odio tutte le ricorrenze. dal compleanno mio (e degli altri) in giù, (e in su).
tuttavia trovo l'hashtag di elena stacanelli un modo abbastanza sopportabile di superare l'ennesima ricorrrenza. per cui
anche quest'anno non mi sono iscritta in palestra
anche quest'anno non ho scritto un romanzo decente
anche quest'anno ho scritto sul blog
anche quest'anno ho comprato magliette azzurropillin tutte uguali
anche quest'anno non sono andata in vacanza
anche quest'anno ho letto meno dell'anno precedente
anche quest'anno non ho mai preso in mano un ferro da stiro
anche quest'anno ho odiato l'inverno e il freddo e la pioggia e il cielo grigio
anche quest'anno non ho letto il cacciatore di aquiloni
anche quest'anno ho letto, scritto e parlato pochissimo tedesco
anche quest'anno ho guardato il bagno di casa mia, lercio, e ho pensato che mia madre sarebbe inorridita
anche quest'anno non ho sentito il ticchettio dell'orologio biologico
anche quest'anno ho fatto cazzate, e pianto, senza rimpiangere le cazzate fatte.
anche quest'anno ho detto al matematico che dovevamo lasciarci
anche quest'anno ho sempre scritto perché con l'accento giusto
anche quest'anno mi sono arrabbiata per ogni perchè
anche quest'anno ho passato molto più tempo su internet che nella vita
anche quest'anno ho comprato libri che non ho ancora letto
anche quest'anno ho creduto che avrei scritto un romanzo bellissimo
anche quest'anno mi sono persa a vienna
anche quest'anno ho preso in considerazione il suicidio come unica via percorribile
anche quest'anno non ho bevuto né fumato
anche quest'anno non mi sono messa in costume
anche quest'anno ho scritto email torrenziali più utili di una psicoterapia
anche quest'anno sono stata io, sono stata me
e voi? che anche quest'anno avete? (anche se ormai era l'anno scorso)
contatti
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martedì 31 dicembre 2013
sabato 28 dicembre 2013
epic fail
volevo i capelli azzurropillin.
mi sembrava una tappa obbligata del percorso verso il diventare un colore, il mio colore. cioè... azzurropillin.
sono quindi andata dalla parrucchiera con quel preciso intento.
sfortunatamente la mia parrucchiera, pur essendo stata istruita sul colore desiderato, ha pensato che un colore simile andasse bene lo stesso. che l'obiettivo fosse avere in testa un colore eccentrico qualunque. quando ho visto la tintura ho subito detto che era "troppo verde". ma lei ha detto di non guardare la confezione.
alla fine dopo due ore di bruciante decolorazione e mezz'ora con la tintura troppo verde sono diventata non azzurropillin, né blu, ma color lamù.
che di per sé non è un brutto colore. ma non è il colore che volevo avere in testa. e non ha nessun senso che io l'abbia in testa e sono molto triste. perché sono scema senza essere azzurropillin.
mi sembrava una tappa obbligata del percorso verso il diventare un colore, il mio colore. cioè... azzurropillin.
sono quindi andata dalla parrucchiera con quel preciso intento.
sfortunatamente la mia parrucchiera, pur essendo stata istruita sul colore desiderato, ha pensato che un colore simile andasse bene lo stesso. che l'obiettivo fosse avere in testa un colore eccentrico qualunque. quando ho visto la tintura ho subito detto che era "troppo verde". ma lei ha detto di non guardare la confezione.
alla fine dopo due ore di bruciante decolorazione e mezz'ora con la tintura troppo verde sono diventata non azzurropillin, né blu, ma color lamù.
che di per sé non è un brutto colore. ma non è il colore che volevo avere in testa. e non ha nessun senso che io l'abbia in testa e sono molto triste. perché sono scema senza essere azzurropillin.
domenica 22 dicembre 2013
il lato positivo (del natale - in italia - con i tuoi)
è la totale deresponsabilizzazione. non sì è più adulti ma figli. e...
la biancheria si lava, si stende e ritorna nel cassetto da sola.
il frigo si riempie in autonomia.
i cibi si cucinano e compongono in ottime pietanze come al ristorante.
la tavola si apparecchia e si sparecchia per conto suo.
i piatti si lavano da sé e da sé ritornano nella credenza.
le massime preoccupazioni sono respirare, lavarsi, vestirsi.
e trovare la ricetta di un dolce da preparare per il pranzo di natale.
la biancheria si lava, si stende e ritorna nel cassetto da sola.
il frigo si riempie in autonomia.
i cibi si cucinano e compongono in ottime pietanze come al ristorante.
la tavola si apparecchia e si sparecchia per conto suo.
