestigiosissime scuole da prestigiosissimi scrittori-insegnanti.
alcuni sono stati belli e utili, altri una gran perdita di tempo.
da quando ho deciso che da grande avrei scritto sono passati almeno 15 anni, forse 17, e non ho mai cambiato idea.
in tutto questo tempo ho scritto quintali di lettere, email, post di blog, pochi racconti, un paio di romanzi compiuti (seppure illeggibili), e mezza dozzina di romanzi incompiuti.
adesso succede che il mio progetto di romanzo è stato scelto tra altri cento. e io al momento non ho altro che il progetto e le due cartelle e mezza improvvisate al tavolino della gelateria hohermarkt davanti a una coppa di gelato-incentivante ai gusti di vaniglia, vaniglia, banana, fragola, croccolino, cocco (doppia vaniglia perché a hohermarkt la fanno buonissima, e forse avrei dovuto prendere anche doppio croccolino, perché la croccantezza del biscotto, la cremosità del gelato, la densità degli agglomerati di cioccolato sono una cosa imperdibile).
ma torniamo a noi.
il fatto è che tutta 'sta teoria mi ha messo addosso un'ansia da prestazione pazzesca, un "non ce la farò mai" gigantesco.
mi piace più pensarmi a scrivere, immaginarmi scrittrice, fingere di poter un giorno diventare autrice di romanzi che mettermi da sola davanti alla pagina bianca di word, col cursore che pulsa come un cuore, e scrivere un romanzo. è difficile, è come partire da palos e affrontare il mare in tempesta per arrivare in india. in india potresti non arrivarci mai, e non è detto che a toccare terra si arrivi.

mercoledì 16 maggio 2012

vincere alla lotteria

vincere alla lotteria è molto difficile.
i biglietti in circolazione sono molti e il vincitore è uno solo. eppure un sacco di gente ci prova, si dice, se qualcuno deve pur vincere, perché non io?
tutti sanno che molte altre persone faranno lo stesso pensiero, eppure molti ci provano ugualmente.
ecco, io ho giocato alla lotteria e ho vinto.
ricordate, il 7 maggio scrivevo "vorrei essere a lucca, vorrei che mi ci portasse il mio brutto progetto di libro per nulla commerciale, inviato più per scherzo che per convinzione a un concorso fichissimo."
ebbene, il mio brutto progetto di libro mi porterà a lucca per davvero. saremo in dieci dal 18 al 23 giugno. e tesseremo il nostro sogno.

sabato 12 maggio 2012

“la patria di uno scrittore è la sua lingua”

non sono una scrittrice (non ancora, per lo meno), ma dal primo giorno di vita da espatriata mi è stato chiarissimo che ciò che per me è casa è la lingua italiana.
il poter dire, il poter capire, il poter condividere non solo le parole, ma anche la cultura che vi è sottesa.
e ancora più intimo mi è il dialetto friulano, che non è un luogo, ma un tempo e tutto quello che contiene.
è tutta la mia infanzia.
sono i capelli grigi di mia nonna pettinati con i bigodini. è il sapore della polenta gialla cucinata sulla stufa. è l'odore dell'erba appena tagliata e del fieno. è il pelo morbido dei conigli tra le dita. è il merlo indiano che ripeteva "giovanin", è la sensazione di libertà di spingersi sempre più in alto con l'altalena, è il giradischi rosso con cui ascoltavo "questo disco è il mio pensiero d'amooooooooooore per teee, per teeeeeee. ogni volta che lo senti suonaaaaaaaaare, pensa a meee, a meeeeeeee"
è la parola strafaničs, che mi è venuta in mente qualche giorno fa, e che ha aperto in un attimo una voragine su quel tempo perduto.

