un anno fa mi trovavo in un limbo, ero in attesa di sapere se einaudi ragazzi avrebbe accettato di pubblicare “l'inventario delle mie stranezze”, (spoiler alert: sì, ha accettato) e stavo cercando disperatamente l'idea per un nuovo libro.
ci sono scrittori/scrittrici che hanno molte più idee di quante possano concretizzare, io no. non so mai se o quando arriverà un'idea buona per un libro.
a novembre ero così disperata al pensiero che non avrei mai più scritto nulla che ho iniziato a frequentare il corso “scrivere per ragazzi” della scuola holden.
il corso prometteva che entro la fine di gennaio avremmo avuto tra le mani un progetto di libro, ed era proprio quello di cui avevo bisogno.
ho passato il mese di
dicembre a convincermi che avrei scritto un libro per ragazzi a tema
minimalismo: due sorelle, una frugale e una malata di shopping...
a gennaio ho acquistato
l'ebook “i can run”. era in offerta del mese su amazon e io ero
diventata tutt'uno col divano. volevo ricominciare a correre. dentro
quel libro c'era un'intervista a Kathrine Switzer, la prima donna a
correre una maratona come atleta registrata nel 1967. Boooom.
ho ripreso a correre ascoltando ore di podcast e di interviste alla Switzer, che è ancora bella arzilla e a settant'anni suonati corre e porta avanti l'associazione no-profit 261 fearless eccetera eccetera.
ho letto la sua autobiografia “marathon woman” e ho deciso che la sua storia era troppo bella e potente per restare lì.
le sorelle minimaliste sono state velocemente dimenticate e a fine aprile non solo riuscivo di nuovo a correre per un'ora consecutiva, ma avevo finito il mio nuovo romanzo: “un miglio al giorno – storia della prima maratoneta”.
in questi mesi “un miglio al giorno” è stato rifiutato da una mezza dozzina di editori. sto aspettando ancora qualche risposta. se nessuno si dirà interessato entro aprile 2022 ho deciso che lo autopubblicherò.
Ecco un piccolo estratto dal libro di corsa:
Mio padre si liscia la barba e dice: - No, tesoro, sono sicuro che non vuoi diventare una cheerleader, sono così stupidine.
Non ha tutti i torti, le cheerleader hanno l'aria di non avere un cervello, ma sono sicura che essere una di loro mi aprirebbe le porte per la popolarità, lo dice anche Helen, mi farebbe sembrare carina e interessante. Potrei fare il tifo per John insieme alle altre, sarebbe più facile avere delle amiche, avvicinare i ragazzi.
- Non voglio saperti a gironzolare attorno agli armadietti in attesa dei ragazzi - dice mia madre, guardandomi da sopra le lenti degli occhiali da lettura.
- E poi - aggiunge mio padre - non dovresti stare in disparte a fare il tifo per gli altri, gli altri dovrebbero fare il tifo per te. Ti piace correre, sei un'atleta in gamba.
I complimenti di mio padre sono sempre una carezza gradita. Resto in silenzio, sperando che continui.
- La vita è fatta per essere protagonisti, non spettatori. La tua scuola ha una squadra femminile di hockey. Dovresti farne parte, essere una leader.
- Ma non ho la più pallida idea di come si gioca a hockey, non mi faranno mai entrare nella squadra - protesto.
- È facile, basta che ti alleni. Corri un miglio ogni giorno e in autunno sarai pronta per la stagione dell'hockey.
- Un miglio? - urlo. Mio padre è impazzito. Un miglio è lunghissimo, sono uno virgola sei chilometri, un'immensità, tipo la distanza da qui alla luna. Correre un miglio, per quanto ne so, è come scalare l'Everest.
- Guarda, ti spiego come fare - prende un foglio di carta e una penna, disegna un rettangolo (casa nostra) e poi un rettangolo esterno più grande. - Il nostro giardino misura quaranta per ottanta, quanto fa il perimetro?
- Duecentoquaranta metri - rispondo, impiegando più tempo di quanto vorrei.
- Quindi per fare un miglio ti basta fare il giro della casa per sette volte.
- È tantissimo.
- Puoi cominciare subito. Basta che esci dalla porta. Inizia piano, col tempo migliorerai. Ti assicuro che correndo un miglio al giorno per tutta l'estate, in autunno sarai ammessa nella squadra di hockey.
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