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mercoledì 3 settembre 2008

settembre, è tempo di festival letterari.

oggi è iniziato il festivaletteratura di mantova e il 19 inizierà pordenonelegge.
al festivaletteratura ci sono andata come volontaria per due anni consecutivi. a pordenonelegge ci sono andata anche lo scorso anno e quello precedente.
il bello di questi eventi è che rendono le città che li ospitano molto più belle di come sono in realtà.
il brutto è che gli incontri con gli autori sono deludenti. perché gli autori ripetono le stesse cose che hanno detto mille volte in tutte le interviste che hanno rilasciato, in tv e ai giornali. perché il pubblico spesso non fa domande pertinenti o non fa domande o prende la parola per esprimere opinioni non richieste e imbarazzanti.
prendiamo paolo giordano, premio strega 2008 con il romanzo edito da mondadori “la solitudine dei numeri primi”. è stato intervistato per qualunque giornale e rivista e da qualunque emittente televisiva. è stato a "parla con me" da serena dandini, e il tg3 di recente gli ha chiesto qual è il suo libro preferito.
che cosa avrà da dire a mantova e a pordenonelegge che non abbia già detto? anche perché a un certo punto le domande sono limitate. gli chiedi quando ha cominciato a scrivere, come ha fatto a pubblicare per mondadori, cosa o quanto c'è di autobiografico, come mai i suoi personaggi sono così soli e soffrono così tanto, se si aspettava il successo che ha avuto, che effetto gli ha fatto, se sta pensando a un secondo romanzo. poi si entra nel privato/gossip, allora gli chiedi se ha la fidanzata, a chi ha fatto e fa leggere le sue pagine, cosa ne pensano i suoi genitori. poi dato che è laureato in una materia scientifica lo sfotti perché il protagonista del suo romanzo è un matematico e perché la metafora che tiene in piedi il libro c'entra con la matematica ma non è che si capisca molto (e ovviamente l'intervistatore non ci ha mai capito una mazza di matematica e non perderà l'occasione per dirlo/vantarsene).
tutto questo per dire che il rapporto tra lettore e autore dovrebbe rimanere nascosto. non si dovrebbe mai conoscere l'autore di un libro che si ha amato, perché non soddisferà mai le aspettative che ci si è fatti su di lui. perché è una persona come un'altra, e il fatto che le sue pagine abbiano toccato delle corde sensibili in noi non lo rende automaticamente una persona migliore.

2 commenti:

  1. Sacrosanta verità. Poi però ci sono anche autori che invece riempiono il cuore quando li si è conosciuti. Bisogna provare almeno tre volte perché non sia invano e per trovare una bella persona dietro uno scrivano...

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  2. condivido in pienissimo la conclusione di Silvia. una volta ho mandato una mail entusiasta ad un autore torinese che non nominerò per pura bontà d'animo e alla fine non me lo levavo più di torno come una gomma da masticare sotto le scarpe. appena pubblicava due righe o metteva il naso fuori di casa riteneva inevitabile avvertirmi. mah...

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