Mio padre ha sempre riparato tutto. Non abbiamo mai avuto bisogno di chiamare un idraulico, un elettricista, un caldaista. Se si rompeva qualcosa in casa, mio padre la aggiustava: lavatrici, trattori, tosaerba, frullatori, ferri da stiro, aspirapolveri, seghe elettriche. Mio padre li apriva, li smontava, ci trafficava dentro e li rimontava, e quel suo trafficare aveva sistemato tutto.
Quand'ero piccola andavamo in giro per le case a riparare le cose degli altri: lui guardava un dado e mi diceva, passami la chiave da 7, ed era quella della misura perfetta.
Nella sua officina c'erano sempre ferri da stiro, aspirapolvere, mixer da cucina aperti sul banco di lavoro. Per un periodo, mia madre ha pagato la sua parrucchiera in phon riparati.
A un certo punto mio padre si era fatto stampare un mazzetto di biglietti da visita. Erano in una scatola trasparente di plastica color grigio scuro. Dentro c'erano questi cartoncini bianchi elegantissimi e, sotto il nome di mio padre, c'era scritto “elettromeccanico bruciatorista”. Non avevo idea di cosa significasse, mio padre era un operaio, quando mi aveva portato nella fabbrica in cui lavorava ero rimasta scioccata. Era immensa, polverosa, piena di macchine opprimenti che emettevano un rumore assordante. Anche gridando a pieni polmoni non sarebbe stato possibile farsi sentire.
Quei biglietti da visita non avevano niente a che fare con le mani tozze, dure, sempre sporche d'olio di mio padre.
Una delle mie più grandi preoccupazioni era cosa avrei fatto una volta uscita di casa se si fosse guastata la caldaia, o se il rubinetto avesse iniziato a perdere acqua.
Andando via di casa ho scoperto che le cose non si rompono così di frequente, che mio padre non è l'unico in grado di aggiustarle anche se per tutta la vita ci ha fatto credere che gli altri elettricisti, idraulici, imbianchini, giardinieri, meccanici fossero degli incapaci.
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