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domenica 26 aprile 2015

un miglio nei miei mocassini


è un periodo faticoso. al lavoro è ancora il massimo della disperazione, e io sto lavorando da dieci giorni consecutivi senza giorni liberi. (sì, è arrivata la primavera anche qui, il sole splende e tutti vogliono il massimo del gelato.)
quindi a lavoro corro su e giù come una pazza, e sarebbe tutto più facile se potessi farlo con delle scarpe comode. 
le prime scarpe acquistate appositamente si sono rivelate comodissime, hanno solo un difetto: mi fanno puzzare i piedi in modo pestilenziale.
ho quindi comprato, per ovviare a quell'inconveniente, un paio di adidas che sembrano fatte di legno e cartone tanto sono dure e mi fanno male ai piedi.
ieri sera, disperata, mentre io e il matematico aspettavamo la metro, gli ho chiesto di fare cambio di scarpe in modo che me le sfondasse un po' (sì, abbiamo entrambi il 42, solo che io sono alta un metro e 67 e lui un metro e 83).
non so se la sua passeggiata nelle mie scarpe abbia fatto effetto, oggi ho ripiegato sulle calzature comode e puzzone.

giovedì 23 aprile 2015

perfetta

nella gelateria dove lavoro, al banco, a riempire coni e coppette, c'è il signor feta, un vecchio rincoglionito con 35 anni di esperienza nel settore.
quando il capo lo chiama, urlando da una parte all'altra "HERR FETTA" io capisco perfetta.
perfetta, invece di spatolare il gelato e pulire la sua postazione, resta fino a fine turno con le braccia conserte.
così, ieri, quando se n'è andato, non avendo di meglio da fare, mi sono messa a sistemare il casino che aveva lasciato (pur non avendo 35 anni di esperienza nel settore, era chiaro che aveva lasciato una merda). ovviamente non è un lavoro che mi compete, né lo so fare tanto bene, ma sicuramente il gelato spatolato da me avrebbe avuto un aspetto migliore del gelato non spatolato che aveva lasciato lui.
quando è uscito dallo spogliatoio e mi ha vista al banco, il signor perfetta è venuto lì e mi ha detto "non si fa così, guarda come si fa" e io gli ho risposto "se può mostrarmi come si fa, potrebbe anche farlo". (il sottotesto era, stronzo del cazzo, invece di ringraziarmi che faccio il tuo lavoro vieni pure a farmi la lezione?! ma vaffanculo, va'.)

giovedì 16 aprile 2015

tre incaute a vienna


















(da sinistra a destra: mia madre, mia zia, l'amica)

le tre incaute hanno un'età compresa tra i 60 e gli 80 anni e girano per vienna con la leggerezza e l'inconsapevolezza di tre ragazzine delle elementari in gita.
le tre incaute dopo le iniziali difficoltà, che mi hanno fatto temere di doverle andare a recuperare a klosteneuburg, hanno capito come funziona la metro e con le mie indicazioni a prova di idiota sono riuscite a girare senza perdesi troppo e persino a tornare a casa.
le tre incaute forse, alla fine, sarebbero riuscite a raggiungere la stazione e a prendere il treno giusto da sole, ma per sicurezza ce le ho accompagnate io.

domenica 12 aprile 2015

il potere del pollice opponibile

quando mi sono messa a cercare lavoro a vienna ho optato per un lavoro non qualificato, alla portata di tutti: la cameriera.
a giudicare dalla gente che vedo sfilare in questi giorni al massimo della disperazione fare la cameriera è un lavoro difficilissimo.
la tizia che dovrebbe essermi d'aiuto:

non sa i numeri: se sull'ordine (che viene preso con un computerino e stampato - quindi non c'è nessun problema di interpretazione di grafie) c'è scritto un espresso macchiato al tavolo 22, lei porta il caffè al tavolo 24, dove le dicono che non lo volevano. quindi lo riporta indietro e dice al capo che io ho sbagliato a prendere l'ordinazione. (nel frattempo il caffè si raffredda e arriva al tavolo giusto quando ormai fa schifo.)

