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venerdì 29 luglio 2016

lettera E

 “Perché devi essere sempre così estrema?” mi hai chiesto. Ma più che una domanda, o una domanda retorica, sembrava un'accusa, un insulto. L'hai detto come avresti detto: “Sei così fuori luogo/inopportuna/sgradevole.” Come se essere estrema fosse un difetto imperdonabile, motivo di imbarazzo.
Ho cercato sul vocabolario il significato della parola estremo e sul dizionario etimologico anche la sua origine. Volevo avere la certezza che essere estremo è una cosa bella, nonostante te, nonostante i tuoi giudizi lapidari e impietosi.
E allora forse per te sono estrema come l'estrema unzione e l'ora estrema. Sono gesto estremo ed estremo saluto. Ma se fossi così estrema dovrei essere morta.
Per te sono il male estremo, per cui servono estremi rimedi, sono quella che passa da un estremo all'altro, che vede solo il bianco o il nero, impossibile da seguire. Quella senza un filo logico.
Invece io mi sento sport estremo, che emoziona e porta al limite. Ma anche estremo difensore, quello che ha la responsabilità di salvare tutti. Mi sento affascinante e meravigliosa come l'estremo oriente.
Perché in fondo, io sono l'aggettivo estremo, e l'aggettivo in sé non è né bene né male. Potrei essere gioia estrema ed estremo piacere, desiderio estremo. L'aggettivo non fa altro che amplificare le qualità del sostantivo che ha accanto. E se tu sei il mio sostantivo è con te che devi prendertela. Se sei uno schifo, con me sarai soltanto uno schifo estremo. Sei sei un bastardo, avrò accanto un estremo bastardo.
Ma io voglio essere estrema bellezza, estrema sensualità, estrema grazia, estrema simpatia ed estrema intelligenza. Ed è con una risata estrema, di quelle che tolgono in fiato, che fanno venire mal di pancia e lacrime agli occhi che ti ringrazio per avermi portato a questa consapevolezza e ti saluto.

Farò l'aggettivo accanto a un sostantivo che mi renda estremamente bella.


In Busta Chiusa n. 5 un progetto di Cartaresistente 
Lettera E di Silvia Pillin 
Illustrazioni di Davide Lorenzon

giovedì 28 luglio 2016

l'arsenale

sotto al lavandino del nuovo appartamento abbiamo trovato un vero e proprio deposito di armi chimiche: 22 flaconi di detersivi. VENTIDUE!
3 bottiglie di ammoniaca, di cui due ancora sigillate e una quasi piena
2 bottiglie di candeggina ACE, una da cinque litri e una da un litro
1 prodotto per il parquet
1 detersivo per pavimenti
1 bottiglia di alcool denaturato
3 diversi prodotti per il bagno
2 viacal, uno con il diffusore a spruzzo e uno no
2 anitra wc, di cui uno di sottomarca
2 detersivi per la lana
1 prodotto per far brillare l'acciaio
1 spruzzino per i vetri
1 chanteclair sgrassatore
1 liquido cura lavastovoglie
e altra roba che ora non mi sovviene.
ora, è vero che non sono una perfetta donna di casa, per usare un eufemismo, ma spero di non usare tutti quei prodotti nemmeno nell'intero arco della mia vita, non perché voglia una casa sporca, ma perché penso a quanto inquinino tutti quegli agenti chimici.
e mi viene un dubbio: non è che quella è la dotazione normale di ogni massaia?
e se così fosse, a che diavolo servono tre bottiglie di ammoniaca?

mercoledì 20 luglio 2016

9 problemi della mia nuova vita

quando cambi casa, città e nazione la quotidianità diventa un campo minato e tutto quello che prima era scontato, improvvisamente si trasforma in un problema.
ecco i miei attuali problemi:

1. il nuovo posto per correre è un parco che ha un circuito di circa 800 metri. oggi in 40 minuti ho fatto 10 giri. per me, che ero abituata a correre non meno di un'ora per volta lungo il magnifico danubio è un trauma non indifferente.

2. buttare le immondizie è un'impresa. nella zona in cui abito è previsto il ritiro dei rifiuti porta a porta secondo un calendario prestabilito. in teoria il nostro condominio dovrebbe aver predisposto una stanza per la raccolta. in pratica, nonostante abbia setacciato le cantine in lungo e in largo, non sono stata capace di trovare i bidoni. la buona notizia è che ho ritirato allo sportello dedicato tutti i sacchetti (nero per l'indifferenziato, giallo per la carta, blu per la plastica, bianco per l'umido)

3. quando arrivo nella mia via non mi accorgo di aver già superato il portone di casa.

4. quando esco di casa devo assicurarmi di avere con me la cartina se voglio essere certa di tornare indietro.

5. non riesco ad aprire la porta di casa né ad accendere le luci. ogni volta che infilo la chiave nella porta d'ingresso mi sento uno scassinatore, e ogni volta che con la mano tasto gli interruttori non so quali luci sto accendendo o spegnendo. comunque è un grande progresso: il primo giorno ho infilato la chiave nella toppa dell'appartamento della vicina, che terrorizzata ha chiesto chi fosse.

6. ho dei normali fornelli a gas, 4. dopo aver usato per 6 anni due piastre a induzione sono riuscita a bruciare un pentolino al secondo utilizzo: ho messo al minimo la fiamma invece di spegnerla.

