il matematico mi ha trascinata a vedere un documentario di 77 minuti, senza dialoghi, senza musica, in cui si vede della gente che realizza una statua di bronzo in un antico laboratorio artigianale di milano.
ci sono andata perché il matematico me l'aveva presentato come un film (in) italiano premiato alla berlinale.
e sapete cosa? è un documentario bellissimo, incredibilmente avvincente. l'inizio sembra un giallo. ti chiedi: ma che diavolo stanno facendo? cosa succederà?
alla fine c'era il regista in sala, francesco clerici, classe '83. ha raccontato di come abbia fatto tutte le riprese da solo, di come non sapesse nemmeno lui cosa sarebbe successo, di come non abbia mai chiesto agli operai di dire, fare, ripetere, cambiare qualcosa, di come la sua fidanzata martina l'abbia costretto a tagliare il film, che inizialmente durava più di due ore. di come diversi produttori si siano offerti e poi rifiutati di fare il film che voleva lui, senza musica, senza dialoghi, senza alcun artificio.
di come, quando alla berlinale gli hanno chiesto l'indirizzo email del suo ufficio stampa, lui abbia dato un suo altro indirizzo e abbia risposto fingendosi l'ufficio stampa.
uscendo dal cinema ti resta addosso la sensazione che fare statue di bronzo sia un processo pallosissimo e misterioso e la domanda: l'artista che ha solo realizzato lo stampo in cera, può davvero considerarsi l'artista, dato che non era lì nemmeno a guardare quando colavano il bronzo fuso nello stampo?
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