quando ho iniziato a scrivere "l'inventario delle mie stranezze" era gennaio del 2020 ed ero certa che avrei scritto un libro sulla pasticceria. c'erano una nonna e una nipote e tante ricette di dolci.
ho passato mesi a fare scalette, sinossi, schede dei personaggi. ho anche scritto qualche pagina. eppure sentivo che la storia girava a vuoto, non mi convinceva.
poi, verso maggio, la svolta! non volevo scrivere un libro sulla pasticceria, ma uno sull'autismo.
il seme era stato gettato nel 2016, quando il mio fidanzato matematico mi aveva detto: "ma se tu fossi asperger?". aveva letto un articolo su come l'asperger femminile fosse sotto-diagnosticato perché le femmine hanno maggiori capacità mimetiche e già da piccole imparano a nascondere i tratti autistici imitando gli altri (masking). nelle caratteristiche che venivano elencate come tipiche dall'articolo, aveva mi aveva riconosciuta.
sul momento avevo minimizzato e scacciato la domanda con un gesto della mano. "ma va, figurati".
poi, però, ho iniziato a leggere, informarmi, iscrivermi a gruppi facebook sul tema. ho mollato la psicologa che mi seguiva perché mi aveva detto "lei, asperger? non è possibile, ha un buon contatto visivo", e ne ho scelta una specializzata in autismo. e mentre cercavo risposte per me, ho accumulato una quantità enorme di conoscenze, storie, vissuti, informazioni.
per me scrivere è sempre stato un modo per sistematizzare e rielaborare un argomento che mi sta a cuore. ho scritto "l'inventario delle mie stranezze" per rispondere alla domanda "ma se tu fossi asperger?".
ci sono voluti cinque anni per raccogliere informazioni, consapevolezza, testimonianze, parole. non l'ho fatto pensando che alla fine ne avrei scritto un libro, ma l'ho fatto con tutta la cura e l'attenzione possibili.
so che non è un libro perfetto, ma spero che sia un buon libro.
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