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mercoledì 17 aprile 2013

fiducia o pazzia?

che in italia le cose non vadano bene dal punto di vista economico e delle opportunità di lavoro è risaputo.
ma che un ragazzo poco più che ventenne senza sapere una parola di tedesco e senza avere nessuna competenza specifica si trasferisca a vienna certo di trovare lavoro, è una cosa che mi lascia basita.
così come mi lascia basito il padre di famiglia che vende la casa e si trasferisce a vienna forte di un lavoro stagionale che in autunno lo lascerà senza lavoro, con tre figli da mantenere, senza nessun sussidio e senza che né lui né la moglie sappiano una parola di tedesco.
davvero ci sono più opportunità a vienna per un italiano che non sa il tedesco che per un italiano in italia?
io credo che ci sia una grossa sottovalutazione della questione linguistica.
conoscere la lingua del posto è fondamentale. è il primo, forse l'unico, strumento di integrazione. e nemmeno conoscere la lingua a livello C1 mette al riparo da razzismo e difficoltà quotidiane (dal medico, negli uffici, con l'idraulico...)
e questo vale anche per chi trova un lavoro in cui la lingua comune è l'italiano (per esempio nella cucina di un ristorante) o l'inglese (in qualche multinazionale o ambito di ricerca internazionale)
non sapere il tedesco significa non parlare con il vicino di casa che per questo ti guarderà malissimo, non capire cosa ti dice il cameriere, l'idraulico, il postino, il commesso del supermercato, l'ottico, il medico. significa ghettizzarsi all'interno di un gruppo di altri italiani o di altri stranieri di varia provenienza.
andare a vivere altrove, soprattutto se lo si fa per necessità e non per curiosità, non è una passeggiata. altrove le cose sono diverse, diverso il cibo, il clima, la lingua, le abitudini. sto scrivendo l'ovvio, eppure questa gente che prende e viene qui a vienna credendo di trovare chissà quali opportunità credo non si renda affatto conto di questo ovvio.
lo scriveva don milani che il tuo padrone è tale perché conosce più parole di te.
e il tuo padrone (se mai avrai un padrone) a vienna potrà permettersi di sfruttarti nel peggiore dei modi, proprio per quelle parole in più, che rendono te debole e ricattabile.

3 commenti:

  1. sante parole. direi che l'unico caso in cui non serve (tanto) la lingua del posto è quando si è preparati a svolgere mansioni altamente qualificate, per tutto il resto non c'è via di scampo: la lingua serve!
    ora va tanto di moda in italia riempirsi la bocca con "la fuga all'estero" come unica soluzione, ma molti non sanno di che parlano.
    posso linkare ovunque il tuo post e farne il mio manifesto?
    lfs

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  2. certo, linka pure.
    per essere più chiara l'ho sistemato un po'.

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  3. Concordo in pieno. A Vienna mi sono affrettata a cavarmela con il tedesco, ora mi sforzo di digerire francese e nederlandese (fiammingo), nonostante potrei permettermi di vivere parlando solamente inglese e italiano. Non si può pensare di vivere in un posto solo per il lavoro, isolati da tutto il resto! Non sarebbe umano!

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