7. i prodotti al supermercato sono tantissimi e sconosciuti, fare la spesa richiede il triplo del tempo, sia perché non so dove siano le cose di cui ho bisogno, sia perché una volta trovate impiego interi minuti a confrontare prezzi, marche ed etichette.

8. non ho internet in casa. verranno ad attivarci la linea tra una decina di giorni. per collegarmi devo andare in biblioteca.

9. hanno montato il box doccia nuovo e una cornetta vecchia che spara acqua da tutte le parti come in quella vecchia pubblicità della zucchetti.


martedì 19 luglio 2016

l'appartamento meno imperfetto

poiché l'appartamento perfetto non esiste, io e il matematico abbiamo scelto il meno imperfetto, più per sfinimento che per reale convinzione.
l'abbiamo visto lunedì della settimana scorsa, venerdì abbiamo firmato il contratto e sabato ci abbiamo portato parte delle nostre cose.
l'appartamento meno imperfetto è a meno di mille passi dalla biblioteca, ha la doccia invece della vasca, ha un materasso matrimoniale invece di due singoli, ha un posto auto invece che nessun posto auto, ha l'aria condizionata, l'aspirapolvere, un divano fighissimo.
l'appartamento meno imperfetto è più piccolo dell'appartamento perfetto e, cosa assai più grave, ha nel salotto il lampadario più "impegnativo"* del mondo: un coso lungo quasi due metri in ferro battuto rosso, verde e giallo, con motivi di foglie e uva che appena abbiamo visto abbiamo pensato contemporaneamente: "questo coso sparisce".
e invece abbiamo comprato la tovaglia plastificata da mettere sul tavolo proprio degli stessi colori del lampadario, perché non abbiamo coraggio di chiedere alla proprietaria di farlo sparire una settimana dopo che l'ha fatto appendere.
l'appartamento meno imperfetto è troppo piccolo e non ha una cantina in cui parcheggiare i lampadari impegnativi, tuttavia nella sua imperfezione ci piace.

* eufemismo per brutto, orrendo, inguardabile, osceno, inaccettabile.

martedì 5 luglio 2016

la residenza klimt

guardando gli annunci online, avevo trovato il mio appartamento preferito: posizione perfetta, terrazzo, bagno fico con doccia, camera matrimoniale stupenda, classe energetica A (praticamente un unicorno).
l'unico neo sembrava essere il fatto che la cucina aveva i pensili rossi.
lo so che la cosa avrebbe dovuto allarmarmi, ma se devo cedere su qualcosa, pensavo, cederò sul colore dei pensili.
quando siamo arrivati davanti a quella che abbiamo scoperto chiamarsi "residenza klimt" ho pensato che sì, quella sarebbe stata la nostra nuova casa (se vieni da vienna e la tua vita è stata permeata per sei anni da klimt in tutti i luoghi in tutti i laghi, quello non può che essere un segno smaccato del fato che ti sta indicando chiaramente la strada).
una volta entrati nel palazzo ecco un altro segno: una colonna in stile klimtiano, tutta dorata. ho salito le scale gongolando, certa che saremmo usciti di lì con la netta intenzione di firmare il contratto.
invece l'appartamento di 58 metri quadrati era così suddiviso: terrazze (due) 30 metri quadrati, bagno 10 metri quadrati, scarpiera 8 metri quadrati, camera 5 metri quadrati, cucina 5 metri quadrati.
questa irrazionale gestione degli spazi ci ha fatto desistere dato che avremmo dovuto adibire la scarpiera a libreria e comunque non ci sarebbe stato posto nemmeno per una microscopica scrivania, a meno di non collocarla sul terrazzo.
e insomma, avrei dovuto dar retta ai pensili rossi.

lunedì 4 luglio 2016

l'algoritmo

cercare casa, come traslocare, è una rottura di scatole immensa, soprattutto se mentre cerchi casa sei tornato a stare dai tuoi genitori, e tua madre nelle prime 24 ore è riuscita a mettere la maglietta della corsa, marcia di sudore, tra i vestiti puliti di tua sorella.

l'appartamento ideale ha una superficie tra i 60 e gli 80 metri quadrati, è arredato (ma non con mobili dell'ottocento stile impero), è situato tra l'università e il centro città, ha il garage, una classe energetica uguale o superiore a D, non è al piano terra né all'ultimo piano; terrazzo e cantina non sono necessari ma costituiscono un plus.
l'appartamento ideale non esiste. la maggior parte degli appartamenti ha classe energetica F o G, se hanno classe energetica alta non sono arredati, o sono di 150 metri quadri. se sono in un'ottima posizione sono arredati in modo pessimo. se sono perfetti sono dall'altra parte della città.
per capire quale degli appartamenti è più adatto alle nostre esigenze, io torno sempre sullo stesso sito, e resto imbambolata a guardare le foto dello stesso annuncio di un appartamento che mi piace moltissimo ma che è in una pessima zona e non ci abiteremo mai.
il matematico, invece, affronta la questione con il piglio scientifico che lo contraddistingue. ha creato un file excel e studiato l'algoritmo che attribuisce ad ogni appartamento un punteggio che sarà più alto per l'appartamento che racchiude in sé il maggior numero di caratteristiche positive.
insomma, facciamo che io sono quella che telefonerà per fissare gli appuntamenti e vedere gli appartamenti.