i piatti si lavano da sé e da sé ritornano nella credenza.
le massime preoccupazioni sono respirare, lavarsi, vestirsi.
e trovare la ricetta di un dolce da preparare per il pranzo di natale.
domenica 8 dicembre 2013
a matita
e poi arriva un giorno in cui ti dici: da oggi è tutto diverso.
da oggi sono a dieta.
da oggi vado a correre tutti i giorni.
da oggi non mangio più dolci.
da oggi scrivo 5.000 battute al giorno.
da oggi non fumo più.
da oggi non bevo più alcolici.
da oggi non compro più vestiti/gioielli/libri/giocattolini tecnologici (a seconda di quale sia il settore merceologico che ci prosciuga le finanze)
sono giorni drastici, in cui l'inevitabilità di quella decisione ci sembra lampante. una necessità. un modo per salvarsi, per mettersi al riparo da se stessi.
sono giorni in cui tracciamo una linea.
eppure, per quanto quella decisione sia necessaria, è difficilissimo mantenerle fede. viene da dire, sarà poi così grave se la dieta la inizio domani? se mangio quest'unico cioccolatino? se do fondo a questa bottiglia di vino già iniziata? se chiedo a un passante una sigaretta?
ci sono giorni in cui tracciamo una linea. ed è una linea tracciata a matita. basterebbe nulla per cancellarla, per lasciar perdere, per rimandare a domani, per tornare indietro e far finta di niente, che non siano poi così gravi quei chili in più, quella tosse fastidiosa, quel fegato ingrossato, quel conto in rosso.
è difficile, difficilissimo, prendere sul serio quella linea. così sottile.
eppure è l'unico modo per salvarsi da se stessi.
da oggi sono a dieta.
da oggi vado a correre tutti i giorni.
da oggi non mangio più dolci.
da oggi scrivo 5.000 battute al giorno.
da oggi non fumo più.
da oggi non bevo più alcolici.
da oggi non compro più vestiti/gioielli/libri/giocattolini tecnologici (a seconda di quale sia il settore merceologico che ci prosciuga le finanze)
sono giorni drastici, in cui l'inevitabilità di quella decisione ci sembra lampante. una necessità. un modo per salvarsi, per mettersi al riparo da se stessi.
sono giorni in cui tracciamo una linea.
eppure, per quanto quella decisione sia necessaria, è difficilissimo mantenerle fede. viene da dire, sarà poi così grave se la dieta la inizio domani? se mangio quest'unico cioccolatino? se do fondo a questa bottiglia di vino già iniziata? se chiedo a un passante una sigaretta?
ci sono giorni in cui tracciamo una linea. ed è una linea tracciata a matita. basterebbe nulla per cancellarla, per lasciar perdere, per rimandare a domani, per tornare indietro e far finta di niente, che non siano poi così gravi quei chili in più, quella tosse fastidiosa, quel fegato ingrossato, quel conto in rosso.
è difficile, difficilissimo, prendere sul serio quella linea. così sottile.
eppure è l'unico modo per salvarsi da se stessi.
martedì 3 dicembre 2013
capelli bianchi
non ho mai avuto un buon rapporto con i miei capelli bianchi.
appena ne avvistavo uno mi premuravo a isolarlo e a strapparlo.
e quello che ho scoperto, passando intere mezz'ore davanti allo specchio del bagno, è che i capelli bianchi non sono come gli altri. hanno una consistenza diversa, sembrano fili di nylon trasparenti che una volta lasciati cadere sul lavandino si mimetizzano completamente nel suo bianco.
ora i capelli bianchi sono diventati così numerosi, e così oscenamente visibili, che non è più possibile strapparli. (anche perché spesso, insieme al capello incriminato, vengono sacrificati anche degli altri capelli innocenti)
quello che non capisco è perché in testa agli altri mi sembrino perfettamente normali e accettabili e sulla mia no.
ma me ne farò una ragione, spero.
appena ne avvistavo uno mi premuravo a isolarlo e a strapparlo.
e quello che ho scoperto, passando intere mezz'ore davanti allo specchio del bagno, è che i capelli bianchi non sono come gli altri. hanno una consistenza diversa, sembrano fili di nylon trasparenti che una volta lasciati cadere sul lavandino si mimetizzano completamente nel suo bianco.
ora i capelli bianchi sono diventati così numerosi, e così oscenamente visibili, che non è più possibile strapparli. (anche perché spesso, insieme al capello incriminato, vengono sacrificati anche degli altri capelli innocenti)
quello che non capisco è perché in testa agli altri mi sembrino perfettamente normali e accettabili e sulla mia no.
ma me ne farò una ragione, spero.