lunedì 7 maggio 2012

dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore

ci sono un sacco di motivi per cui tra maggio e giugno vorrei essere in italia.
vorrei essere a milano, a guardare il mio racconto viaggiare in metropolitana e poi entrare nelle borse, nelle tasche, tra le pagine dei libri, sui comodini, nelle case della gente (ok, questa è pura utopia, i vincitori verranno annuciati dopo il 20 maggio e difficilmente sarò tra loro, ma sperare non costa niente, no?! se non avete ancora letto il mio racconto finalista a subway, cliccate qui)
vorrei essere a torino, alla fiera del libro, per i libri e per incontrare le persone che con i libri ci lavorano e che grazie ai libri ho conosciuto.
vorrei essere a pietrasanta, ad anteprime, quando gli autori racconteranno quello che stanno scrivendo e che sarà libro, ma non ancora.
vorrei essere a rimini, a maredilibri, per vedere la presentazione di un romanzo per ragazzi che ho letto quando era ancora solo un file, un sogno di pochi kb nei computer della sua autrice, (del quale vi parlerò diffusamente fino alla nausea, non temete. intanto se siete curiosi potete fare mi piace sulla pagina fb dedicata al romanzo, qui).
vorrei essere a lucca, vorrei che mi ci portasse il mio brutto progetto di libro per nulla commerciale, inviato più per scherzo che per convinzione a un concorso fichissimo.
vorrei essere al primo compleanno di giò, che in questo anno ha fatto passi da gigante mentre io ho la sensazione di essere andata avanti a passo di gambero, vorrei guardarlo spegnere l'unica candelina, vedere la sua mamma sorridere e pensare che c'è stato un giorno in cui avevamo quattordici anni, e i figli erano l'ultimo dei nostri pensieri, perché allora i figli eravamo noi.

venerdì 4 maggio 2012

le bugie hanno le gambe corte e mi fanno arrabbiare moltissimo. soprattutto se hanno a che fare con una cosa seria e che amo, cioè i libri.

mentre faccio dello small talk con un tizio appena conosciuto mi capita di dire che ho studiato lettere. al che lui risponde: "allora voglio proprio farti un regalo, ti presto il mio romanzo". gli chiedo che regalo sia se il libro me lo presta solo e lui risponde: "il regalo sarà leggerlo". scettica, indago su quale sia l'editore e chiedo esplicitamente se abbia pubblicato a pagamento. risponde "ma sei matta, no che non ho pubblicato a pagamento! l'editore si chiama pincopallino". dico che ok lo leggerò. ricevo la copia e per prima cosa googlo il nome della casa editrice affiancato dalle parole "editore a pagamento". indovinate un po'? indovinato. l'editore pincopallino è a pagamento e il suo motto è qualcosa tipo che non sono loro a scegliere gli autori ma sono gli autori stessi ad aver scelto loro. il che presuppone nessuna scrematura, nessun interesse a fare dei soldi vendendo dei libri di qualità sui quali hanno deciso di scommettere e quindi di investire dei soldi, ma molto interesse a fare soldi spennando l'autore e coccolando la sua ambizione. e infatti le testimonianze di chi ha avuto contatti con pincopallino editore parlano di acquisto di molte decine di copie al prezzo pieno di copertina. decido comunque di dare una possibilità al libro. e mentre leggo mi monta una rabbia pazzesca. giuseppe, il protagonista, alla quarta riga diventa giusepe, con una p sola, e rimane tale per tutto il resto del libro. tranne nell'aletta. e poi altri refusi, non molti a dir la verità, ma orrendi. tipo il verbo avere senza h dove ci andrebbe, la terza persona singolare dell'indicativo presente del verbo essere declassata a congiunzione, e via così. date le premesse, ovviamente non si salva nemmeno il contenuto: è il riassunto di un romanzo, una sorta di lunga sinossi. non c'è la costruzione di una sola scena in cui accada qualcosa, solo un elenco di fatti, intervallati da pochissimi dialoghi insignificanti. restituisco la copia del libro all'autore conoscente e ovviamente mi chiede che ne pensi. per ore mi ero ripromessa di mentire, di lasciare l'autore a cullare il suo grande ego. poi però è successo il patatrac. perché le bugie non le so dire, e perché l'autore ha iniziato a blaterare cose tipo "sai, un mucchio di gente mi scrive per dire che leggendo era come vedere un film. ha venduto settemila copie". così non ho proprio resistito, e facendo una gran figura di merda, da persona impulsiva ed emotiva, gli ho fatto vedere i refusi, gli ho detto che non sono scema e che è evidente che ha pubblicato a pagamento, che mi sono sentita presa in giro, che in rete non c'è neanche una recensione e che al massimo avrà venduto 50 copie. non gli ho lasciato un secondo di tempo per replicare e me ne sono andata.

mercoledì 2 maggio 2012

il calendario veggente

per natale ho ricevuto in regalo, tra l'altro, un calendario.
essendo la persona che me l'ha regalato a me molto cara, tengo in gran conto questo calendario, al punto che è l'unica cosa appesa alle pareti di casa.
a saper leggere tra le pagine, questo calendario dimostra di saperla molto più lunga di paolo fox e di frate indovino messi insieme.
Gwuzelte Mohnnudeln