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venerdì 23 luglio 2021

riflessioni confuse su vita, lettura, scrittura, libri

il momento in cui un mio libro esce ha sempre un impatto emotivo molto forte su di me. vengo travolta da un misto di sconcerto, gratitudine, disperazione, euforia difficili da gestire.
poi viene il crollo, il post-event blues, ne parlavo lo scorso anno dopo l'uscita di "maschiaccio e femminuccia". quest'anno mi ero illusa di essere preparata: stesso editore, stesso periodo dell'anno, stessa frenesia da creazione di contenuti (post, reel, podcast, annunci sponsorizzati, segnalibri, interviste, follia). invece no.

comunque, anche quest'anno è andata. ho fatto il possibile, dal sei luglio "l'inventario delle mie stranezze" è vostro, e tutto è definitivamente fuori dal mio controllo. non posso decidere chi può o deve leggere o non leggere il mio libro, quando lo deve comprare o dove, come lo deve recensire e su che piattaforme, quanto lo deve consigliare e con che parole e a chi, quale messaggio deve portare con sé.
sì, sono una maniaca del controllo. e vivo per questo in un'ansia perenne. lucky me.

ma non era di questo che volevo parlare. ho fatto questa introduzione per giustificare almeno in parte il fatto che da due settimane non scrivo sul blog. 

quello che volevo dire è che per me la scrittura è sempre una questione molto personale. tutte le mie storie hanno radici che affondano nella mia vita e nella mia esperienza. anche questo blog è così. tutto quello che scrivo è ombelicale, egoriferito, autoreferenziale. ha a che fare con il mio modo di percepire il mondo, viene filtrato dalla mia esperienza e ingigantito attraverso la lente che è il mio sguardo unico su cose, persone, situazioni. e pur scrivendo sempre e solo di me, in modo più o meno filtrato dalla finzione, l'ambizione è sempre quella che dalla mia esperienza personale gli altri possano trarre qualcosa di universale, valido per loro.

"nel segno dell'anguilla" e "i pesci non esistono" (i due libri che vedete nell'immagine qui sopra) sono proprio così. sono due libri meravigliosi che partono dal rapporto di chi scrive con il padre, passano attraverso la scienza - la sua fallibilità - e arrivano al senso della vita. non sono romanzi, non sono saggi, non sono biografie né autobiografie. appartengono a un genere tutto loro, un ibrido che a qualcuno farà storcere il naso e che io trovo meraviglioso.
credo che questi autori, come me, usino la scrittura come l'unico strumento possibile per comprendere la vita, la loro e quella su questo pianeta.
non so se riuscirò mai a scrivere dei libri così belli, interessanti, profondi, personali e allo stesso tempo universali, ma è l'obiettivo che mi prefiggo sempre quando scrivo.

lunedì 5 luglio 2021

l'inventario delle mie stranezze - il titolo




anni fa avevo trovato al supermercato un libro dal titolo "nato in un giorno azzurro". l'ho comprato d'impulso. ed era perfetto per me, che mi sento azzurra e voglio diventare un colore. raccontava la storia di un ragazzo asperger.
 
credo che "l'inventario delle mie stranezze" sia il titolo più riuscito tra quelli dei miei romanzi. 
per molto tempo il manoscritto ha avuto dei titoli stupidi e sbagliati, quando ho iniziato credendo di scrivere un libro sulla pasticceria si chiamava "la torta di nonna", poi si è chiamato "asperger e torta di mele". (quando leggerete il libro non vi sarà difficile trovare tra le pagine la convinzione che dovesse essere un libro sulla pasticceria.)
per un lungo periodo il titolo provvisorio è stato "sono strana e allora".
solo alla fine del libro ho capito cosa avevo scritto e ho trovato quello che è diventato il titolo definitivo.
penso che "l'inventario delle mie stranezze" sintetizzi in sé due aspetti cardine delle persone nello spettro: la tendenza a catalogare, sistematizzare, schematizzare e la perenne sensazione di essere diversi, alieni, di avere qualcosa che non va, qualcosa di probabilmente sbagliato che agli occhi degli altri - i neurotipici - viene percepito nel migliore dei casi come strano, eccentrico.
spero che questo titolo abbia il potere di attirare a sé i lettori giusti, di fare da calamita per tutte le ragazze, i ragazzi e in generale le persone che hanno bisogno di riconoscersi in Agata e Paolo (per gli amici spettro).

giovedì 1 luglio 2021

l'inventario delle mie stranezze - l'editing


ho un processo di scrittura molto controllato. mi capita raramente di scrivere in preda all'ispirazione, all'estasi creativa, di getto, in uno stato di flow.

l'unica scena dell'inventario che ho scritto in questo modo entusiasmante finiva così: 


Per entrare in classe busso. La campanella è suonata da dieci minuti e il professore di arte non sarà contento di questo mio ritardo. Invece molto gentilmente dice: – Benvenuta signorina Lumi, grazie per degnarci della sua presenza.

– Prego, – rispondo.

E tutta la classe scoppia in una risata rumorosa.

– Non farei la spiritosa, se fossi in lei, – dice.

Mi dirigo in silenzio e a testa bassa verso il mio posto, ma il professore mi ferma con un: – Signorina, è per caso nata in barca?

– N-no... perché?

Lo scroscio di risate è ancora più assordante del primo. La tentazione di coprirmi le orecchie con le mani è fortissima, ma mi limito a stringere i pugni nelle tasche dei jeans.

– Chiuda la porta e vada a sedersi.

Ubbidisco, ma sono confusa: non volevo essere spiritosa, perché si sono messi tutti a ridere? E cosa c’entrava la barca?


ero così entusiasta di questo brano che l'ho persino letto ad alta voce al matematico. che non legge niente di mio a parte la lista della spesa, ma mi sentivo così orgogliosa che ho voluto renderlo parte del mio genio.

quando ho visto le revisioni a questo brano non sapevo se ridere o piangere: accanto a "nata in barca" c'era scritto "il modo di dire non è poi così famoso, forse sarebbe meglio aggiungere una battuta di dialogo o eliminare il riferimento".



il che mi ha insegnato almeno due cose:

  1. l'ispirazione è sopravvalutata
  2. mai fidarsi di quello che si scrive in uno stato di estasi