quando mi sono messa a cercare lavoro a vienna ho optato per un lavoro non qualificato, alla portata di tutti: la cameriera.
a giudicare dalla gente che vedo sfilare in questi giorni al massimo della disperazione fare la cameriera è un lavoro difficilissimo.
la tizia che dovrebbe essermi d'aiuto:
non sa i numeri: se sull'ordine (che viene preso con un computerino e stampato - quindi non c'è nessun problema di interpretazione di grafie) c'è scritto un espresso macchiato al tavolo 22, lei porta il caffè al tavolo 24, dove le dicono che non lo volevano. quindi lo riporta indietro e dice al capo che io ho sbagliato a prendere l'ordinazione. (nel frattempo il caffè si raffredda e arriva al tavolo giusto quando ormai fa schifo.)
non sa leggere: se sull'ordine c'è scritto tre palline con la panna, lei porta tre palline senza panna (il fatto che siano senza panna non è colpa sua, ma distrazione di chi prepara gli ordini. ma porca miseria... guarda!). in ogni caso ci sarebbe ancora possibilità di redenzione se una volta arrivata al tavolo tornasse indietro e farsela mettere su indicazione del cliente. invece no, se ne frega. e sono io quella che deve andare dentro e fuori.
non vede: se porta un bicchiere di caffelatte alto venti centimetri, sul piattino mette un cucchiaino da espresso lungo sette centimetri.
non ce la fa: se le faccio vedere come chiudere con catena e lucchetto i tavoli, la sera. lei riesce a chiuderli nell'unico modo in cui sarà possibile per chiunque portarsi via le sedie.
non è dotata di pollice opponibile: per portare i vassoi bisogna puntare il pollice sulla parte superiore e tenere le altre dita sotto, a supporto. lei non ce la fa. motivo per cui porta un vassoio alla volta, quando il minimo sindacale sarebbe tre. però almeno la mancanza di pollice opponibile spiega la totale assenza di qualsiati tipo di intelligenza.
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