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domenica 25 novembre 2007

nuovo gioco della domenica

Ho deciso che la domenica copincollerò dei pezzi di vecchi racconti, e frammenti dai miei aborti di romanzo. Ecco il primo:


Quando mia nonna Alda era ancora viva, si andava tutti a casa sua, la mia famiglia e la famiglia di mia zia. E in tutto eravamo dieci. Mia nonna preparava la polenta di farina gialla nel paiolo sulla stufa e la mescolava con un bastone di legno che teneva stretto tra le sue mani tutte indolenzite. Poi, quando la polenta era pronta, la rovesciava sul tagliere rotondo di legno, le dava la forma con un piatto bagnato e poi la tagliava con il filo di nylon, e tutti mangiavamo questa buona polenta di farina gialla con il coniglio in umido. Ed eravamo felici.
A tavola, certe volte mia nonna Alda leggeva qualcuna di quelle lettere che mio nonno le scriveva dalla Francia e si rideva. Si rideva persino sul fatto che mia nonna si era già comprata il loculo da anni, vicino a quello di suo marito Giovanìn. A mia nonna volevamo tutti tanto bene. Era una donna saggia e robusta, aveva l’abitudine di scriversi i proverbi su un foglio, uno dei suoi proverbi preferiti era “l’inizio sarà triste e la fine assai bizzarra”.
Mia nonna diceva sempre che voleva morire a casa sua, perché quella casa l’aveva costruita con Giovanìn impastando la malta con le lacrime.
Mia nonna Alda era molto devota a San Giovanni Bosco. Dietro al calendario di Frate Indovino teneva un santino enorme, e mia cugina la prendeva in giro. Quando è morta mia nonna quel santino enorme se l’è preso mia cugina, anche se è completamente atea.
Mia nonna usava il Kyrò. Un aggeggio che dava delle scosse e negli anni ottanta si pensava che facesse guarire dai dolori. Io mi ero dimenticata del Kyrò, ma qualche mese fa ho letto un libro di Marco Franzoso, e dentro c’era scritto kyrò e a me è tornato in mente il cassetto in cui mia nonna teneva la custodia bianca chiusa con un bottone automatico a pressione, con dentro il kyrò, e mi è sembrato che questo Franzoso mi avesse restituito un pezzo d’infanzia. Allora gli ho mandato un’e-mail per dirgli grazie e lui mi ha pure risposto. Così adesso ho una mail di uno scrittore un po’ famoso e mi sembra che sia un buon porta fortuna.
La mia nonna del Kyrò e della polenta di farina gialla è morta in una mattina che nessuno si aspettava, nella casa che aveva costruito impastando la malta con le lacrime.
Mia nonna l’hanno messa in una bara con sopra tante rose rosse. L’abbiamo tutti accompagnata in quel loculo che si era comprata tanti anni prima vicino a quello del nonno Giovanìn e nessuno rideva più di quel loculo, che tutti credevamo sarebbe rimasto vuoto ancora per un pezzo.

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