sabato pomeriggio sono andata dai miei genitori.
ho preso una corriera, con tre ragazzi che stavano con le fronti attaccate, a guardare cose sullo stesso cellulare, la mascherina sul mento.
non ho detto niente.
per tutto il viaggio ho ascoltato l'audiolibro di "i bambini perduti". dopo 40 minuti di audiolibro sono scesa, ho percorso a piedi la strada che separa la stazione dalla casa dei miei genitori.
di solito io, le mie sorelle, i nipoti e i cognati facevamo grandi pranzi in cucina. ieri ci siamo trovati in giardino, tutti con la mascherina a coprire naso e bocca, a parte il marine e il teppista plusdotato. tutti a lavarci le mani in continuazione, a disinfettarle con soluzioni alcoliche spremute da boccette di plastica. tutti distanziati, senza abbracci, baci sulle guance, nipotini sulle ginocchia per leggere libri. tutti preoccupati di essere portatori asintomatici del virus. io (e forse anche gli altri) preoccupati in particolar modo per mio padre: sovrappeso, over 65, fumatore, con una perforazione polmonare molto recente che l'ha portato in terapia intensiva non molti mesi fa.
io, sorpresa che mio padre indossasse la mascherina senza protestare. per come lo conosco, mio padre è il tipo di persona che crede che il virus sia meno di un'influenza, che siamo in una dittatura sanitaria, che con le mascherine ci si pulisce il culo e vogliono fare fallire l'italia. e guarda trump. ma forse, rischiare la vita qualche mese fa ha portato un briciolo di buonsenso, forse quello che non hanno potuto le nostre argomentazioni supportate da dati, hanno potuto la fragilità e gli anni che passano.
abbiamo fatto merenda. ho preparato una crostata al cioccolato, con la frolla al mais.
per la frolla:
2 uova
100 gr di zucchero
80 gr di olio di semi di mais
120 gr di farina di mais
120 gr di farina 00
8 gr di lievito
estratto di vaniglia
sono entrata in casa per pesarmi: kg 54.6. la volta precedente kg 55.2. quando correvo kg 53.4.
sono entrata in casa per prendere dalla mia camera di adolescente 6 quaderni. diari di vent'anni fa, in cui cercare la persona che ero, forse per capire chi sono ora, come sono diventata la persona di adesso.
ho portato una crostata al cioccolato perché la ballerina da carillon e il teppista plusdodato mangiano solo dolci al cioccolato. ha funzionato. hanno mangiato anche loro la crostata, hanno fatto il bis. anche mio padre ha fatto il bis.
per la crema:
120 gr di zucchero
35 gr di amido di mais
500 gr di latte
150 gr di cioccolato fondente
40 gr di burro
era da mesi che non preparavo un dolce. non posso più permettermeli perché non corro più, e ora che l'obbligo di mascherina è stato esteso anche all'aperto non camminerò nemmeno più. resterò chiusa in casa, in un lockdown autoimposto che probabilmente non impedirà un nuovo lockdown, perché c'è gente che si concede il lusso di abbracciare il nipotini e pranzare al chiuso senza mascherina, senza distanziamento, senza lavarsi in continuazione le mani. ma io mi ostino a essere il cambiamento che vorrei vedere nel mondo, anche se sarebbe molto più facile e divertente fare il cazzo che mi pare.
sono andata via un'ora dopo essere arrivata, salutando tutti da lontano con la mano, mentre mio padre cuoceva caldarroste sulla griglia. lungo la strada verso la corriera mi sono abbassata la mascherina per respirare, e subito l'ho rialzata, appena ho visto qualcuno venirmi incontro sul marciapiede.
in corriera mi è venuta la nausea. guardavo su google maps quanto mancava e, ingoiando grandi quantità di saliva, mi chiedevo se avrei dovuto chiedere all'autista di farmi scendere a vomitare. mi sono ricordata del sacchetto di carta con le susine che mi aveva appena dato mia madre. ho pensato che se non avessi fatto in tempo a scendere avrei potuto vomitare sulle susine.
alla fine sono riuscita a portarmi la nausea fino a casa. giusto in tempo per guardare i dati aggiornati sul contagio. e vomitare.