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domenica 6 ottobre 2013

delusion

tornare è sempre difficile, per me.
è tutto uguale e tutto diverso.

il ciottolato, le facciate dei palazzi, le aree verdi, tutto è pulito, ristrutturato, ordinato. un borgo medievale da cartolina, molto più bello e suggestivo di come lo ricordassi.

la cucina e il bagno a casa di nonna mi sembrano minuscoli. eppure ci sono stata solo dieci mesi fa, l'ultima volta. non posso essere cresciuta. non ho più l'età in cui sei mesi si guadagnano dieci centimetri in altezza o due taglie di reggiseno. forse sono ancora la piccola silvia che si arrampicava sulla cassapanca bianca per ascoltare la storia della minestra di sassi?

la mia stanza è immune al passare del tempo. sugli scaffali ci sono libri letti quando frequentavo le superiori, nelle cornici foto di mezza dozzina (una dozzina) di anni fa, nell'armadio vestiti che indossava la me con quindici chili in più. come se invece di iniziare a occupare il mio posto nel mondo con maggiore sicurezza, avessi deciso di sparire, di rintarmi in un angolo. una muta al contrario, ho abbandonato un involucro perché troppo largo, di solito è l'involucro troppo stretto quello che si lascia.

sui volti delle persone vedo i segni del tempo che passa e mi chiedo cosa vedano loro nella mia faccia. io ci vedo i lineamenti di mia madre, che tutti hanno sempre visto in me e che io ho iniziato a scoprire solo ora.

e poi ho un contapassi. ho indotto mia sorella a regalarmi il suo. oggi ho fatto solo 6495 passi. ma sono stati passi belli. passi avvolti di chiacchiere, confidenze, amicizia, affetto.

e poi ho scoperto che delusion non significa delusione, ma delirio.

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