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martedì 27 dicembre 2016

lo scoraggiamento

mi sono preparata per quattro mesi a correre la mia maratona personale.
mi sono allenata seriamente, ho affiancato alla corsa esercizi di core stability, mi sono alzata prestissimo al mattino quando faceva troppo caldo, ho immolato sabati e domeniche agli allenamenti lunghi.
poi è successo che l'ultimo lungo prima della maratona è andato male e da lì ho fatto andare tutto peggio.
mi sono convinta che non ce l'avrei mai fatta a correre quei 42195 metri e mi sono aggrappata a qualunque pretesto per smettere di correre:
* il raffreddore,
* la pioggia,
* le poche ore di luce,
* i troppi dolci...
in tre settimane ho buttato alle ortiche il lavoro di mesi: ho detto addio al mio addome piatto e scolpito, ho iniziato a dormire male, il mio intestino si è impigrito.

sabato, dopo tre settimane in cui ho finto che di correre la maratona non mi importasse niente, ho voluto provare l'ebbrezza di correre per un'ora. dopo appena trenta minuti mi sono dovuta fermare per delle dolorosissime fitte a un fianco. e non potete immaginare la frustrazione di dover camminare per cinque xxxxxxissimi chilometri per tornare a casa pensando a tutta la fatica sprecata.
ok, non correvo da venti giorni, ma erano quattro mesi che tutte le settimane facevo un allenamento di almeno due-tre ore, pensavo che un'ora di corsa si potesse dare per scontata.

non so esattamente quale sia la morale di questa storia.
forse che sono bravissima ad auto-sabotarmi,
forse che quando temo di non raggiungere ciò che desidero mi convinco che in fondo non era quello che volevo (tipo la volpe e l'uva),
forse che più che correre la maratona mi piace l'idea di averla corsa, così come dello scrivere mi piace l'aver scritto.

e ora, che le scarpe sono consumate, sono combattuta tra l'acquistarne un nuovo paio o semplicemente buttare il vecchio.

lunedì 26 dicembre 2016

biscotti per tutti

questo Natale, avendo un forno a disposizione, mi sono sbizzarrita e ho regalato biscotti a tutti.
scegliere le ricette, impastare, infornare, sfornare, impacchettare è stato piacevole, divertente, soddisfacente come poche altre cose.

ho fatto biscotti di sei tipi diversi:
* integrali con miele
* con farina di riso e gocce di cioccolato
* alla mandorla
* al cocco e mandorle
* allo yogurt
* al cacao e granella di nocciole.
i miei preferiti erano questi ultimi.
in cambio ho ricevuto così tanta attrezzatura che ora non mi resta che aprire una pasticceria. non vedo l'ora di provare lo stampo per il ciambellone!
il leccapentola è già stato testato.
quasi quasi partecipo ai prossimi casting di bake off.
e ora... dolci in forno!

giovedì 8 dicembre 2016

il demone del risparmio

sono cresciuta in una famiglia fondata sul risparmio, il valore delle cose, il riciclo.
mia mamma fa la carbonara per 5 persone con un unico uovo.
quando scartavamo i regali non potevamo strappare la carta da regalo, dovevamo staccare piano piano lo scotch e tenere la carta tutta intera, per poterla riutilizzare in futuro.
i tovaglioli di carta usati vengono conservati, nel caso si versi qualcosa sul pavimento e sia necessario asciugare e pulire.
quando faceva i dolci, mia madre metteva sempre meno zucchero e meno uova di quanto indicato nella ricetta. diluisce con il latte le uova sbattute per la frittata per farla sembrare di più.
a casa nostra non c'era cibo che finisse nella pattumiera. tutto il commestibile doveva essere mangiato. prima di arrivare a gatti o alle galline, qualsiasi cosa passava sotto il vaglio di mia madre. ho visto mia madre mangiare cose non avrei dato nemmeno al cane.
(se avete notato l'alternanza passato presente dei tempi verbali, sappiate che è dovuta al fatto che il ricordo di quello che ho vissuto in famiglia e di ciò che accade anche ora a casa dei miei, si mescolano.)

questo vissuto, ovviamente, ha ripercussioni sulla mia percezione del valore delle cose e sui miei comportamenti, che spesso possono sembrare strani o maleducati.
ecco un elenco delle conseguenze più assurde causate dal demone del risparmio acquisito da mia madre:
* in qualsiasi negozio entri, rifiuto ogni borsa o sacchetto per mettere gli acquisti. ho sempre con me una borsa riutilizzabile di stoffa e metto tutto lì. e se la dimentico tengo tutto in mano, piuttosto. il mio incubo peggiore è il sacchetto dei sacchetti: poiché nessun sacchetto può essere buttato, i sacchetti finiscono in un armadio, in un sacchetto più grande che li contiene tutti e che aumenta di volume a dismisura.
* quando compro le banane o un limone o un'arancia non li metto in un sacchetto ma attacco l'adesivo con il prezzo direttamente sulla buccia, sempre per evitare il sacchetto dei sacchetti.
* da quando ho un lettore di ebook non acquisto più libri. il pensiero di tutto lo spazio che occupano e degli alberi che sono stati abbattuti per stamparli mi fa desistere. per lo stesso motivo non esistono edizioni cartacee dei miei ebook autopubblicati.
* non riesco a fare regali ai miei nipoti. non hanno bisogno di nulla. sono sommersi da quantità industriali di giocattoli, libri, vestiti che guardano a malapena. il pensiero di aggiungere anche solo uno spillo alla montagna di inutilità che li circonda mi mette a disagio.
* se qualcuno mi chiede cosa voglio per natale, la risposta è sempre "niente", e non per timidezza o pudore, ma perché non voglio niente, non ho bisogno di niente, e qualsiasi oggetto diventa qualcosa che occupa posto, inquina e in fin dei conti non mi serve. (in questo momento le uniche cose che fanno eccezione sono degli utensili da cucina per accontentare il demone della torta e un garmin nuovo per accontentare il demone della corsa.)
* non partecipo più a concorsi letterari che richiedono copie cartacee dell'opera, né invio copie cartacee dei miei aspiranti romanzi agli editori. penso che sia un inutile spreco di carta.

a pensarci con distacco mi rendo conto che sono comportamenti bizzarri, eppure non riesco a non fare anche molte delle cose che ho criticato per anni a mia madre.