da quando ho dato le dimissioni il 4 febbraio, la cosa che mi è stata detta più di tutto è: sei stata coraggiosa.
io mi sono detta impulsiva, scema, troppo esigente, immatura, infantile. di tutti gli aggettivi che avrei scelto, coraggiosa non era contemplato.
alla fine ho le spalle coperte, il mio stipendietto nel bilancio familiare contava pochissimo, non devo pagare un mutuo, non ho figli da mantenere, ho dei risparmi con cui finanziare i miei sfizi e i miei progetti.in nessun modo aver rinunciato al mio lavoro (e quindi ai soldi) ha modificato o modificherà nel medio periodo il mio stile di vita.
in queste settimane, però, credo di aver capito che quel coraggio forse non aveva tanto a che fare con i soldi cui avevo deciso di rinunciare, come superficialmente pensavo, quanto piuttosto con il fatto che restare disoccupata mette in discussione la propria identità e il proprio posto nel mondo.
siamo abituati a identificarci nel nostro lavoro. “chi sei” ha molto a che fare con “cosa fai”.
adesso non sono niente, non ho un ruolo produttivo preciso, non sono nemmeno madre. a cosa mai servirò?
ecco, credo che in questo senso ci voglia una buona dose di coraggio nello smettere dopo anni di essere una che si occupa di pubblicità online e scegliere di diventare qualcos'altro e costruirsi una nuova identità.
non so chi sono, non so cosa sto facendo, non so cosa farò da grande ma so cosa non voglio essere e cosa non sono più disposta a fare. basterà?
Nessun commento:
Posta un commento
in questo blog sono graditi i commenti che vorresti ricevere tu stesso/a.