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lunedì 7 ottobre 2019
lo spogliatoio
ho sempre trovato gli spogliatoi dei posti deprecabili: per gli odori, per la condivisione forzata di uno spazio ristretto, per il fatto che ti costringono a compiere un gesto privato (come togliersi e mettersi i vestiti) in un luogo che privato non è, per il fatto che ti mettono di fronte - volente o nolente - al diverso grado di pudore di altre persone.
è proprio per il ribrezzo che genera in me lo spogliatoio che non mi sono mai iscritta in palestra, che non ho mai più praticato sport di squadra dopo la fine delle scuole superiori e che evito accuratamente la piscina e le saune.
il corso di antiginnastica che frequento di giovedì, mi ha riportata dentro a uno spogliatoio, dove mi limito a lasciare la giacca e la borsa all'arrivo e a riprendere le suddette cose al termine della lezione. (a fare antiginnastica non si suda per niente, e comunque la scuola è a pochi minuti a piedi da casa)
la lezione scorsa, ho notato che, non essendoci armadietti provvisti di chiave in cui mettere al sicuro le proprie cose, le altre avevano portato con sé la loro borsa, non fidandosi a lasciarla nello spogliatoio. mi sono chiesta se non farei meglio anch'io a imitarle: se qualcuno mi portasse via la borsa sarebbe davvero una scocciatura - rifare i documenti, bloccare le carte, acquistare telefono, portafoglio, borsa nuovi.
poi mi sono detta che non lo farò: lo so che il mondo è un posto popolato anche di persone disoneste, e che esiste la possibilità che qualcuno possa decidere di prendersi la mia borsa, ma preferisco illudermi di stare in un posto in cui questa cosa non succederà.
mercoledì 2 ottobre 2019
il mio animale guida
quand'ero piccola girava per casa un libro sugli uccelli. era stato ricoperto con della plastica verde scuro per cui non ho mai saputo come fosse la copertina. nella me di allora non aveva grande attrattiva. non era un albo illustrato, era un libro molto serio, con tanto testo - probabilmente la descrizione minuziosa delle caratteristiche e abitudini di ciascun volatile.
la cosa davvero interessante di quel volume era che, nella pagina dedicata alla ghiandaia, c'era la piuma azzurra dell'ala di una ghiandaia. una piuma vera, che mio padre, o mio nonno o non so chi, aveva messo dentro al libro, come si fa a volte con i fiori o i quadrifogli.
negli ultimi anni, da quando sono tornata in italia dopo la lunga parentesi viennese, mi capita di vedere questo uccello molto spesso. lo vedo quando vado a correre, soprattutto. lo vedo così spesso che ne sono ossessionata, al punto da aver provato più volte a scrivere un racconto su questa ghiandaia, l'infanzia, quel libro di quand'ero piccola.
non sono mai riuscita a scrivere quel racconto, ma ora, ogni volta che vedo una ghiandaia, non faccio che pensare alla scrittura. al punto che una notte, qualche giorno fa, ho sognato la ghiandaia in persona mi diceva che il nuovo finale che sto pensando per il romanzo è una buona idea.
il fatto che non abbia ancora scritto quel finale, nonostante la benedizione ufficiale, è tutto un altro paio di maniche.