questo week end è stato dedicato alla correzione intensiva di una bozza.
correggere bozze è un po' come essere pagati per leggere, ma non proprio.
è incredibile quanti dubbi possano sorgere: gilè o gilé? effigie o effige? profferire o proferire?
mentre correggo bozze ho la sensazione che tutte le certezze sull'ortografia, la sintassi, la grammatica, il lessico, accumulate in anni di scuola e di lettura, svaniscano improvvisamente.
poi ci sono le norme redazionali da seguire: il nome di una testata giornalistica va in corsivo? in tondo? tra virgolette? e le parole riportate all'interno di un dialogo?
quello che mi piace davvero, del correggere le bozze, è il senso di responsabilità, sapere che la cura e l'attenzione che riverso su quelle pagine, permetteranno al lettore di avere tra le mani un libro più piacevole da leggere, depurato da fastidiosi refusi, antipatiche ripetizioni, pesantissimi avverbi in "-mente".
e poi mi diverte tagliare le righe (operazione necessaria per ragioni di impaginazione). mi ha dato molta soddisfazione poter liberare pagina 163 da questa frase "non poteva combattere le sue battaglie al posto suo" e pagina 45 da questa metafora "come calici colmi di schiumante champagne".
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