è la domanda che separa il prima dal dopo. prima non sei una scrittrice e dopo sì, sei legittimata a definirti tale. la domanda spartiacque è: "ma il tuo libro è autobiografico?".
me l'hanno chiesto per tutti i romanzi che ho scritto e pubblicato. e ho capito che:
A. le persone non sanno cosa significhi autobiografico
B. spesso quella domanda ne nasconde un'altra (anche se non sono sicura di sapere quale).
iniziamo affrontando il punto A e definiamo autobiografico. secondo la treccani autobiografia è la "narrazione della propria vita o di parte di essa, soprattutto come opera letteraria"
la protagonista dell'inventario delle mie stranezze ha undici anni in un tempo contemporaneo, in cui c'è internet e ci sono i cellulari. io ho avuto undici anni nel 1993. quindi, se il romanzo fosse autobiografico, sarebbe ambientato in quell'anno. ma diciamo pure che ho ambientato la mia autobiografia in epoca contemporanea per dissimulare. vi sembra possibile che io nel 1993 abbia ricevuto una diagnosi di autismo? persino oggi è difficile arrivare a una diagnosi del genere, all'epoca credo che nemmeno esistesse. quindi no, l'inventario non è autobiografico.
forse però chi mi ha posto questa domanda pensa che io possa essere la madre della protagonista, e che abbia raccontato la storia di mia figlia. in quel caso il libro più che autobiografico, sarebbe biografico, perché non racconto la mia vita ma quella di una persona che conosco. anche qui, comunque, rientriamo nel genere fantascienza, dato che non ho figli.
e ora veniamo al punto B. cosa voleva sapere davvero la persona che mi ha chiesto se l'inventario (ma anche "maschiaccio e femminuccia" o "aria e altri coccodrilli") è autobiografico? io credo che volesse sapere se sono davvero autistica (se ero davvero un maschiaccio/se sono stata davvero depressa a diciotto-vent'anni), se ho vissuto le cose che ho raccontato, se so di cosa parlo o se in definitiva sono una millantatrice, una ciarlatana, una impostrice.
ricordo molto bene quando ho terminato la lettura del romanzo "la madre di eva", un libro potentissimo che mi ha fatta piangere. il tema trattato è quello della disforia di genere. quando ho scoperto che l'autrice non aveva alcuna esperienza diretta con l'argomento ma si era semplicemente documentata, mi sono sentita tradita. improvvisamente il libro ha perso di valore ai miei occhi "ah, è tutto finto". delusione.
ora, so che è una cosa stupida da pensare. i romanzi sono storie inventate, ne scrivo pure, ho idea di cosa siano. eppure è come se per i libri di cui mi chiedo "è autobiografico?" pretendessi che l'autore non avesse inventato tutto, perché per la mia sensibilità certi argomenti, certe storie, non si devono inventare, per rispetto, per pudore, perché è più giusto che siano raccontate da chi le conosce meglio.
voi che idea vi siete fatti? perché chiedete agli autori se il loro romanzo è autobiografico? e da scrittori? cosa pensate celi quella domanda?
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