bello, difficile, coraggioso, struggente.
cosa cambia è un libro così. non ti fa entrare tanto volentieri tra i segreti delle sue pagine, è come se fosse timido. all'inizio ha un carattere difficile, con tutte quelle dislocazioni a destra e a sinistra, senza nessun dialogo. è un muro con una piccola breccia, e una volta entrati, da quella fessura, si spalanca un mondo.
bello, bello, bello.
e adesso mi verrebbe da chiedere a ferrucci se anche lui, a libro finito, ha avuto la sensazione di non sapere cos'aveva scritto, di non sapere cosa è successo nella realtà e cosa è successo solo nella finzione narrativa, di non sapere cos'aveva scritto davvero e cosa, invece, aveva solo pensato, di scrivere.
mi verrebbe da chiedergli quanto male gli ha fatto, scrivere quelle pagine. quante volte ha avuto la tentazione di abbandonare tutto e quante volte invece, dopo aver scritto un paragrafo, una pagina, ha pensato "amo scrivere, è per questa sensazione che scrivo".
mi verrebbe da dirgli che anch'io ho scritto un libro, un libro brutto, con un personaggio sbagliato, con dei grossi buchi, con un brutto titolo. e che sono contenta che lui, invece, ha scritto un libro bello, bellissimo. difficile, ma bellissimo.
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