non sa leggere: se sull'ordine c'è scritto tre palline con la panna, lei porta tre palline senza panna (il fatto che siano senza panna non è colpa sua, ma distrazione di chi prepara gli ordini. ma porca miseria... guarda!). in ogni caso ci sarebbe ancora possibilità di redenzione se una volta arrivata al tavolo tornasse indietro e farsela mettere su indicazione del cliente. invece no, se ne frega. e sono io quella che deve andare dentro e fuori.

non vede: se porta un bicchiere di caffelatte alto venti centimetri, sul piattino mette un cucchiaino da espresso lungo sette centimetri. 

non ce la fa: se le faccio vedere come chiudere con catena e lucchetto i tavoli, la sera. lei riesce a chiuderli nell'unico modo in cui sarà possibile per chiunque portarsi via le sedie.

non è dotata di pollice opponibile: per portare i vassoi bisogna puntare il pollice sulla parte superiore e tenere le altre dita sotto, a supporto. lei non ce la fa. motivo per cui porta un vassoio alla volta, quando il minimo sindacale sarebbe tre. però almeno la mancanza di pollice opponibile spiega la totale assenza di qualsiati tipo di intelligenza.

venerdì 10 aprile 2015

le tre incaute

mia cugina aveva organizzato tutto al motto di: "non ti preoccupare me ne occupo io".
la cosa fin dall'inizio era in odore di fregatura, ma a febbraio... aprile sembrava lontanissimo.
mia cugina, mia zia e i miei genitori sarebbero venuti a vienna per qualche giorno.
trovavo a dir poco sorprendente che mio padre, che difficilmente esce dai confini del suo giardino e che raramente esce dai confini del comune, avesse accettato di varcare persino il confine nazionale, tuttavia avevo creduto nel gran potere persuasivo di mia cugina.
a una settimana dall'arrivo ecco che l'odore di fregatura si fa così forte da diventare una fregatura vera: mio padre non verrà, mia cugina nemmeno. al loro posto una fantomatica amica di cui si vocifera sappia un po' di tedesco. una delle due camere d'albergo, che era stata inizialmente prenotata, è stata disdetta e mia madre dormirà nel letto matrimoniale con me.
quindi martedì, alle sette del mattino, mia madre, mia zia, e l'amica arriveranno a vienna con un treno notturno.
ieri mia cugina, quella del "non ti preoccupare me ne occupo io", mi ha chiesto se posso andare a prendere in stazione "le tre incaute".

mercoledì 8 aprile 2015

un inequivocabile segno del mio fascino irresistibile

oggi, a lavoro, è arrivato un tizio a fare un colloquio.
il capo me lo presenta e io allungo la mano per stringere quella di alexander, l'aspirante nuovo collega.
lui prende la mia mano e invece di lasciarla dopo pochi istanti - come avrebbe fatto qualsiasi persona sana di mente - fa una specie di inchino e mi bacia la mano, appoggiando le labbra umide di saliva.
mi riprendo la mano, e con la discrezione che mi contraddistingue strofino il dorso sui jeans in modo plateale. mi allontano di due passi e faccio una faccia schifatissima.
il capo, che ha visto tutto, è rimasto sconvolto quanto me.
è andato in cucina e si è messo a camminare su e giù borbottando tra sé: er ist deppat. (questo è fuori)
quando alexander se n'è andato, mi ha salutata chiamandomi per nome.

sabato 4 aprile 2015

on tour

martedì il matematico è tornato dalla tappa statunitense del tour carico di jet lag e vestiti sporchi.
e mentre su vienna, il primo di aprile, cadeva la neve, io e il matematico ci affannavamo alla disperata ricerca di sandali, repellente per gli insetti, pantaloni corti e magliette da mettere nella valigia successiva per affrontare i 38 gradi di singapore.
giovedì abbiamo festeggiato la pasqua mangiando il tradizionale (e inquietantissimo) dolce a forma di agnello.
ieri, venerdì, se ne è ripartito per la terza tappa del "Generic I0 World Tour" che riprenderà prossimamente con una tappa inglese e una tedesca